Vita, morte e miracoli di Margherita Antoniazzi

450 anni non sono bastati a spegnere la devozione popolare per la "Devota della Costa"
Di questa donna “In odor di Santità”, ne sentii parlare qualche anno fa. Mi trovavo per lavoro proprio nella frazione in cui era nata e vissuta, a Cantiga di Costageminiana, una piccola frazione nel Comune di Bardi. È lì che un’anziana signora del posto mi raccontò, con visibile trasporto emotivo, “Vita, morte e miracoli” di Margherita Antoniazzi, da tutti conosciuta come la “Devota della Costa”.
Margherita nacque nel 1502 da una povera famiglia di contadini e dopo la morte del padre, all’età di 12 anni, fu mandata a servire come guardiana di pecore a Cabianca di Varese Ligure, quindi a Sarizzuola, poco lontano da casa. È da quel momento che iniziò a rimanere impressionata dal grande numero di persone più povere di lei e costrette a vagare alla ricerca di un pezzo di pane. Cominciò così la scelta di offrire in elemosina la maggior parte delle sue provviste, in pratica sottratte al già misero pasto quotidiano. Alcune testimonianze riportano che fu proprio in questo periodo che si manifestarono i primi atteggiamenti mistici e le prime visioni Mariane.

Nel 1524 su Bardi e su tutto il territorio parmense/piacentino si abbatté una tremenda calamità: la peste. Tra le tante vittime vi fu anche la madre di Margherita, e la stessa ragazza ne fu contagiata. Per scelta o per non infettare altre persone si ritirò in una grotta, detta della “Rondinara”, situata sopra un precipizio che sovrastava il torrente Ceno e dove ancora oggi si festeggia la Devota.
Lì ebbe nuovamente la visione della Beata Vergine e di San Rocco, al quale attribuì la grazia della liberazione dal crudele flagello, infatti riuscì a guarire, pur rimanendo zoppicante per tutta la vita. Riacquistata la salute, Margherita lasciò la grotta per andare a visitare la chiesa della Costa, dove, fra lo stupore dei presenti, si manifestò uno dei numerosi miracoli che ancora oggi fanno parte della tradizione e delle leggende di questi luoghi: mentre si trovava in preghiera davanti all’altare, ove era posto un quadro della Vergine Maria, ad un tratto l’effigie della Madonna iniziò a piangere.

Altre mete furono le case degli appestati, pregando per loro iniziarono a migliorare ed in breve tempo a guarire. In segno riconoscenza, per la cifra di quaranta scudi, che le erano stati offerti per gratitudine dai tanti graziati, fece scolpire una statua di San Rocco, ancora oggi presente nella chiesa dell’Annunziata a Costageminiana.
Alla Devota non ricorrevano solo i poveri, ma anche ricchi e potenti. Il conte Agostino Landi si raccomandava alle sue preghiere, la sua signora donna Giovanna la chiamò al capezzale della figlia donna Giulia gravemente inferma, guarita dopo che Margherita l’ebbe benedetta. Prima che i figli dei medesimi conti Landi, Manfredo e Claudio, partissero per la Spagna furono portati in pellegrinaggio alla Costa perché ella li benedicesse.

Sorprendente anche la sua modernità: oltre ad assistere ammalati, orfani e ragazze madri, decise di istituire una comunità religiosa e una scuola gratuita, la prima della montagna e di tutta la Diocesi piacentina, come maestre le monache Maria Bracchi, Angelina Antoniazzi e Domeneghina Ghioni detta la “Tornola” perché proveniente da Tornolo, le quali insegnavano esigue nozioni elementari e di catechismo, oltre ad offrire un frugale pasto, non sempre concesso in famiglia.
Nel 1599, 34 anni dopo la sua morte, le suore del suo monastero, ormai orfane della loro madre, vennero trasferite a Compiano, primo passo verso la completa dissoluzione del gruppo religioso delle “Margheritine”.

Il 21 Maggio 1565 Margherita Antoniazzi, fu Carlo, si è spenta serenamente a Costageminiana. I suoi funerali radunarono una folla mai vista, proveniente da tutte le valli limitrofe. Il 5 gennaio 1618, ad opera del vescovo Claudio Rangoni, iniziò il processo di beatificazione, interrotto a causa della sua morte, venne ripreso dal successore Mons. Giovanni Linati il 19 Agosto del 1620, ma poi inspiegabilmente fermatosi.

La Devota è da secoli vivissima nella memoria della gente della montagna e invocata da molti fedeli, per questo motivo si è costituito nel 1997 un Comitato che si è prefisso di chiedere all'autorità ecclesiastica la riapertura dei processi di beatificazione.
Il Vescovo di Piacenza-Bobbio Luciano Monari ha così riaperto nel 1999 il processo di beatificazione. In questo momento gli atti sono a Roma presso la Congregazione per le cause di beatificazione e nel 2004 c’è stato il riconoscimento del titolo di “Venerabile”.

Sabato 23 maggio il Vescovo Mons. Gianni Ambrosio ha celebrato la messa a Caberra di Costageminiana a ricordo del 450° anniversario dalla scomparsa di Margherita Antoniazzi.
Le celebrazioni sono iniziate il 21 maggio con l’intitolazione alla Devota dell’Aula Magna della scuola media, inoltre è stato presentato il plastico realizzato da Renato Vermi, illustratore piacentino, che rappresenta il complesso monastico di Caberra com’era ai tempi di Margherita. L’opera sarà collocata nel torrione del Castello di Bardi che già ospita una mostra-museo sulla Devota. L’evento è stato promosso dal Comitato “Devota Margherita Antoniazzi” in collaborazione con il Comune di Bardi.
LINK: il sito dedicato alla Devota Link: la casa è ora in vendita

FOTO: la ricorrenza del 23/5/15



1 Commenti
  1. Remo Ponzini

    Confesso che non sapevo nulla di questa suora che dedicò interamente la sua vita al prossimo con straordinaria dedizione e generosità. Una persona rara, che ha trovato nel suo credo religioso la determinazione di cancellare quella forma di egoismo che è insita in ogni animo umano.

    Leggendo la vita di questa splendida persona l'ho associata a Maria Teresa di Calcutta. Può apparire sproporzionato il raffronto ma considerando i tempi in cui vissero (oltre quattro secoli di differenza) ed i luoghi in cui operarono penso che l'intento altruistico fosse similare.

    Indipendentemente dai miracoli che gli si attribuiscono, che mi appaiono credenze popolari, ritengo che la vita esemplare di questa suora meriti i giusti riconoscimenti da parte della Chiesa. Quindi non ci resta che sperare che il ripristino del processo di beatificazione non subisca più interruzioni per donarle una benemerenza ed una visibilità che oltrepassi i confini delle nostre valli.

    Chiudo con una frase celebre che calza alla perfezione con la vita di Suor Margherita Antoniazzi: " Fate che chiunque venga a me se ne vada sentendosi meglio e più felice" (Maria Teresa di Calcutta) .

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