Rosso Belforte

Un'altra storia della nostra campagna, questa volta dedicata al vino
Non c’è nessun cartello a indicare la proprietà di Giuliano e Nadia, solo una stradina sterrata che finisce davanti a casa, tra le vigne e un orto da favola. Sembra di essere alle 5 Terre, ma laggiù, al posto del mare, c’è il torrente Cogena.

Dopo una vita, o meglio quarantaquattro anni a girare da un cantiere all’altro della provincia, Belforte è tornato ad essere la casa di un tempo, il luogo dove trascorrere la pensione, anche se lì si lavora ugualmente e anche tanto, eppure non è un’azienda agricola e tanto meno una cantina, ma si sà la "terra è bassa".
Nei mesi estivi, a dargli man forte, arriva dalla pianura anche la figlia Simona, a richiamarla in appennino è la grande passione per le api.
Sono i nuovi custodi di un pezzo di storia familiare. Insieme si dedicano a tempo pieno all’orto, ma soprattutto alla vigna, qualche ettaro di terreno terrazzato che dal piccolo borgo di Belforte scende giù fino al torrente.

Nicola mi accompagna lassù, a 800 metri dal livello del mare: “Vedrai che posto e che vigneto, so che ti piacerà”. Aveva ragione da vendere.
Passeggiando tra quelle viti rigogliose e ben curate il primo pensiero è andato al nostro passato, a quando il territorio era in gran parte così, coltivato e curato con dovizia.
Una testimonianza reale e diretta sono le visure catastali, che ancora oggi riportano la classificazione “vigneto”. Fino agli anni '60 non c’era proprietà agricola che non avesse una buona parte di terreno coltivato a vigne, poi estirpate perché il vino era più conveniente acquistarlo che farlo. Una dimostrazione tangibile è una cartolina di inizio '900 dove si notato i filari fino nel centro di Borgotaro, in Via Piave (vedi foto allegata).

Ora, con il passare degli anni, i tempi sono nuovamente cambiati, in tante famiglie e in vari agriturismi della Valtaro la tradizione del vino fatto in casa è tornata a essere di primo piano. I vini prodotti oggi a livello artigianale sono senza dubbio migliori di quelli di un tempo, sia dal punto di vista del colore e che della limpidezza.
Giuliano e Nadia raccontano dei tanti problemi derivanti dagli animali selvatici, ma anche di funghi, muffe e parassiti. Le viti che coltivano, tutte reintegrate negli anni ’80, sono di Sangiovese, Merlot, Ciliegiolo, Barbera e Croatina, mentre a bacca bianca Malvasia di Candia, Moscato, Trebbiano e Sauvignon. È veramente incredibile come queste varietà, vocate in ben altre zone, possano essere coltivate nei nostri terreni.
Inevitabile l’assaggio del loro vino, un bianco del 2012, dal profumo intenso e aromatico, tanto da dimostrarsi una vera e piacevole sorpresa. Un vino che conserva una semplicità unica e quella soddisfazione personale nel poter offrire all'amico un buon vino fatto con le proprie mani.

È proprio per questo motivo che ho voluto rendere merito ai nostri due "viticoltori" valtaresi, per aver saputo mantenere viva una vecchia tradizione, quella di produrre il vino per l'autoconsumo, ma anche per la loro opera che assume una vera testimonianza al “Si può fare”, oltre al sostegno a un territorio agricolo abbandonato da mezzo secolo.
Non sottovalutiamo quest'altra possibilità che la nostra Valtaro ci offre, questo ritorno al “tradizionale” può assumere un significato davvero rilevante per le nuove economie locali.
FOTO: vigne in via Piave, inizio '900

FOTO: durante la vendemmia



10 Commenti
  1. Giovanni

    Ma quello che si vede in foto con la polo blu e jeans e occhiali e con l'aria interessata(che sete)...è un enotecnico???

  2. Alessandro

    Una possibilita' da sfruttare, basta guardarsi intorno per vedere l'enorme di quantità di terreni incolti e l'altrettanta gente a spasso

  3. S

    Miele perfetto!
    Il vino non ho avuto il piacere.
    Complimenti.

  4. Dolores

    Oltre alla meraviglia delle meraviglie, ho notato la rosa. Ad ogni inizio filare, viene piantata una rosa che essendo un fiore delicato, se da segno 'di salute', significa che pure la vite sta bene, altrimenti il contrario. Bravo Gigi per il tuo solito lavoro da Certosino e agli amici del Burg.

  5. Michele

    Ciao Gigi. Si può acquistare il loro vino?

  6. Virgy

    Sei un ragazzo fortunato Gigi, scopri e assaggi sapori ormai rari, sapori veri di un passato ormai lontano! Complimenti ai signori di Belforte

  7. Gigi

    Ciao Michele, come ho indicato è una produzione di "autoconsumo".

  8. Remo Ponzini

    Anche questo è un tassello che va ad aggiungersi alle diverse iniziative in atto nelle nostre vallate. Un amore per la terra che si era assopito per svariate cause e che ora cerca di recuperare il tempo perduto. Il cammino è lungo ed irto di difficoltà ma la buona volontà di alcuni (quelli che hanno buone idee da sviluppare). può spronare altri ad imboccare lo stesso percorso.
    Mi auguro un effetto a catena che contagi anche gli indecisi. Le tante frazioni dei nostri comuni, che hanno conosciuto un abbandono quasi totale, devono tornare a vivere una seconda giovinezza. Speriamo che l'esempio di questa coppia ammirevole trovi altri emulatori.


  9. Giliotti Teresa

    Sono una delle sorelle di Nadia (siamo quattro) e ho visto solo ora dopo 5 anni questo post/articolo di cui non sapevo l'esistenza grazie a Nicola che lo ha messo in una nostra chat.
    È molto bello, anche le foto.

    Grazie per esserti soffermato e aver fatto conoscere a tanti altri quell'angolo nascosto delle nostre colline e del nostro passato. In quella casa io come le mie sorelle ci siamo nate e su quei muri a secco e fra quelle "prose" (praticello tra un muro e l'altro) a curare la vite ci abbiamo passato l'infanzia e l'adolescenza e anche se poi come tutti per vivere ci siamo allontanati, rimangono lì le nostre radici tenaci come quelle delle viti piantate sui muri per risparmiare la terra e rimane l'insegnamento che ci ha dato coltivare e allevare animali anche se con tanta fatica, su quei piccoli prati scoscesi.

    Grazie per aver parlato dell'amore per la terra e della caparbia con cui i miei parenti si dedicano come un tempo a cercare ditenerla in vita anche se costa tanta fatica.
    Speriamo che qualcun'atro segua il loro esempio.

    Sarebbe bello rivedere Belforte bello e curato in ogni suo praticello e la vite piantata e curata sui suoi tanti muretti a secco (che stanno cadendo ad uno ad uno) come era quando ero bambina.
    Io ci spero e appena posso torno sempre lì a cercare di recuperare un pezzetto di tempo perduto fin che ne ho ancora un po'.

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