Il Bar Italo
E' una lunga storia quella del bar gestito dalla famiglia Serpagli
Maria Pina mi racconta che prima di essere definito bar (la macchina del caffè non c'era ancora), era una delle osterie-trattorie della Pieve, perlomeno da fine ’800 ai primi decenni del ’900. Un’altra curiosità che mi riferisce è quella che fino agli anni ’60, sopra al bar, al primo piano, c’era una trattoria gestita da "U Regiàn". Un’attività che ebbe molto successo per l’ottimo rapporto qualità-prezzo, dato che per un buon pasto si spendevano 350 Lire, mentre gli altri gestori erano intorno alle 500. Fu senza dubbio uno stimolo, per la concorrenza, ad adeguare il listino e migliorare la qualità della cucina.
Agli inizi degli anni ’60 la trattoria chiuse, ma "da Zabetta" ha continuato e il bar si è ammodernato: macchina del caffè e soprattutto televisore (a quel tempo, i bar si affollavano in serata per assistere ai quiz di Mike Bongiorno).
Poi arrivò il figlio Italo con la moglie Giulia, e con loro la novità del momento: il jukebox. Nell’ampio salone retrostante il bar, a cui si accedeva dalla corte “du Felice”, c'era sempre un gran movimento di giovanotti. Ragazzi e ragazze si davano appuntamento lì per ascoltare musica "a 45 giri" e per mangiare gelati: "Buoni e grandi quanto quelli di Cilàn".
Quella balera improvvisata, particolarmente in voga nel tardo pomeriggio, fino alle prime ombre della sera, era il luogo adatto per incontrarsi e ballare un po’, anche e soprattutto perché al riparo dagli occhi vigili dei genitori. C’era persino chi faceva il “palo” per dare il via libera e uscire in tutta tranquillità! In tal modo, il nostro “Bar Italo” ha addirittura potuto svolgere la funzione di "sensale" di matrimoni: sono infatti una decina le coppie di Bedoniesi che, là dentro, si sono innamorate, per poi fidanzarsi e felicemente sposarsi.
Ha collaborato a questo post:
Congratulazioni aĺla quarta generazione e Buon lavoro. La macchina del caffè promette bene come allora
Alla bella storia raccontata da Maria Pina bisognerebbe però anche aggiungerne un'altra, questa però la racconterò io, e risale a sabato, giorno dell'inaugurazione.
Alle ore 18, a quei tavolini imbanditi di torte salate, dolci e bevande, messe a disposizione degli ospiti intervenuti, si serviva la stessa "Signora" che alle 23, perciò poche ore dopo, ha chiamato i Carabinieri per accertarsi che il volume fosse da "rosario" e che a mezzanotte in punto terminasse la musica, come da permesso concesso.
Quando la coerenza è una dote sconosciuta.
Quanti ricordi mi sovvengono ripensando a questo bar storico che era attiguo alla casa dove abitavo negli anni 50. La vicinanza aveva creato una profonda amicizia personale tra le nostre famiglie e le frequentazioni erano molto fitte e fraterne.
Il buon Italo Serpagli era il classico "compagnone" socievole ed espansivo che dispensava sorrisi a tutti. Io lo chiavavo amichevolmente "sergente" perchè questo era il grado che ricopriva durante il servizio militare.
Poi ci fu il tremendo incidente stradale in cui perse la vita la madre di Eugenia e Luigi che lasciò sgomento l'intero paese. Credo che fosse nel 1974. Nonna Giulia (moglie di Italo) dovette sobbarcarsi la crescita dei due nipoti che erano ancora piccolissimi.
Deve essere stato tremendo dover accettare che due bimbi potessero crescere senza l'apporto della madre. Ma la vita ci costringe a superare anche questi ostacoli incresciosi e ci impone di guardare avanti se vogliamo sopravvivere.
Il nuovo locale è estremamente grazioso, raffinato. Parimenti è molto funzionale, pratico, pregevole sotto ogni aspetto. Eugenia ha avuto l'accortezza di conservare la struttura in ferro delle porte che hanno delle decorazioni di alto pregio artigianale.
In bocca al lupo !!!
Un ringraziamento particolare a Maria Pina che è un serbatoio inesauribile di notizie storiche del nostro paese.
Purtroppo anche questa volta dobbiamo rimarcare le dolenti note segnalate da Gigi. Una signora (???) che, dopo essersi abbuffata gratuitamente al rinfresco, telefona ai carabinieri (che avrebbero ben altro di cui occuparsi), per fare zittire la musica festosa ed imporre il coprifuoco. Ingratitudine ed infingardaggine.
E' sempre la solita ? Penso proprio di si.
Perchè lo fa ? Io ritengo che abbia una sacca piena di bile che quando esplode va ad inquinare tutte le feste estive che rallegrano il paese.
Una vera iattanza insanabile. Una rottura di zebedei sia per la popolazione che per le forze dell'ordine.
Ho dei lontanissimi ricordi di un bar con un elegante arredamento e dei divani, quando d'estate venivo a Bedonia con mio padre era lì una sosta per un caffè e un gelato. Auguri di buon lavoro.
Penso di essere stata una delle sue prime clienti sabato mattina, non potevo mancare, dopo tante tribolazioni, finalmente l'Eugenia ha aperto, una vera soddisfazione x lei!
Penso che la famiglia "Serpagli sia una delle pochissime che da secoli si tramandano la gestione da figlio in figlio. Grazie Gigi sei sempre il portatore della nostra storia locale!
Grazie di aver pubblicato questi bei ricordi, non vedo l'ora di poter venire a trovarvi, spero in Agosto. Un bacio a tutti
In merito alla precisazione fatta da Gigi sulla "signora" che puntualmente ed in ogni occasione festosa chiama i Carabinieri, mi nasce un sospetto... non è che si comporta così perché carente di "materia prima" ?? [ ... omissis ... ]
Già sapevo della bella trovata... Già verso le ore 20 si sapeva già che era stato chiamata la caserma.. Questa è purtroppo la Bedonia dei nostri giorni, c'è chi può e chi non può, ci sono parenti serpenti che non sanno cosa fare per rompere le scatole...
Suvvia inizia l'estate, lasciate divertire chi lo vuol fare, un po' di musica non danneggia nessuno... anzi in questo mondo cosi triste smettiamo di fare i TALEBANI....
S'andava da Italo anche per telefonare. Allora il telefono era una rarità e pochissimi l'avevano in casa. E la cara, e simpaticissima nel parlare con tempi quasi teatrali, Giulia du Ciccutellu veniva spesso ad aiutare mia nonna, quando c'erano da fare troppe asole nelle vesti dei preti. E non bastava l'aiuto fisso della cara Lucetta Taburoni Ferri. Vicino al bar Italo, c'era il negozio (poi passato all'Adua?) della mamma di Gigi Cavalli e la ricordo alta e laboriosa quando metteva a posto le cassette di frutta e verdura. Di fronte c'era la calzoleria della Caterina du Fullettu e il negozio di alimentari e varie della Zabetta, credo sorella di Italo. Un altro parente di Italo era Don Francesco che mi pare fosse anche professore di greco.
Quanti rami dei Serpagli! Che io sappia non sono parente con il mio omonimo, figlio della Giulia. Invece lo sono (ma non per il ramo da cui derivo il cognome, quello dei Ninon) col vecchio col basco in piedi. Era u Giovanettu, fratello di mia nonna Bettina Serpagli Gavaini. Ma non era "u Giuvanettu matu", che non so chi era e che forse non é mai esistito, ma era famoso perché andava a raccogliere vasetti e cianfrusaglie nel Pelpirana. Se raccoglievo qualcosa nel Pelpirana dietro casa, mi sgridavano e mi dicevano "Te diventeree cumme u Giovanettu matu".
Vivissimi auguri di buon successo al rinnovato bar Italo. Peppino Serpagli - Milano
Grazie Gigi per raccontarci queste belle storie di Bedonia e rivivere dei bei ricordi. "Zabetta" era la mamma "Elisabetta" di Italo, di Luigi (che era mio nonno) commerciante di cavalli e maiali, con un negozio di alimentari sopra San Marco, vicino a "Franchi", poi il figlio Don Francesco, Rettore del seminario di Bedonia, Maria che aveva il negozio di fronte al fratello Italo e Irene che viveva col fratello Don Francesco.
Auguriamo ad Eugenia un buon lavoro e che continui con la tradizione dei Serpagli. Congratulazioni Eugenia
Italo, Italo!
Quando ero piccola, per me Italo 'era Bedonia', era novità, era svago! Una tappa fissa: - ne gh'èra vòta che ne se passèiva!
Arrivava col immancabile sorriso e subito dopo la bottiglietta a fiaschettino dell'aranciata S.Pellegrino: MI SENTIVO RICCA!
Ero ancora nel pancione di mia madre quando 'entrai' per la 1° volta nel suo bar, perchè era la sosta preferita per tutti quanti volevano essere accolti con affetto e avere le comodità.
Era infatti permesso 'lassà in consiggna' (deposito) le borse della spesa fatte al mercato e la libertà alle mamme di accudire in libertà i loro piccoli.
Mia madre 'era cresciuta' nel bar di Italo e ricorda ancora quando un giorno degli anni '30, suo padre: il Lino di Scopolo, l'aveva nascosta dietro una tenda del suo bar. Le aveva messo il suo vestito della festa, pettinata con le treccine e un bel 'gàsu' (ciocca) e messo due gocce di acqua di colonia portata dai parenti emigrati in Francia: BELLA LA SUA PICCOLA MARIA!
L'aveva accudita da solo, negli otto mesi di assenza di sua moglie Ida, andata a Genova 'per serva' da un dottore che nel contempo la curava per una forte forma di artriti, dato che la mutua non c'era ancora. Mio nonno voleva farle una sorpresa, ma senza avvisare la piccina che quando spostarono la tenda, si era trovata di fronte una sconosciuta per lei, non riconoscendo la mamma che non vedeva da tanto tempo!
Pianse disperata e non smise di farlo fino a che il sonno 'non la prese', continuava a singhiozzare in silenzio, nel suo parlare ancora stentato: gu dirò cè àra mè màma che l'è a Gèna, che ta'vè a ninèn con culla brùtta dunàcia! (lo dirò alla mia mamma che è a Genova che vai a dormire con quella brutta donnaccia). 'I gàn avùiu i sà santi guài ' (hanno dovuto insistere molto) per convincerla della realtà: il nonno che credeva in una bella sorpresa, non rimase deluso quanto la nonna che sentenziò: - durù o ne durù, na làssu pò (con o senza dolori non la lascio più).
Alcuni anni dopo, fu il nonno ad emigrare temporaneamente come cuoco in Germania e la nonna era andata a Bedonia con la sua piccola cresciutella per farle fare una foto e mandarla al marito in ricordo. L'aveva portata dalla 'pettinatrice' (parrucchiera) che l'aveva pettinata con le treccine e i 'canelòti' (boccoli) e avevano mangiato dalla Zabetta una zuppa con cotolette ed insalata.... e questi ricordi erano destinati a non essere più scordati.
Quando mia madre diciasettenne, si era sposata 'cou Perèn di Pariòti', suo compaesano di 34, fu un grande amore!
Il loro 'viàgiu de nòse' (luna di miele) sarebbe stata a Padova dal Santo (S.Antonio), ma passando dagli amici di Bologna, ma non prima di aver fatto una bella scorta di cipolle al mercato di Bedonia e depositata da Italo, pensando che al loro ritorno, sarebbero 'stà bo-ne' (utili).... E da sempre: Italo e pà pù.... (insostituibile).
Il ricordo di Italo rimarrà per tutti, nei ricordi più belli!
Anni 1950 ( giù di lì ) al bar Italo un cono gelato costava 10 lire da Mellini 15
Bar Italo, è sempre stato molto frequentato; io ricordo negli anni 60 quando si veniva di sabato a Bedonia al mercato e si faceva spesa, a mezzogiorno in attesa della corriera si andava in questo bar di Italo in una grande sala a mangiare pane e mortadella, consumando una bevanda e lì ci si trovava in parecchi paesani