Matilda: la donna che salvò nostro padre

Ci sono storie che quando le scrivi riescono ancora a farsi sentire dopo 74 anni
Aldilà della storia che può raccontare, a Cà Scapini non è rimasto proprio nulla: muri crollati, finestre spalancate, comignoli privi fumo da ormai mezzo secolo. Non c’è nemmeno un cane che abbaia. Solo silenzio. Sopravvivono solo i ricordi, proprio come se il tempo non avesse nessun effetto su di loro. Resta la memoria di chi in quel paese, oggi inghiottito dal bosco, ci è nato, vissuto e, in qualche caso, ci ha combattuto. Sensazioni forti che fanno di questo paese un custode della memoria.
 
L’ultima storia che ci racconta è quella di John Crosthwaite Eyre, un soldato inglese liberato dopo l’8 settembre del 1943 dal campo di concentramento di Fontanellato. John, con altri suoi compagni, lasciò la pianura per rifugiarsi in Appennino e proprio a Scapini trovò ospitalità e protezione. Per tre mesi, la sua nuova “casa”, fu quella di Matilda Franchi in Moruzzi.
Di questa sua inaspettata e fortunata accoglienza, la scrisse in una lettera (in allegato) alla madre il 2 dicembre del '43 prima di partire, a piedi, per la Svizzera: “Non ho mai patito la fame e non ho speso un centesimo per il cibo. Credo che siano le persone più gentili del mondo. Zia Matilda ci ha curato con formidabile coraggio e devozione, ed ora è quasi in lacrime per la nostra partenza. Ha combattuto con il resto del villaggio per tenerci ancora una settimana perché gli altri avevano paura. Nonostante la povertà, ha fatto quanto avrebbe fatto una madre”.
 
Oggi, a distanza di 74 anni, i figli di John, Charles e Felicity, uno venuto dall’Inghilterra, l’altra dallo Zimbabwe, hanno reso omaggio alla tomba di Matilda presso il cimitero di Cereseto e hanno fatto un sopralluogo a Scapini e a ciò che resta di quella casa. Per l’occasione erano presenti nel borgo i nipoti di Matilda, sopraggiunti appositamente per incontrare gli “inglesi”.
C’ero anch’io quel pomeriggio e vedere Charles e Felicity salire quelle scale cadenti, oltrepassare quella porta socchiusa, entrare in ciò che è rimasto della camera da letto del padre, dove ancora s’intravedono le pareti rosa, penso sia stata una delle gioie più belle della vita… chiaramente visibile nei loro occhi e in quel pezzetto di muro dipinto infilato nella tasca di Charles.
 
Tutto ciò è potuto accadere anche grazie alla disponibilità prestata da Ettore Rulli di Compiano Arte Storia, che si è prodigato fin da subito ad accoglierli e organizzare la visita ai luoghi d’interesse, tra cui una cena decisamente speciale presso la Trattoria “Solari” a Cereseto, approntata con lo stesso menù che Matilda preparò a John la sera del 2 Dicembre 1943, prima della sua partenza, particolare riportato in un altro passaggio della lettera: “Ha ucciso due dei suoi ultimi conigli e ci servirà pasta ai funghi e coniglio in umido con polenta”.
Charles, Nicki e la figlia Gemma, Felicity, Cinzia e Paolo Flores (gli amici che hanno fatto le ricerche e che poi sono riusciti a mettere in contatto i due figli con Ettore), soddisfatti e commossi, sono poi ripatiti con una promessa: “Hello zia Matilda, torneremo”.

Ha collaborato a questo post:


FOTO: la visita a Scapini di Compiano e le lettere di John



14 Commenti
  1. Patrizia

    Grazie per averci donato questo pezzo di storia che ha toccato il cuore ❤

  2. Diana

    Matilda donna meravigliosamente amorevole...
    Riesco ad immaginare questo ragazzo impaurito che invece ho trovato il sentimento di accoglienza tra queste mura e in questi boschi. Gran bella storia

  3. Liliana

    Quanta storia in queste case, celata sotto un grembiule di sassi

  4. Dolores

    ...Mi è parso, per un momento, di aver sentito un fruscio tra gli alberi che ricopre quasi "I Scapèn"... con le sue memorie e la vita che non muore. Sembra ancora vivo, nelle sue scale di sasso, nelle sue volte, nelle sue porte diventate finestre e spalancate, come braccia verso il cielo, come sorrisi sdentati... e nella sua cappella vuota...
    Ricordi riflessi per gli inglesi da un padre riconoscente verso una donna dei nostri monti... Matilde... che come una madre ha agito, e come una madre ha pianto.
    Grazie Gigi, come sempre, dei bei sentimenti che fai nascere nella mente e nel cuore...

  5. Marina

    Queste storie fanno bene al cuore, eroi e eroine del quotidiano, dimenticati dai libri di storia, oggi attuali piu'che mai, mi torna in mente la frase evangelica " ero straniero e mi avete accolto...."

  6. Remo Ponzini

    Questo racconto mi ha fatto sovvenire il celebre libro "Cuore" che tutti noi abbiamo letto da bambini. Una serie di narrazioni ad episodi in cui veniva esaltata la bontà d'animo, la generosità, l'altruismo e la solidarietà.

    La sign. Matilda possedeva tutte queste doti e, come sovrapprezzo, ha affrontato anche dei rischi personali che, a quei tempi, avrebbero potuto portarla davanti ad un plotone di esecuzione. Non dimentichiamoci che l'Inghilterra era in guerra contro l'Italia e la Germania anche se da noi stava delineandosi un conflitto civile.

    Mi ha molto sorpreso il fatto che questa "ospitalità", durate tre mesi, non sia giunta a conoscenza del regime di quei tempi. Le "spie" erano disseminate ovunque e la popolazione si guardava con diffidenza, timore, sospetto. Evidentemente la Matilda si sarà comportata con saggezza ma certamente avrà trovato compartecipazione tra i suoi rari compaesani.

    La visita alla tomba di Matilda dei due figli del commilitone salvato è commovente e significativa perchè ci fa comprendere che questo gesto nobile non è finito nel dimenticatoio, ma rimarrà ad imperitura memoria di tutti noi.

  7. Micol

    Come si fa a non piangere, a non commuoversi leggendo queste parole scritte dal cuore ?

    “Non ho mai patito la fame e non ho speso un centesimo per il cibo. Credo che siano le persone più gentili del mondo. Zia Matilda ci ha curato con formidabile coraggio e devozione, ed ora è quasi in lacrime per la nostra partenza. Ha combattuto con il resto del villaggio per tenerci ancora una settimana perché gli altri avevano paura. Nonostante la povertà, ha fatto quanto avrebbe fatto una madre”.

    Grazie ancora una volta Gigi

  8. Donatella Soracchi

    Una storia davvero toccante, di grande umanità, che ho letto con piacere e tanta commozione...
    Grazie per avercela donata!!!

  9. Virgy

    Quanta umanità c'era. Quante storie toccanti in quelle mura diroccate. Dai nostri antenati abbiamo imparato ben poco. Grazie Gigi.

  10. Pia Moro

    Buon giorno Gigi,
    Qui' sono le 8 AM e questa bellissima storia "made my day".....grazie, mi ci voleva in questi tempi di odio e violenza. Non c'e' piu' compassione e amore per il prossimo. Nelle nostre valli sono stati accolti anche molte persone che dovevano sfollare dalle proprie case durante la guerra e mia zia Clotilde di Momarola ha alloggiato una famiglia di Cremona che poi sono rimasti amici per anni.
    Cari saluti da San Francisco

  11. Franca

    Per fortuna un tempo persone straordinarie esistevano, speriamo ci tramandino questi esempi e che cerchiamo di imparare .....mi ricordo che anche la mia mamma bedoniese doc raccontava dell'accoglienza del padre nei confronti di chi aveva bisogno sia per il fronte che no ....nonostante la povertà e nove figli... si condivideva..... impariamo.
    Grazieeeeee che ci sai raccontare bellissimi fatti

  12. Paola Solari

    Gran bella serata davvero ricca di emozioni. Persone straordinarie felici di essere qui!

  13. Fabio

    Fortunatamente veniamo a conoscenza anche a distanza di anni di fatti simili, che sono avvenuti in tanti paesi e frazioni della nostra valle come sicuramente siamo al corrente, senza citarne alcuni per non fare torto ad altri parimenti meritevoli. Comportamenti fuori dal comune, dettati dall'amore e dall'altruismo in tempi difficilissimi e che forse oggi non si riesce a ripetere per diverse motivazioni. Auguriamoci tutti di saper riuscire ad essere altrettanto altruisti, sarebbe il miglior modo per rendere omaggio nel migliore dei modi a tutti i protagonisti di simili accadimenti.

  14. Daniela Sivori

    Domenica scorsa eravamo a Bardi e nel pomeriggio ci hanno indicato la visita al paesello disabitato di Case Scapini e solo oggi trovo questa bellissima e emozionante storia. L'avessi letta prima avrei colto con ancor più emozione la voce e i rumori immaginati di quelle delle case ormai esanimi.

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