Mantovani, il medico dei poveri

Una storia d'altri tempi legata al ritrovamento di un "volume" con 540 firme sottoscritte nel 1950
Le pagine di cui sto per parlare riportano le firme di tanti Bedoniesi: di persone che molti di noi avranno sentito ricordare, ma anche conosciuto direttamente, non esclusi dei parenti anche molto vicini. Si tratta di una sorta di “libro mastro” contenente 540 firme, tutte appartenenti a persone nate, cresciute e morte a Bedonia; tra queste vi ho trovato anche le firme di mio padre e di mio nonno, una sorpresa che mi ha commosso. Sono quindi certo che queste pagine emozioneranno anche voi, soprattutto quelli che avranno la pazienza di leggersele tutte, una dopo l’altra, in cerca dei nomi più cari e più noti (tra cui quella del Maresciallo Michele Sparanero, papà dell'attore Franco Nero).

In pratica, si tratta del risultato di una ben riuscita manifestazione d’affetto: organizzata nel 1950, per tributare al Dott. Riccardo Mantovani, nel trentesimo anniversario della sua attività medica, la stima dell’intero paese; e per invitare poi il Presidente della Repubblica, visti i suoi meriti filantropici, a insignirlo del titolo di “Commendatore”, riconoscimento che gli fu poi effettivamente concesso.
Il volume, realizzato volutamente per l’occasione, è formato da una quarantina di fogli, ognuno con lo stemma del Comune di Bedonia, oltre che da una bellissima pagina iniziale scritta “a pennino” dal suo artefice, l’allora geometra comunale Guglielmo Federici.

Un documento prezioso, in grado di ricostruire un pezzo della nostra storia, che è stato ritrovato, per caso, una trentina di anni fa nel Marazzano: era dentro a una credenza collocata in un pollaio, presso l’abitazione della Maria de Gingìn (Maria Ponzini), in una delle due case che ereditò proprio dalla famiglia Mantovani-Milani poiché fu la loro unica e fidata donna di servizio. “Tienilo tu, almeno so che sarà in buone mani e non andrà perduto”: ora sappiamo che quel patto è stato rispettato, e perciò ringrazio l’attuale possessore, Egidio Bottarelli “da Noceto”, per avermi prestato l’album in modo da poterlo condividere.

Scorrendo uno dopo l’altro i nomi presenti nei fogli, emerge la “Bedonia di una volta”, la realtà di una “Pieve” vissuta prettamente da Bedoniesi. E i cognomi più ricorrenti ne sono la testimonianza tangibile: Serpagli, Moglia, Lagasi, Squeri, Biolzi, Ponzini, Sozzi, Agazzi, Mariani, Lezoli, Silva... Molti di questi cognomi, alcuni accompagnati dal soprannome per distinguersi dagli omonimi, fanno tornare alla mente, senza tanta fatica, parecchi volti amichevoli a cui siamo ancor oggi affezionati e tra questi molti commercianti con le loro botteghe, o anche persone benvolute, di quelle che hanno contribuito a rendere il nostro paese un luogo migliore.

Facciamo però un passo indietro. Il “nostro” Dottor Mantovani nacque a Parma il 24 agosto 1879, e dopo alcuni incarichi a Monchio, Calestano e presso l’Ospedale di Parma, nonché di ufficiale medico sul fronte carsico, giunse a Isola di Compiano nel 1920 come libero professionista. Nel 1924 fu poi chiamato dal Comune di Bedonia a svolgere la funzione di medico condotto e ufficiale sanitario (incarico mantenuto fino al 1952), e la circostanza lo indusse a costruire una villa in stile Liberty in via Roma (vedi foto allegata), in cui abitò però solo pochi anni: infatti, nel 1929 la vendette ai coniugi Teodoro Lusardi e Caterina Molinari (bisnonni di Filippo Dell’Amico), rientrati al paese natio dagli Stati Uniti, allora coinvolti nella grande crisi economica.

Erano gli anni in cui il medico condotto dipendeva dal Comune e prestava assistenza sanitaria gratuita alle persone meno abbienti, a pagamento invece per gli altri cittadini. Questi medici di campagna erano continuamente impegnati, giorno e notte, Natale, Pasqua e Ferragosto, armati di tanta buona volontà e sorretti dalla considerazione costante degli abitanti.
Il dott. Mantovani apparteneva a questa categoria di zelanti servitori e, difatti, nella sua lunga e laboriosa “missione” si mostrò un instancabile assistente a beneficio dei più deboli (come ricordano in molti ancora oggi), tanto da essere chiamato “il Medico dei poveri” e insignito di un “premio alla bontà” nel 1957. Morì a Bedonia il 9 luglio 1965, e le sue esequie si svolsero a carico del Comune. Ora riposa insieme alla moglie Primina Milani nel cimitero bedoniese, mentre una via di Bedonia, ad imperitura memoria, è a lui intitolata.

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L'ELENCO DELLE FIRME DEI BEDONIESI



14 Commenti
  1. Tina Ferrari

    In quelle firme ho ritrovato la "mia Bedonia" e anche la firma del mio papà. Grazie Gigi

  2. Maria Grazia Ponzini

    Bellissimo lavoro ho trovato anche la firma della mia mamma e di tante persone che ricordo con affetto. Grazie

  3. Albino Serpagli

    Era un amico di mia nonna Desolina Maggi Serpagli. Ricordo una ostetrica a caneso per 63 bambini, lei chiedeva il caffè, l'acqua calda e il profumo per la disinfezione

  4. Claudio Agazzi

    Ciao

    Una sorta di certificato di qualità e di origine :)

    Trovato mio nonno Pierino (Pietro Agazzi).

    Claudio Agazzi

  5. Maria Pina Agazzi

    Grazie, bel ricordo. Era piuttosto agnostico e se mia mamma gli diceva: “Per custa tusse sarà u casu de daghe u sciroppu?”… e lui bonariamente, sorridendo, rispondeva in parmigiano: “Farà tant com na benedisiòn”.
    Devo dire che era un bravo medico ed una brava persona. Una frase ricorrente, anche con i miei figli e quella che soleva ripetere mia zia in caso di influenze e raffreddori: “U dutu Mantovani u diseiva ca m'innavarda da curente”.

  6. Remo Ponzini

    "Le benedizioni ecclesiastiche sono come le camomille.... lasciano il tempo che trovano". E' una frase che il dott. Mantovani ripeteva spesso e che io, giovincello, impressi nella mia mente non sapendo se sorridere o considerarla una mezza blasfemia. Ovviamente avrete capito che era ateo al 100%.

    Anche se è mancato da oltre cinquant'anni lo ricordo benissimo sia fisicamente che professionalmente. Era di una cortesia, di una affabilità e di una arguzia incommensurabile. Dialogava con tutti con umiltà senza alcuna supponenza. Le classi sociali per Lui non esistevano: nel senso che trattava i "nobili", i ricchi e gli acculturati alla stessa stregua della persone povere, incolte, analfabetiche.

    Aveva la fama di accorrere immediatamente ad ogni chiamata di aiuto anche senza pretendere prebende. E continuò a farlo anche quando gli fu asportato un polmone (forse per un tumore?). Era caritatevole, altruistico e benevolo nell'accezione più estesa del termine. Io penso che se mai dovesse esistere un Dio lo accoglierebbe tra le sua braccia nonostante la sua miscredenza.

  7. Peppino Serpagli

    Grandissima e stimatissima figura il Dott. Mantovani, che a mio ricordo abitava dove ora c'é l'albergo Biolzi (chiuso) all'inizio della passeggiata di Ri Grande. Dal suo studio si vedeva il prato dove c'era la ghiacciaia (dei Felloni?) e quello dove ora c'é il grande palazzo dell'Anna Maria Serpagli, dove s'andava a sciare con gli slittini (finendo spesso tra le corriere di Carpani!). Probabilmente quando nacqui in casa c'era lui e la levatrice signora Maria, sorella di un'altra levatrice storica di Bedonia, la Leonilla che abitava nella casa dei Felloni e che era madre dell'aviatore Francesco Raffi.
    A mio ricordo il Dott. Mantovani e Mons. Checchi erano considerati a pieno titolo dei benefattori del paese. Specie in anni terribili come quelli della guerra civile tra il 1943 e il 1945.
    Credevo di non riuscire a leggere le firme e invece é una scoperta dopo l'altra: Serpagli Edvige (mia mamma), Gavaini Bettina (mia nonna materna), Lisetta Serpagli ved. Mallero. l'Angiulina du Fredu, a Lidia du Seron, ecc. ecc. Persino un mio omonino, che suppongo essere stato "u Cilan", che aveva la sua gelateria dove poi fu aperto il bar-balera Las Vegas. Forse ci saranno anche le firme di Menelik (paremi Lagasi) e De Pinedo (Cavalli)! E magari anche di qualche signora che si dava delle arie e aveva "u smurbien" e di cui si diceva "a se creida d'esse a regenna Taitù".
    Se le firme potessero parlare, avremmo una Spoon River bedoniese. Grazie Gigi, sei uno dei pochi giovani che ama ricordare la Bedonia d'un tempo e i suoi personaggi migliori. Peppino Serpagli - Milano

  8. Enrico 'Giulio' Serpagli

    Grazie Gigi di aver richiamato alla memoria la figura del dottor Mantovani. Quante volte da ragazzino di 12-13 anni sono andato nel suo studio per un ciclo di iniezioni di calcio. Tutte le volte, quando lo guardavo impaurito mentre preparava la siringa di vetro nella quale infilava un ago che mi sembrava gigantesco, mi diceva "non aver paura, oggi non ti farò male". Che però era inevitabile dato che in quegli anni del dopoguerra 1947-48 non c'erano ancora gli aghi Pic indolor! Nel libro delle firme ho trovato tutta la Bedonia di un tempo, mio padre (Ennio) compreso. Grazie ancora.

  9. Franca Corio

    Bellissimo come sempre. Ritrovato le firme dei miei zii, grazie Gigi.... fatto felice anche la mia grande mamma bedoniese doc

  10. Pia Moro

    Molto commovente... me lo ricordo vagamente ma persona molto ben voluta da tutto il paese. Grazie Gigi con i tuoi scritti mi sento piu’ vicina a voi!!

  11. Claudio M.

    Che bel documento Gigi!
    I miei nonni, i miei genitori e gli zii mi parlavano del Dr. Mntovani, medico delle loro famiglie.
    Emozionante leggere nei fogli, da te salvati, le firme di mio nonno materno Vittorio di Davide e di mio padre Pietro di Lazzaro. Ho sentito tanti episodi che riguardano i miei parenti che hanno avuto come esempio di umanita' e professionalità il Dr. Mantovani, prima della seconda guerra mondiale e durante il conflitto (per tutti, ricordo quello del racconto di mio zio Ivano a cui fu tolta, nel '43/'44 , quando aveva sette o otto anni, una scheggia ormai purulenta dal piede e che fu preso in braccio da un soldato tedesco che lo porto' a casa, ora via mons. Checchi, su invito proprio del Dr. Mantovani, a intervento chirurgico concluso.... Al che mi chiedo: il Dottore parlava anche il tedesco come il mitico Don Paolo Checchi? ).
    Grazie Dr. Mantovani ! Grazie Gigi.
    Claudio M.

  12. Franco Leonardi (Landin)

    Buongiorno Gigi, ringraziandoti per aver ricordato ai posteri un grande Bedoniese, il Dott. Mantovani, che curava la persona facoltosa e il Povero trattandoli in modo uguale, fulgido esempio di carità cristiana, ti ringrazio per avermi emozionato con il ricordo a pag. 31 delle firme di mio nonno paterno: Vittorio Leonardi (landin de Cavignaga) e mio zio Partigiano Livio Leonardi (Pippo). Hai fatto tornare per un attimo la Bedonia di una volta, quando gli abitanti del Paese erano uniti e solidali in tutte le sue pubbliche utilità.

    Un lontano ricordo purtroppo...... Un abbraccio e arrivederci.

  13. Piero Rizzi Bianchi

    Per motivi anagrafici non ho avuto conoscenza diretta del personaggio, ma nella vivida descrizione fatta da Remo Ponzini ci sono tutti gli elementi per comprendere questa notevole manifestazione pubblica. E dico notevole non solo per la quantità dei firmatari, ma anche e soprattutto perché è emerso chiaramente da più voci l'agnosticismo, se non proprio l'ateismo che questo dottore si faceva vanto di praticare in una con le cure mediche: e, in un paese come Bedonia negli anni '20, '30 e '40, mi pare impossibile che su questo punto si potesse comunemente sorvolare con così tanta tranquillità.

    Che cosa dunque spinse così numerosi Pievaschi alla firma, NONOSTANTE l'atteggiamento palesemente irreligioso del bravo dottore? Viene spontaneo pensare alla gratitudine di molti per le cure ricevute, per aver sperimentato sul vivo un'autentica e generosa competenza professionale (questa sì sommamente da ammirarsi). Ma io credo che la vera spiegazione la si trovi, o perlomeno si completi, guardando anche al carattere del Mantovani: una persona dotata di grande simpatia e "savoir faire", grazie ai quali avrà letteralmente "conquistato" la più parte dei Bedoniesi, compresi vari preti, il rettore del Seminario, la superiora delle suore e persone che più di chiesa non si potrebbe (faccio solo due esempi di firme di mia conoscenza: Zeffirino Squeri, a capo di una cattolicissima famiglia, e la signora Gina Bonici). E del resto, mi sia consentito ricordare che proprio la dirittura e la schiettezza del presidente Pertini, ugualmente ateo, l'avevano reso così simpatico al caro mons. Giuseppe Squeri, che questi ne faceva quasi quotidianamente le lodi umane.

    Attenzione, però, perché ho scritto "la più parte", non la totalità: e il primo degli assenti è proprio al vertice, ossia l'arciprete, che nel 1950 era mons. Sanguineti. Ecco perché non mi sono stupito di non trovare, in questa lista, le firme dei miei parenti bedoniesi allora residenti, prozii don Guido, don Silvio e Crispina Bianchi: semplicemente, conoscendo il loro modo di essere, immagino che -pur apprezzando l'operato del dott. Mantovani- alla cura dei corpi avranno pensato bene di anteporre la cura delle anime.

  14. Manuela

    Ho trovato la firma di mio papà Bmedioli (Bruno Medioli)

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