LA GRANDE ILLUSIONE
Per le Istutuzioni va tutto bene, ma per noi si sentirà ancora parlare del caso Borgotaro
"Quale utilità ha mostrare dati di emissione in atmosfera senza indicare il quantitativo di piastrelle effettivamente prodotto durante le misure?".
E' ciò che si domandava il gruppo consiliare di minoranza, in un'interrogazione elaborata con il contributo del gruppo delle Madri dell'Intuizione, risalente al 13 febbraio 2018.
Dunque, sin dall'inizio della vicenda si è ritenuto che la questione delle quantità, nonché delle tipologie, effettivamente prodotte, fosse un punto estremamente importante nel percorso di indagine del problema emissioni, perché - come spiegato già altre volte - la valutazione del reale impatto della fabbrica sulla qualità dell'aria di Borgotaro deve essere messa in relazione con quanto e cosa si produce.
Sono passati quasi tre anni da quelle banali osservazioni, a cui nessun ente e istituzione ha voluto rispondere. Nel frattempo, la Regione ha messo in scena una imponente rappresentazione di interesse, orchestrando un tavolo tecnico e coinvolgendo CNR e ISS, con il risultato di ottenere delle valutazioni scientifiche legittime, nelle quali si ritrovano analisi qualitative delle emissioni (centinaia di sostanze immesse in atmosfera) ma non vi è traccia dei dati sulle quantità prodotte nel periodo preso in esame.
Perché a distanza di tre anni dall'insorgere del problema, tutte le analisi, i campionamenti e le relazioni tecniche non hanno mai riportato e preso in considerazione i dati sulle quantità realmente prodotte?
Ci pare evidente, senza bisogno di essere degli scienziati, che bruciare un ciocco di legna produce emissioni qualitativamente uguali, ma quantitativamente assai diverse, da quelle che si sprigionano dall'incendio di una foresta! E allora perché, negli ultimi tre anni, mai nessuno ha voluto chiarire l’aspetto, tanto banale quanto dirimente, delle quantità ceramiche prodotte annualmente nello stabilimento di Borgotaro? Ebbene, a tre anni di distanza, con molta fatica e altrettanta perseveranza, siamo riusciti ad ottenere l’ “anello mancante”, il dato sulle quantità prodotte, e i nostri sospetti hanno trovato clamorose conferme!
Nel 2017 Laminam ha dichiarato una produzione media annua di 57 tonnellate al giorno, a fronte di un quantitativo giornaliero massimo di 230 t, ovvero solo il 25% del massimo consentito.
Nel 2018 l’azienda ceramica ha dichiarato una produzione media annua di 93 t/giorno, a fronte di una quantità autorizzata, prima di 230 t/g, poi 190 t/g, ovvero il 40 e 48% del massimo consentito. Le quantità prodotte nel biennio 2017/2018 appaio davvero poca cosa rispetto alla richiesta dell'azienda di ampliare la capacità produttiva a 600 t/g. Ma poi perché chiedere di aumentare considerevolmente la produzione quando non si è arrivati a produrre nemmeno la metà di quanto già autorizzato?
Purtroppo, per quel che riguarda il 2019, Arpae ci ha comunicato che “…il Report IPPC della Ditta Laminam SpA relativo all'installazione di Borgo Val di Taro e riferito all'anno 2019, non risultando ad oggi conclusa la relativa visita ispettiva da parte dell’organo di controllo Arpae Area Prevenzione Ambientale Ovest, non è al momento disponibile la documentazione richiesta”.
Sostanzialmente, poiché Arpae non ha “ancora” finito la visita ispettiva 2019 (di cui non conosciamo le modalità, ma le tempistiche sono sicuramente bibliche!), lo stesso ente non è il possesso dei dati di produzione relativi al 2019, che poi è in buona parte il periodo preso in esame da CNR e ISS.
Risulta, dunque, evidente, per stessa ammissione di Arpae, che i risultati delle indagini condotte dal Comitato Tecnico Scientifico hanno avuto una valenza prettamente QUALITATIVA! Sappiamo, infatti, quali sostanze vengono emesse in atmosfera, ma non è possibile conoscerne le quantità attuali, quelle a pieno regime e, soprattutto, quelle che verranno emesse quando verrà implementato il raddoppio della linea produttiva! Questa incredibile lacuna ci induce a rigettare, con ancora più convinzione, le conclusioni del tavolo tecnico regionale, che ha dimostrato la volontà politica di “sistemare” le cose, mettendo un sigillo di autorevolezza al consueto ritornello: “L’aria di Borgotaro è buona e non c'è alcun pericolo per la salute”.
A malincuore riteniamo che, se nei prossimi mesi il mercato delle piastrelle - che negli ultimi due anni è rimasto fermo al palo - richiederà maggiori quantitativi di prodotto, sentirete ancora parlare di Borgotaro…
Marco Cacchioli per il Comitato Aria del Borgo
Ha collaborato a questo post: