Home Sweet Home
Alexis Carrel disse: "Ciascuna casa è una storia che non è identica a nessun'altra"
La storia che sto per raccontare è infatti molto privata, ma probabilmente, se non fosse stato per l’interessamento di un occhio esterno attento, sarebbe rimasta anonima, così come le tante vicende del passato che si celano dietro a mura chiuse forse da troppo tempo.
Ida, detta Angela, e Domenico erano due giovani rispettivamente di Pianazzo e Pianlavagnolo, due paesini a monte di Santa Maria del Taro. Figli di famiglie numerose, dopo essersi sposati, in cerca di un futuro migliore o semplicemente consapevoli che le ricchezze di famiglia non sarebbero potute bastare per un nuovo nucleo, all’inizio del ‘900 decisero di lasciare l’Italia e di trasferirsi a Leeds, in Inghilterra.
Come molti immigrati italiani Domenico produceva e vendeva gelati, aiutato dalla moglie Ida commessa nel negozio di dolciumi. Pian piano la famiglia crebbe e oltre alle quattro figlie: Virginia, Ida, Aurelia e Angela, maturò sempre più forte anche la voglia di tornare in Italia, perché si sa, nessun posto è bello come casa propria.
Fu così che la famiglia di mia nonna Angela tornò a Pianlavagnolo nel 1938 con la voglia di ricominciare in Italia una nuova vita e con la necessità di creare una solida base per tre giovani donne (una sorella si era già sposata e rimase a vivere in Inghilterra) e le loro future famiglie. Ho sempre trovato molto bella, nella mentalità di una volta, la tendenza a pensare non solo al nucleo famigliare stretto, ma anche a nipoti, zii e cugini, aspetto che fa sì che nelle nostre piccole frazioni, sempre più disabitate, ci siano grandi costruzioni, ricche di tante stanze dove, se si fa silenzio, non è difficile immaginare e sentire le chiacchiere, le risate e le corse di molti bambini.
Ma la cosa che colpisce particolarmente di questa grande casa bianca, posta all’inizio del piccolo paese di Pianlavagnolo, non è tanto l’imponenza, ma la presenza di affreschi in stile liberty, che da sempre incuriosisce gli ospiti. Ebbene, io non posso conoscere il motivo di questa scelta stilistica, però piace pensare che dietro a questa peculiarità ci sia lo zampino di tre giovani donne emancipate, che, cresciute in ambiente internazionale abbiano voluto personalizzare il loro “nido”, portando un po’ degli usi, dei costumi e della cultura che inevitabilmente le aveva forgiate.
Quando si decide di mettere in vendita una casa si fa il conto col passato e con le proprie origini, quello che si concede è indubbiamente maggiore di quello che si può ottenere in cambio. Ovviamente non parlo di un valore economico, ma della fatica, della storia, delle gioie e dei dolori intrisi nelle mura. E se questi possono non interessare ai futuri acquirenti rimangono sempre gli affreschi, un invito alla bellezza, che si può e si deve coltivare ovunque, anche in periferia, anche in campagna o addirittura anche alle pendici del monte Penna… La proposta su Immobiliare Valtaro
È verissimo che ogni casa ha una storia da raccontare. La casa è sempre un luogo speciale, una spugna del tempo, dove i muri trasudano epoche, ma anche le stanze sono in grado di raccontare le persone che si sono amate, gli oggetti e i mobili memorizzano le vicende che si sono susseguite, le passioni che si sono consumate, le emozioni che si sono incontrate e scontrate. E a noi non resta che raccontarle.