Il giorno dell'apocalisse

Una tempesta eccezionale di grandine ha interessato tutta l'area dell'Alta Val Taro-Val Ceno
L’evento meteorologico di questa giornata c’è veramente da annotarlo negli annali locali. A memoria valtarese non si ricorda un simile episodio. Dalle sette del mattino, per circa mezz’ora, si è verificata una grandinata eccezionale, in cielo un frastuono quasi da incubo, che si è manifestato prima e dopo l'evento, tanto da ricordare l'Apocalisse: chicchi grandi come noci, dentro una pioggia torrenziale e accompagnata da forti raffiche di vento. Un avvenimento che si è scatenato dopo tre mesi di siccità e temperature torride, interessando tutta l’area dell’Alta Val Taro-Val Ceno.

Una nevicata d’agosto. Questo surreale scenario era distinguibile nei territori dei Comuni di Bedonia, Compiano, Tornolo e Bardi. Il ghiaccio ha crivellato le auto in sosta, ha rovinato orti e giardini, tetti e finestre, ha spogliato di foglie gli alberi e per le strade alti cumuli di grandine, tanto da far intervenire gli operatori con i mezzi comunali e i volontari della Protezione Civile per sgombrare la carreggiata. A Bedonia, nella centrale via Garibaldi, vi erano una ventina di centimetri di ghiaccio, mentre sotto al portico, nella contrada di via Vittorio Veneto, se ne era accumulato mezzo metro.

Anche la “meteo-memoria” storica di Giacomino Gandi non ricorda un simile evento, tanto meno di queste proporzioni: “Un evento di una portata quasi uguale a quello di questa mattina, ma senza grandine, accadde il 26 dicembre 1999, quando, una sorta di tornado, scoperchiò parte della cupola del Santuario della Madonna di San Marco. Ricordo che intervenirono i Vigili del Fuoco di Borgotaro, i quali stesero, sotto ad una pioggia torrenziale e un forte vento, un cavo d’acciaio attorno alle lamiere rimaste agganciate… un’azione straordinaria, oserei dire eroica”.

Hanno collaborato a questo post:


VIDEO: via Garibaldi a Bedonia - di Alessio Minoli


Foto di Valeria Danzi e di altri autori presi dal web



11 Commenti
  1. Simone

    I raccolti erano già stati poveri a causa della siccità, chi aveva salvato il mais ora ha avuto il colpo di grazia

  2. Daniele Uboldi

    Così è Gigi e, purtroppo, di eventi estremi come questo ne vedremo molti altri, in futuro. Eppure c'è ancora chi nega i cambiamenti climatici e la necessità di cambiare in fretta metodi nel produrre e nel consumare. Se seminiamo vento non possiamo che raccogliere tempesta!

  3. Antonella Camisa

    Mai visto un temporale/grandinata di tale violenza. Dopo un’estate lunga e torrida la frescura è arrivata con prepotenza e senza risparmiare nessuno 😞

  4. Simona

    Se ci fosse ancora al mondo mio nonno direbbe: "al moundu l'è guastu"

  5. Alberto Squeri

    Intervento tempestivo dopo un disastro imprevedibile

  6. Paolo Agnetti

    E l'allerta Meteo questa volta è rimasta in ferie ?
    Sempre ma mai quando serve

  7. Gio'

    Non è guasto il mondo, carissimo Gigi. È guasto l’uomo. Profondamente guasto, dentro e fuori. E paga. Paga la sua mancanza di cultura, di intelligenza e perspicacia. Paga e pagherà sempre di più, senza alcuna possibilità ormai di rimediare. Ahimè

  8. Renata

    Io ricordo 15 anni fa (circa) un temporale ad agosto il 15 di agosto, con tanta tanta grandine.
    Con una jeep 4x4 a fatica sono riuscita ad andare da Bedonia a Tarsogno….. queste situazioni possono capitare ma mi aspettavo una comunicazione più veloce delle amministrazioni.
    Qesta grandinata era già passata in riviera e nessuno ha dato adeguata comunicazione di allerta/pericolo.

    Ps. La mia macchina è ammaccata

  9. Virgy

    Un disastro! Credo che ad Agosto, a Strela, si festeggia la Madonna dellaNeve, chissà se c'è qualche coincidenza...

  10. San Donnino

    Scrivono che la natura si ribella ai cambiamenti climatici provocati dall’homo faber e si abbatta sui prodotti a lui più cari, come questo che vedete nella foto. È una bella sintesi per illustrare gli sconvolgimenti meteo, ma inutilmente fiabesca.
    Le cose sono molto più prosaiche. E anche più facili da risolversi, quando si tratti di danni potenzialmente contenibili con misure amministrative. Non sto ovviamente alludendo allo scioglimento dei ghiacciai, all’innalzamento del livello dei mari, alla siccità e ad altre planetarie calamità di cui è colpevole l’intera inciviltà industriale.

    Alludo ai fiumi che esondano (perché non si dice più che straripano?), agli alberi sradicati da folate di vento, agli allagamenti, alle falesie che si sbriciolano e finiscono in mare trascinandosi dietro un cimitero e i suoi sepolti, molti dei quali mai più ritrovati. E questo è accaduto a Camogli, dove hanno avuto la bella idea, invero molto panoramica, di costruire un camposanto sul bordo del precipizio.
    È sempre piovuto, ma mai la pioggia aveva fatto danni di tale entità e gravità come negli ultimi sessant’anni. E sì che sarebbe bastato chiedersi il perché dell’alluvione di Firenze nel 1966 per venirne a capo. Così come, nel suo piccolo, avrebbe dovuto essere d’insegnamento ai miei concittadini l’esondazione dei torrenti Ghiara e Citronia che fece due morti a Salsomaggiore nel 1973.
    Se i letti dei fiumi non vengono ripuliti, le acque escono dal loro alveo e vanno dove gli pare, portando con sé un mare di melma, infilandosi nelle cantine e alloggiando ai piani superiori.
    Se i viali alberati sono intrisi di asfalto sempre più in profondità, le radici degli alberi non fanno più presa nel terreno e crollano.
    Se le acque non vengono canalizzate con una continua manutenzione, debordano dai fossi, invadono le strade, s’infiltrano terreni e provocano frane.

    Facile a capirsi, difficile a farsi. Nessun amministratore lo vuol capire, nessun amministratore lo fa. Perché? Facile da comprendere. La manutenzione per evitare i ricorrenti disastri costa. Il personale è stato ridotto al minimo, i cantonieri dei comuni e dell’Anas che assicuravano la pulizia dei fossi lungo le strade statali, provinciali e comunali sono stati mandati a casa. Il servizio è appaltato a imprese private, che intervengono di tanto in tanto e male, ma incassano parecchio. E a volte lasciano lasciano laute mancie al sindaco e all’assessore per la preferenza accordata.
    Costano meno le manutenzioni sporadiche delle imprese private? Solo uno stupido o un amministratore che sia in affari con le medesime può sostenerlo. Perché non mette in conto l’elevato costo dei disastri. Un conto che viene presentato tutto in una volta e che si mangia qualsiasi presunto risparmio.

    E allora prima di addossare all’indubbio cambiamento climatico le colpe di tutto, chiediamoci quale sia la colpa del sindaco e dell’assessore ai lavori pubblici. Se nel loro comune si sono verificati dei disastri, è improbabile che siano innocenti. E su scala nazionale resta valido il famoso detto «piove, governo ladro». Piove sul bagnato. È una pioggia diffusa. Se un tempo era lo Stato a essere inadempiente, corrotto e colluso, ora anche le regioni, le province e i comuni, nel loro piccolo, partecipano al banchetto dell’irresponsabilità pubblica. E sapete perché? Perché l’ordinaria manutenzione passa inosservata. Non fa immagine. Non porta voti e simpatia come un simposio di filosofia, una rassegna teatrale o una sagra di paese. Tutto qui.

    Ivano Sartori

  11. Peppino Serpagli

    Peccato che, circa mezzo secolo fa, non c'eri tu a fotografare il ripido sentiero che porta dal piazzale delle corriere al Cristo e che si era trasformato in un impetuoso torrente (il rio del Cristo?) a causa delle piogge di fine estate. Ovviamente un rio molto effimero, mica come il mitico rio Merlino di Ronconovo!
    Peppino Serpagli

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