Fare e disfare
Lungi da me dal voler 'sparare sulla croce rossa', però quando vedo certe realtà ne vengo stimolato. Oggi ho notato che stanno risistemando le fioriere poste tra la via principale e la piazza municipale. Di questo miglioramento dovrei esserne compiaciuto, invece no, mi fa rimanere perplesso. E anche molto. Il motivo è semplice, dal 2000 sono già state rifatte tre volte, sì, in soli otto anni è la terza volta che viene rifatto il rivestimento in 'Pietra di Carniglia' (credo però che questa sia la volta buona, la mano d'opera è locale e capace).
A questo punto la prima considerazione spontanea che faccio è quella di confrontare un lavoro svolto per un ente pubblico e quello per un privato, dopodichè mi chiedo: ma perchè le opere pubbliche devono resistere da 'Natale a Santo Stefano', mentre quelle di un buon padre di famiglia per tutta una vita? Che la soluzione vada ricercata in un modo dire tipicamente bedoniese? Mio nonno ripeteva sempre: "Perchè fè e disfè l'è sempre tùttu in lavurè".
Tutto vero, preciso e ben documentato.
Ma dopu tuttu u lavurè, a chi ghe tucca paghè?
.... Bedonia a parte, io credo ci sia un ENORME fraintendimento generale nella popolazione..... Mi accorgo, con orrore e un po' di desolante senso di impotenza, che sempre più spesso il significato di "cosa pubblica" è: proprietà di altri o, ancor meglio, di nessuno. Lo vedo ogni giorno in piccole cose: luci accese, rubinetti che perdono, termosifoni accesi con finestre aperte, pc utilizzati in modo inadeguato (tanto se si rompono non pago io il tecnico). Uscendo dal mio ambito specifico, ma limitandomi ad osservare il paese non posso non notare rifiuti a terra, piccoli gesti di vandalismo o di incurie... Insomma, certo è triste vedere asfaltare un pezzo di strada in cui si sono allacciati i tubi della fognatura e vederlo distruggere 3 giorni dopo dal'enel o da chi altro...e questo per 3 o 4 volte di seguito, ma chi deve dare il buon esempio a chi? Mi sento tanto un cane che insegue la propria coda e non si diverte nemmeno più tanto a farlo....
CHI PAGA? PANTALON....
e la" pietra di carniglia" mi ha fatto ricordare gli scalpellini e mio padre che era scultore... e così amico di Bedonia....
....lo scalpellino, vicino alla montagna,
siede fra dure pietre a lavorare,
stringendo nella mano lo scalpello,
come il pittore fa con il pennello
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lo scalpellino ha la mano stanca,
la fronte imperlata di sudore,
cede la pietra alle callose dita,
fiorendo di immagini e parole
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sono alcuni versi di una poesia che ho dedicato a mio padre e a tutti gli scalpellini della Valtaro.
Sono rimasto anch'io piuttosto incredulo nel vedere l'ennesimo intervento sul muretto in questione. Che dire... è la storia che si ripete! Una ventina d'anni fa infatti qualcuno cantava: "Alla pieve di Bedonia, va tutto regolare... Non capita mai niente un pà fuori dal normale... Ma a pensarci bene, il diversivo c'è... se veida cerche ruspa ogni tantu a lavurè... alura u sindacu u cumandu dù o trei lavuri in cursu... per dà inna man ai zuni e ai veci anà in soccursu... [Lavori in Corso - Arturo Curà]