Kenya: Katumbo

Seconda puntata: il ragazzo che mi ha fatto da guida, senza di lui non avrei visto il vero Kenya
Per conoscere e tentare di comprendere l’Africa bisogna allora allontanarsi dall’albergo, dalla spiaggia, bisogna affidarsi ad una persona locale che ti accompagna fuori dai luoghi battuti dai turisti, facendoti apprendere la vera e spesso cruda realtà. Per questo sono oggi infinitamente grato a Katumbo, un ragazzo intraprendente ed onesto, uno dei tanti “Beach Boys”, che mi ha accompagnato per l’intero periodo a conoscere con semplicità la sua terra. Con lui ho visitato le cittadine di Watamu, Geze, Malindi, oltre al suo ed altri villaggi (con nomi impossibili da ricordare) che sorgono ai margini della foresta, tra palmeti, mango e baobab, tutti formati da spartane capanne, realizzate con il fango e dal tetto in Makuti (foglie di palma), senz'acqua ed elettricità.
Parlando di questo ragazzo s’intuiscono al tempo stesso le condizioni di vita del 90% della popolazione keniota.

Katumbo (Pancione tradotto in italiano) si alza all’alba, fa colazione con polenta e fagioli, dopodiché s’incammina verso la sua unica sussistenza: la spiaggia antistante i vari resort/hotel. Dopo circa due ore e mezzo di sentieri e strade bianche (25 km), percorse a piedi e senza scarpe, raggiunge il mare e lì inizia la giornata alla ricerca del turista da assistere offrendosi come guida.

In un Paese dove lo stipendio medio è di circa 30/50 Euro mensili anche un solo Euro in più a fine giornata può fare la differenza, a partire subito dal suo pranzo che gli costerà 20 Centesimi e sarà ancora a base di polenta e fagioli. Al tramonto riprende la strada di casa, altri 25 km percorsi però al buio o al chiaro di Luna, le capanne dei villaggi sono infatti illuminate solo dai fievoli lampade ad olio e dal fuoco che cuoce la cena. Certo, ancora polenta e fagioli. Prima di giungere al suo villaggio deve però far ricaricare la batteria del cellulare, anche lui come gli altri lasceranno il telefono presso una capanna fornita di energia elettrica, lo ritirerà poi il mattino seguente dopo aver pagato 5 Centesimi di Euro. Nel frattempo nessuna doccia rilassante, l’acqua è preziosa e costa cara, i pozzi di acqua potabile sono distribuiti ogni 2/3 km. Questi sono raggiunti durante il giorno dalle donne e tutte quelle taniche gialle, portate abilmente in testa, contengono 20 litri d’acqua… ma solo dopo aver pagato all’addetto del pozzo 5 Centesimi di Euro.

Prima di partire io e Gianmarco abbiamo prospettato a Katumbo la nostra intenzione di regalargli una bicicletta (circa 50 Euro), per lo meno raggiungerebbe la spiaggia in poco più di un’ora, ma ha declinato la cortesia perché con quelle strade, sarebbe un debito, le gomme si bucherebbero di frequente, invece, dice lui “andare a piedi non costa niente”. Allora, di comune accordo, abbiamo stabilito che dei mattoni (pietre bianche squadrate a mano e dal costo di 20 Centesimi cadauna) sarebbero stati più utili all’occasione, infatti da alcuni anni li sta mettendo da parte per costruirsi una capanna in muratura e lasciare quella in fango al fratello minore.

Eh sì, questa è la realtà di chi vive vicino al mare, alle cittadine con i turisti, basta però dirigersi a qualche decina di chilometri verso l’intero che la situazione è nettamente diversa, non c’è acqua e quindi non ci sono colture, la situazione sanitaria è carente e spesso si muore ancora di fame. Questo accade in gran parte del Paese, tranne nella zona di Nairobi, sede del governo presidenziale e dei soliti politici faccendieri, proprio dove si decide la sorte di milioni di loro concittadini.

FOTO: al villaggio di Katumbo



4 Commenti
  1. Chicchi

    ... ho letto la 2° parte del tuo viaggio e dalla tue parole si avverte che è stata un'esperienza positiva.
    Le foto bellissime, sono vive, colorate e piene di vita, ma soprattutto suscitano emozioni e forti riflessioni.

  2. Alex

    Purtroppo quello dei corrotti è uno dei tanti mali dell'Africa. Peccato

  3. Micol

    Altri complimenti caro Gigi, hai occhi e cuore non indifferenti.

  4. Emanuele M.

    Eh.. alla fine l'immobiliarista ha ripiegato sui mattoni! Incorreggibile!

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