I sassi di Bössi

A Bössi, come lo chiamano in dialetto, non c’è neanche più l’acqua che scorre dalla fontana al centro del paese. Quiete assoluta. La strada ghiaiata che attraversa il bosco e giunge nel borgo sembra rappresentare la porta d’accesso a un altro mondo. Davvero curioso che un paesino così, nemmeno tanto decentrato dal capoluogo di Bedonia, dista soli 6 km, abbia subito un simile spopolamento.

Oggi a chiamarlo paese ci vuole una bella fantasia, però anni addietro lo era: una ventina di case per circa ottanta abitanti. C’erano anche una decina di bambini che scorrazzavano per la strada per raggiungere la scuola di Roncole, gli animali da cortile che girellavano nelle aie e le mucche al pascolo nei prati.

L’ultimo abitante è scomparso nel 2001 e si chiamava Bruno Agazzi, era anche uno degli ultimi maniscalchi della valle. Da quel momento la boscaglia si sta piano piano riconquistando ciò che era suo: “Bosco eri e bosco ritornerai”. Dalle finestre si affacciano i rami degli alberi, gran parte delle case hanno il cielo per tetto, le porte non servono più al loro naturale scopo e i comignoli son diventati nidi per uccelli.

Le poche case rimaste integre t’invitano a entrare, non l’ho fatto, anche se non c’era bisogno di bussare, però dai vetri s’intravedono ancora segni di una vita recente… una sospensione del tempo, una vera illusione.

L’ultima volta che ci andai era il 1988, malridotto, ma una parvenza di paese la manteneva ancora. Quel giorno scattai delle foto all’amica Giovanna, così oggi ho voluto riguardare proprio quella casa, quel balcone, quella scala… più nulla, tutto quello che si poteva asportare è stato rubato: scalini, davanzali, architravi. Il tempo ha fatto poi il resto.
Ora a regnare a Bozzi non c’è che desolazione, abbandono, tristezza, nemmeno più speranza.

Foto: com'è oggi e com'era...



12 Commenti
  1. Brontolo Né

    In un dialetto dall'altra parte, verso il mare, i bozzi sono gossi macigni piantati nel terreno circondati dai prati od incastonati nel bosco, i sentieri vi girano intorno rassegnati; a volte fanno da riferimento per i confini di quelle miriadi di frazionamenti che nel tempo hanno sbriciolato le proprietà facendole diventare come tanti piccoli coriandoli che per non molto tempo hanno reso felici piccoli agglomerati dando loro quel minimo di sostentamento.
    Poi anche il minimo di sostentamento è andato sempre più svanendo e le necessità vere e quelle indotte sono aumentate a dismisura ed allora ciao piccolo paese di collina che pari montagna a quelli di pianura tanto sei nascosto a soli 600 metri sul mare. Dalla prima aia all'ultima non arrivi a 100 metri, ma ci sono ben 35 metri di dislivello, terreno per me faticoso!

    Ma che pace e che bellezza in quella piccola conca appenninica.
    Ora sarebbe stato il momento di ridargli vita, farlo rinascere, prima che scompaia del tutto, ma la crisi non ha sentimenti e non perdona dovremo sopportare anche questo ulteriore scempio? forse si, ma spero tanto di no!
    Dai Gigi te sei bravo, trova qualcuno che se ne innamori e lo faccia risorgere, lo so che di questi tempi è più facile fare un miracolo, ma è necessario farlo !
    Sarebbe necessario che i comuni, le comunità montane, la forestale, ecc. tutti insomma agevolassero al massimo questi recuperi, le regioni addiruttura sovvenzionando, ma so bene quanti regolamenti, leggi, burocrazia, tempi lunghi esistono e francamente scoraggiano più queste cose che la spesa in se.
    Addirittura io se fossi il comune, pur di non far andare in malora tutto quanto, farei fare già un piano di recupero edilizio e lo approverei in accordo con gli altri enti interessati, in modo che i proprietari attuali o gli eventuali acquirenti avessero già in mano la partenza immediata, lasciando libera scelta al committente della suddivisione interna dei volumi. Da dei ruderi il comune cosa può avere? nulla è una parte di se che muore; invece da un paesino che riprende vita può ottenere MOLTO !
    Tanti auguri Bozzi, resisti e continua ad esistere... ma lo so che a questo punto non dipende da te.
    Scusatemi se ogni tanto dico quello che penso, un caro saluto, Stefano.

  2. Ferrari Arcangelo

    Mi ha fatto una enorme tristezza leggere come è ridotto.
    Bòssi il paese di origine della mia Bisnonna Marialuigia Caramatti.
    Spesso quando salivamo verso Montevacà per andare a casa ai Cerri mio nonno mi raccontava che quando suo Padre vendette la proprietà della moglie Caramatti lasciò una servitù per andare a cogliere le pere di una pianta.
    Il mondo è troppo cambiato.

  3. Davide

    E' una cartolina dal futuro su come possono diventare le varie frazioni di Bedonia. Se non vengono prese decisioni serie e concrete: su come rendere appetibile la Val taro e Val Ceno a livello turistico; su come agevolare i recuperi edilizi; come rilanciare la buona agricoltura..... presto diventeranno tutte così.
    Da spedire ai Comuni delle due Valli, alla Comunità Montana, in Provincia e in Regione.
    A Tomba abbiamo creato un fondo, chi è proprietario di casa versa una quota. Questo piccolo gruzzolo serve per eseguire piccoli lavori di manutenzione su aree pubbliche (per quest'anno per esempio si ristrutturerà il vecchio lavatoio). Se non ci arrivano i governanti ci pensiamo noi, che sappiamo bene quanta fatica hanno fatto i nostri nonni per costruire tutto questo.

  4. Peppino Serpagli

    Nonostante io abbia abitato a Bedonia fino ai miei 20 anni, ho visto Boessi per la prima volta pochi anni fa, andandoci a piedi dal bivio sotto Roncole. Suppongo che fosse una località della frazione di Roncole.
    Grazie Gigi per averci dato splendide immagini di un magico angolo del passato che più immerso nel verde di così non si può.
    Chissà se di notte "ci si sente"? Chissà se i fantasmi degli antichi abitanti ci tornano a fare firossi?
    Peppino Serpagli (Mi)

  5. Sfaraja

    Disabitato? La famiglia Toma non abità lì?

  6. Cristina V.

    In tanto tutti noi abitanti, villeggianti, amanti di questa vallata, per salvare questo borgo possiamo compiere un piccolo gesto, a costo zero, segnalandolo al F.A.I.
    Per partecipare al 6° Censimento dei Luoghi del Cuore, per la prima volta aperto a tutto il mondo, è possibile compilare e consegnare, un’apposita cartolina disponibile presso tutti gli Istituti Bancari Intesa SanPaolo, oppure votare direttamente il proprio “luogo del cuore” sul sito http://www.iluoghidelcuore.it.
    Le segnalazioni devono esser effettuate entro il 31 ottobre 2012.

  7. Amelia

    Me lo ricordo proprio in quel periodo (1974).... c'era sempre un signore seduto fuori da una casa che fumava sigarette senza filtro.

  8. Mariapina Agazzi

    E Bossi e Bossi e Bossi l'è ina cità in pianùra, se ne se taca se rengùra se va a feni in Ricò..... (gli accenti sarebbero circonflessi).
    Questa filastrocca mi è stata recitata tante volte da bambina, dai mie zii di Roncole, perché mio papà era di Bozzi, nato a Bozzi, e così mi prendevano in giro.
    Questo piccolo paese,ormai quasi un rudere, arroccato sotto Montevaccà, ancora a metà del novecento era abbastanza abitato.
    Nell'ottocento e fino alla prima guerra mondiale vivevano diverse famiglie. I terreni erano esposti a nord (a l' Uvernu) e rendevano davvero poco, erano piccole "pròse".
    Gli uomini così intrapresero il mestiere degli orsanti efecero fortuna, per cui poterono far studiare i figli maschi e dare una certa cultura anche alle femmine.
    Nacque a Bòssi Don Giovanni Agazzi (fondatore del Seminario e grande uomo di cultura), don Giuseppe Agazzi, parroco nel piacentino, Don Antonio Agazzi, parroco anch'egli nel piacentino, Giuseppe Agazzi, geometra, un altro Don Agazzi, parroco a Santa Maria del Taro, un altroancora. Anche la famiglia Caramatti, originaria di Bozzi ha dato natali importanti.
    Tutto ciò solo per fare un piccolo viaggio indietro nei racconti di mio padre, nato lì nel 1893, e poter così ricordare un paese ancora vivo, con persone che parlavano, si muovevano, piangevano e ridevano, cavalli, mucche, galline e animali da circo. Un "piccolo mondo Antico" che non ritornerà più, ma che è bello sapere che è esistito.
    E qualcosa di quello che siamo oggi arriva anche da lì.

    Grazie Mariapina Agazzi Cattaneo

  9. Mariangela

    Inevitabile una domanda. Cosa ha determinato l'abbandono del paese? Nessuno ne parla. Un motivo deve esserci, frane, superstizioni del mondo contadino? Grazie

  10. Arturo Curà

    Non so se Bossi sia stata abbandonata a causa di superstizioni contadine che un tempo regolavano la vita delle nostre montagne come scrive Mariangela, fatto sta che questo piccolo gruppo di case ha ( o meglio, aveva ) in sè il potere di ammaliare chiunque ci mettesse piede. Ci sono stato l'ultima volta una ventina d'anni fa per realizzarvi un documentario per Videotaro.
    Ne era uscito un deliziosissimo brandello cinematografico che raccontava la poca vita ( due soli uomini ci avevo visto e qualche gallina ) e il grande abbandono con case già allora sventrate, muri mangiati e ricoperti dai rovi, una splendida fontana in piena decadenza e la geometria perfetta delle case e casupole coi pontili in bilico e i tetti. Una casa in particolare mi aveva incantato: quella di un anziano che, mi avevano detto, doveva arrivare da un momento all'altro perchè era andato a raccogliere legna nel bosco vicino. Dal tetto della casa usciva il fumo di una stufa evidentemente priva di un "cannone", come se il tempo si fosse fermato a metà dell'ottocento...
    Poi improvvisamente vedo sbucare dalla strada dritta e ripida che porta alle case il vecchietto curvo sotto una montagna di tronchi e rami. Avanzava lontano, lento e curvo.
    Fisso la telecamera sul cavalletto ed eseguo un lunghissimo "campo lungo" addosso alla figurina che avanza dondolando senza staccare.
    Non gli si vedeva la testa nascosta sotto le ali del cappello e i rami. L'ho vista quando il vecchio è stato a pochi passi e mi ha guardato regalandomi un sorriso ampio e sdentato. Non ho interrotto la ripresa e l'ho accompagnato fino a che è scomparso scendendo verso la casa che fumava.
    Avete presente qualche dipinto di Bruegel? Ecco: quella ripresa sembrava un ritratto del celebre pittore nordico. E' stato per me un regalo del Padreterno poter realizzare una tale sequenza. Se me ne fossi andato cinque minuti prima il "vecchietto di Bossi" non l'avrebbe visto nessuno....
    Di questo avvenimento povero e grande ne sono ancora orgoglioso. Peccato che il "film" non esista più. Cancellato, chissà, riciclato, buttato via..... Inutile ogni ricerca: come se il vecchio sotto i rami ci avesse detto mostrando due denti: " Mi avete visto fin troppo, ora basta, ci ritroveremo da qualche altra parte!"
    Questo è il mio ricordo esaltante e dolente di Bossi.

  11. Luciana

    Bella la tua "memoria" che mi ha richiamato ricordi. Interessanti i commenti di chi ti segue e bellissime le fotografie. Dopo le tue tentazioni politiche e i sassi nello stagno per scuotere le coscienze, ci voleva proprio un ritorno al romantico. A quando i colori dell'autunno?
    Ciao Gigi LU

  12. SilviaD

    Caro Gigi,
    grazie per questo tuffo nel passato! Quanti bei ricordi: il buon Brunetto con i suoi cani; quel vecchietto che veniva a comprare le sigarette dai miei nonni... Ero una bambina, ma quell'ometto un po' curvo, sempre vestito di nero e sorridente, non l'ho mai scordato: era il fratello della mamma di Brunetto, ma per tutti era "Natale de Bössi". Non sono mai più stata a Bössi, ma passando in macchina, sulla strada per Montevacà, mi sono chiesta spesso se ci vivesse ancora qualcuno. Dispiace vederlo ridotto così, perché per me resterà sempre uno dei "luoghi del cuore" della mia infanzia... E ora corro a votarlo!
    Silvia

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