La ricorrenza di San Giovanni

Fino agli anni '50 si rievocava la ricorrenza proprio il 24 giugno e non la vigilia come ora
Ho trovato Maria Pina con le mani in pasta, non poteva essere altrimenti... ricorre l’antichissima festa di San Giovanni, il Battista.
Il ripieno è già nella zuppiera e la sfoglia stesa sul tavolo... così ha il tempo di raccontarmi un’altra delle nostre tradizioni andate perdute.

A Bedonia, fino alla fine degli anni ’50, a differenza di Parma e della bassa, non si mangiavano i tortelli nella notte della vigilia “d'la rozäda äd San Zvan ”, ma si rievocava la ricorrenza proprio il 24 giugno.
Giovani, ragazze e adulti, già di buon’ora, erano in partenza per il Monte Pelpi. Per quel pranzo sui prati, mogli e mamme preparavano “u mandìllu”, così in quel fagotto di tela blu a righe bianche venivano sistemate le classiche torte di patate, d’erbe e riso, insieme al pane fatto in casa e un buon salame di “Panbianchi” di Scopolo. Agli uomini rimaneva solo il compito di scegliere un buon vino, allora era nostrano, le vigne erano ancora al loro posto.

C’era chi andava a piedi e chi a cavallo, in ogni caso la prima tappa era sempre a Monti. I giovanotti dicevano che era “Il paese delle cinque stelle”, il motivo era semplice, vi abitavano delle gran belle ragazze, tra queste “a Pirlétte" e "a Pinêra”.
La sosta non prevedeva solo un breve riposo, il vero scopo era convincere i genitori delle ragazze a lasciarle andare al Pelpi. Il sagrato della chiesa si animava e quel trambusto faceva uscire di casa, portando a sua volta un fiasco di vino, Pasquale “de Merlén”, proprietario della locale stazione di monta per cavalli, nota in tutta la provincia, mentre il figlio e la nuora lo seguivano offrendo il caffè fatto col tegamino.

La comitiva ripartiva per poi giungere a “Pian de câ”, ad attenderli una fioritura di genziane, orchidee e narcisi, mentre in cielo, spaventate dai canti e da “u curdijón”, volteggiavano maestose le poiane.
Si mangiava e si beveva all’ombra dei “crusti de fò”, per poi dare inizio al ballo al suon di fisarmonica. Il “conto” però non tornava, perché i maschi erano in numero superiore: le donne, in gran parte, erano rimaste a casa, e il loro contributo lo avevano già dato preparando il pic-nic; in compenso, quelle presenti erano senz’altro consapevoli della parità dei sessi, e con la loro vivacità trasmettevano allegria e spensieratezza, anticipando di fatto quella “conquista” che arrivò quasi vent’anni dopo.

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5 Commenti
  1. Ettore Rulli

    Sabato e Domenica a Compiano, all'EXPO Taro Ceno, nella sezione relativa all'Ambiente delle nostre Valli, ci sarà una mostra fotografica relativa alla gente di Bedonia, Cavignaga, Monti e Compiano che nelle ricorrenze di San Giovanni e San Giovacchino andava in festa al Monte Pelpi, monte che più di altri ha sempre unito la gente (e le mucche) dei paesi circostanti.

  2. Trilussa

    Perchè sono più le feste cadute in oblio che quelle in continuità ?

  3. Dolores

    Io che amo i ricordi del tempo passato e 'ne vivo' essendo lontana per 10 mesi all'anno da dove sono nata, mi sono lasciata trascinare(come sempre) dai tuoi scritti Gigi. Quello che scrivi e COME lo fai è molto coinvolgente e vorrei tanto avere questo dono che hanno anche Remo e Arturo......Ti senti 'portar via' in quel luogo da protagonista xche lo senti vero e reale........
    Io ricordo che i giovanotti, andavano poi a Compiano 'alla festa dei fidanzati' portavano a casa 'i bissulan'.locali.
    Io che sono nata a Scopolo,mi stranisco del fatto che pur essendo un 'unico paese', nelle sue frazioni, si festeggiavano delle 'Sagre'distinte: ai Franchi San Pèru e a Pilati San Givàni. Per cui, noi ragazzini degli anni '50, eravamo invitati dagli zii delle ville vicine. Era sempre festa per noi e allontanarci da casa anche solo per 1.5 km.era una vera gita! Non mancava mai u zambajòn con gli amaretti, u pandùsi e u sidru cou vèn dell'ùva frambòsa. Hai ricordato bene il salame nostrano di Pambianchi! Il mio paese è la culla dei norcini più famosi della zona tra cui il Pambianchi Pinèn e il mio bisnonno Pinòn, coi Vigiò e Bulè che erano chiamati ovunque nei 'paraggi' e già nei primi '900 erano chiamati anche dalla ditta Negroni in Lombardia!!!!!!!!
    Ecco, ora sono felice:per 5 minuti sono stata 'a casa' che raggiungerò tra una settimana con la mia mamma che ha compiuto in Marzo 81 anni!W la mia mamma Maria du Perèn di Pariòti scopolese! Approposito, colgo l'occasione per augurare BUONE VACANZE a tutti e 'a rileggerci'nel tuo blog.CIAO

  4. Irma

    Quel Pambianchi detto Panbiancu era mio nonno!!!😉

  5. Dolores

    Ciao Irma, salutami la tua bella banda!
    E' passato un anno dal mio commento.....è rimasta inalterata la tradizione, la nostalgia del passato e dei ricordi, ma anche se vado fuori tema, perdonatemi amici, in fondo, questi scritti sono anche condivisione....Quest'anno è cambiata la mia vita e mai più sarà come prima: tra poco ripartirò come sempre per il mio Scopolo, ma questa volta senza la mia amata mamma che mi ha lasciata 5 mesi fa....

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