C'era una volta la ceramica

Dalla produzione di piastrelle al riciclo di plastica salvaguardando l'ambiente
Agli inizi degli anni ’70 la politica industriale di Bedonia era basata sulla produzione di ceramiche per edilizia. Un settore che ha procurato, nel bene e nel male, un lavoro sicuro a centinaia di famiglie per quarant’anni. La ex fabbrica Edilcuoghi si era dimostrata la sicurezza economica per l’intera vallata fino al 2010, anno in cui chiuse i battenti e oltre cento lavoratori si ritrovarono senza un’occupazione. Per un paio d’anni si ventilò anche la possibilità di riaprire lo stabilimento con la modenese “MoMa Ceramiche”, ma il tentativo non andò a buon fine.

Una situazione di crisi che si è prolungata, tra cassa integrazione e mobilità, fino ai giorni nostri.
Ora la decisione di riconvertire quella realtà con una politica industriale innovativa, orientata al futuro, impegnata a salvaguardare la salute dei lavoratori ed essere compatibile con l’ambiente.

Quella stessa fabbrica, dove prima si producevano piastrelle, si baserà sul riciclo di plastica raccolta tramite la differenziata, vale a dire rimettere in circolo nuovo materiale per realizzare altri contenitori, abbigliamento in “pile” o per applicazioni edili, moquette per l’auto, ecc.

Un impianto nato anche da un importante intervento di bonifica, la gran parte della copertura del fabbricato era infatti in amianto. Per quanto riguarda invece il ciclo lavorativo interno sarà eseguito per mezzo di un moderno impianto ottico/selezionatore e la lavorazione dei polimeri sarà effettuata a “freddo”, senza manipolazioni termiche, dunque senza emissioni in atmosfera, trattamento che riguarderà anche le acque e le polveri.

Successivamente il materiale verrà imballato e immagazzinato per essere poi avviato ad altri impianti di riciclo. In pratica una realtà a “Zero emissioni” che sarà poi seguita e certificata dal COREPLA (Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclaggio il Recupero dei Rifiuti di Imballaggi in Plastica).

Gli impianti di lavorazione occuperanno solo un terzo della superficie disponibile (8.000 mq.), perciò rimarrà inutilizzato gran parte del fabbricato bonificato. Sarà quindi importante capire (e vigiliare) cosa verrà realizzato nei 16.000 mq rimasti inutilizzati, visto che al momento non è stata indicata la futura destinazione degli spazi.

Questo nuovo insediamento, a partire dal prossimo autunno, darà lavoro a quarantacinque persone (tra questi dei dipendenti della precedente azienda ceramica), che opereranno a ciclo continuo, 24 ore su 24, trattando fino a 16.000 tonnellate/anno di materia plastica. Altri impieghi vi saranno nel laboratorio di analisi interno per il controllo dei processi, per verificare la qualità dei prodotti ottenuti e garantire gli standard di sicurezza ambientale.

Le caratteristiche e i dati soprariportati sono stati presentati in una conferenza pubblica, organizzata presso il Seminario di Bedonia, da tutte le parti interessate al progetto.

FOTO: stabilimento e conferenza



14 Commenti
  1. Virgy

    Se fosse vero, benissimo! Vedremo cosa succederà in seguito.

  2. Daniele

    Quando mai una fabbrica che tratta plastica salvaguarda l'ambiente, ma chi ci crede ,per il sottoscritto andrà esclusivamente a beneficio di qualcuno, pensateci abitanti delle zone circostanti.

  3. Il Geom.

    Sembra un progetto "sapientemente infiocchettato ad arte" in modo da far credere a tanti cittadini la "sua bontà" dal punto di vista del rispetto ambientale !!!

  4. Remo Ponzini

    Ho appreso con gioia la notizia della parziale riapertura di questa fabbrica che per 40 anni diede un lavoro dignitoso a tanti nostri concittadini. Anzi, mi auguro che in un prossimo futuro possano essere utilizzati anche i due terzi, per ora inattivi, che potrebbero portare le maestranze a 100/120 unità.

    Ma ho avuto una impressione negativa dai primi commenti che ho letto (Virgy esclusa). MI aspettavo entusiasmo per i nuovi posti di lavoro che si prospettano ed invece constato un accentuato malumore intramezzato da frasi che ipotizzerebbero gravi inquinamenti ambientali. Sinceramente non capisco come si possano fare certe insinuazioni senza possedere le necessarie competenze e conoscenze. Coloro che " sanno" ce lo dimostrino, ma con cognizione di causa.

    In questi ultimi anni, solo nel Comune di Bedonia, abbiamo perso qualche centinaio di posti di lavoro. Il paese si è impoverito notevolmente e molte famiglie si sono ritrovate sul lastrico. Di conseguenza si è avvertita una crisi che ha colpito, oltre ai diretti interessati, il settore edile , quello artigianale ed il commerciale. Siamo tutti legati dal punto di vista economico e ricordiamoci sempre che se l'uomo perde il lavoro perde anche la sua dignità.

    Chiudo riportando una frase del nostro indimenticabile Presidente Sandro Pertini :

    “Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli ed educarli? Questo non è un uomo libero.”


    P.S. Nel precedente servizio sul referendum delle "trivelle" sono stato descritto come :
    1) Uno spregiudicato con qualche deficit cognitivo.
    2) Che sono di una banalità disarmante.
    3) Che quello che scrivo è inesatto ed è tutta fuffa.

    Vi rispondo con una celebre frase del grande illuminista Voltaire :
    "“Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo.”
    Ovvero il rispetto che è dovuto anche a chi la pensa diversamente.

  5. Daniele Uboldi

    Tengo a precisare che le mie osservazioni riguardano sempre e soltanto ciò che leggo, non le persone che scrivono. Per cui "spregiudicato e con qualche deficit cognitivo" rientra nella prima fattispecie.

    Quanto all'intervento attuale, decisamente controcorrente rispetto ai precedenti, sottolineo che il principio di precauzione è d'obbligo; soprattutto per le nuove attività e alla luce delle pluriennali esperienze negative.
    Bedonia è salita alla ribalta delle cronache per due eventi: il primo riguarda la presentazione del progetto per la realizzazione di un Parco Avventura. Il secondo per la riapertura, seppur parziale di un'azienda dismessa, in cui verrebbe avviata una nuova attività di riciclaggio di materiale plastico.
    Senza ovviamente demonizzare un'impresa che può portare lavoro al territorio, a mio modo di vedere è piu' lungimirante un progetto che punta a valorizzare la bellezza e la vocazionalità della Valle, piuttosto che una produzione industriale.
    Il Parco Avventura è un esempio illuminante di come si possa coniugare ecologia, salvaguardia dell'ambiente, con iniziative volte a veicolare turismo.
    Non è necessariamente vero che la rivivificazione valliva debba passare necessariamente da fabbriche di piastrelle.

  6. Lucia

    Sig. Ubaldi, davvero la prego di finirla con le sue descrizioni assurde e illogiche di ciò che è bene e ciò che è male per la Valle, perché di business plan lei proprio non ne capisce niente e qui lo dimostra ampiamente confrontando un impianto industriale che darà lavoro a 50 dipendenti, quindi sicuramente ben più di 50.000 euro/mese di reddito per la zona........con il Parco Avventura Lupo Rosso, investimento completamente diverso, ammesso che sarà realizzato, difficilmente potrà dare reddito a 5/6 persone con i relativi e ovvi problemi di poterne poi usufruire durante tutto l'anno e soprattutto ammortizzarne i costi di manutenzione ed investimento nei primi anni!!!!

    La "rivivificazione" della valle, per usare un suo termine, passa attraverso la creazione del lavoro per evitare che le famiglie si trasferiscano altrove.......il resto sono i suoi idealismi sul niente e nulla......

  7. Daniele Uboldi

    Gentile signora Lucia,
    sono consapevole che il solo Parco Avventura non sia sufficiente a colmare il differenziale economico con un'impresa come quella in questione. Se il discorso si limitasse al semplice paragone tra le due entità ella avrebbe sicuramente ragione.
    Il mio però è un ragionamento piu' esteso e attiene al Capitale Naturale costituito dalle risorse potenziali della valle. La bellezza del paesaggio, l'aria e l'acqua buona sono una risorsa. Lo sono tanto piu' nel momento in cui le città soffrono di elevato inquinamento. Congestione del traffico, mancanza di posteggi, e, dal 2006 in poi, anche forte disagio occupazionale.
    Una ripartenza della valle, che io ho chiamato "vivificazione", non può avvenire sulla base dell'industrializzazione, così come l'abbiamo conosciuta dei primi del novecento fino agli anni della deindustrializzazione. Quella fase è chiusa da tempo.Se non altro perchè il costo per unità prodotta rende piu' conveniente delocalizzare le aziende in aree in cui il costo del lavoro è piu' basso che in Italia, oppure importando direttamente merci dai paesi asiatici. La crisi investe le grandi aree del triangolo industriale,come Sesto San Giovanni dove, sino agli anni '70, era concentrato il 20% di tutta l'industria della meccanica pesante, ed oggi non ce n'è piu' una. Figuriamoci perciò quanto sia elevata la capacità di attrarre investimenti in aree dell'entroterra tagliate fuori per ragioni di logistica.
    E' chiaro che un nuovo modello di sviluppo non può che basarsi su attività non invasive, eco-compatibili ad elevato valore aggiunto, per le quali la distanza e le ridotte vie di comunicazione non siano un problema. Penso alle nanotecnologie, come il grafene, attività di ricerca e di engineering ad alto valore aggiunto; favorite anche dalla diffusione della banda larga.
    Ma nel contempo penso anche a un riuso del territorio, al recupero di terreni abbandonati, sulla scorta di quanto sta facendo la regione Toscana, in modo da favorire quei piccoli produttori che vogliono tornare a vivere sulla terra: sia con la produzione di derrate agricole che attività di allevamento. Penso a piani di coltivazione forestale, con una oculata gestione dei tagli e delle materie di risulta ( materie prime-seconde)
    Le do atto che non sia un discorso facile. La via è impervia. Servono idee nuove , buona volontà entusiasmo, voglia di fare.
    Del resto, se prevale l'inerzia e la latitanza dei pubblici poteri, stando agli indicatori demografici, entro vent'anni Valceno e Valtaro si svuoteranno naturalmente. Anche se il tracollo avverrà molto prima, perchè sotto una certa redditività nessun esercizio commerciale potrà sopravvivere. Di questi aspetti si è occupato il consigliere Beppe Conti, nella sua interpellanza in Provincia.
    Il bicchiere va pensato mezzo pieno.Inutile rimpiangere il passato che non tornerà o pretendere di rilanciare un sistema industriale fuori dal tempo e non remunerativo del capitale investito. Non vedo molte altre possibilità, oltre che percorrere vie nuove.
    Cordialmente,
    Daniele Uboldi

  8. Lovetaro&ceno

    Buonasera a tutti

    Nel prossimo numero del mensile LOVE's in distribuzione la prima settimana di maggio ci sarà un'ampia intervista al Sig. Renato Oppimitti.

    Il mensile sarà anche scaricabile per chi non lo ricevesse dal sito internet inidcato nel link.

    Consorzio Lovetaro&ceno
    Lo staff

  9. Rebello

    ..spero che nell'intervista ci sia qualche domanda in riferimento a qualche fabbrica gia' fallita in precedenza. .o no?

  10. Lovetaroeceno

    Rispondiamo al Sig. Rebello.

    No, non c'è alcun riferimento a fabbriche già fallite. Abbiamo chiesto noi l'incontro con il Sig. Oppimitti perché come consorzio di valorizzazione turistica e territoriale volevamo essere certi del non impatto ambientale.

    Ci interessava anche verificare l'altro impatto quello sull'occupazione che per noi è ugualmente indice di benessere.

    L'interivista quindi parla di questa iniziativa e su questa vuole dare informazione.

    Non ci sono però problemi Sig. Rebello a accogliere una sua intervista qualora avesse qualche cosa da dire sull'argomento. Chieda pure tramite la nostra e-mail, che trova sul sito, un incontro con la nostra redazione e sarà nostro piacere conoscerla.

    In alternativa se vuole scriverci una lettera, firmata ovviamente, potremmo pubblicarla sul prossimo numero.

    Cordialmente

    Lovetaro&ceno
    Lo staff

  11. Conte

    Fa piacere vedere come il blog Esvaso abbia cambiato opinione sulla green economy. Dopo aver sparato "a zero" sull'eolico (guardacaso non quello del Centocroci...) oggi sostenga un progetto industriale che porterà in valle milioni di tonnelate di rifiuti.

  12. Gigi Cavalli

    Rispondo a Conte.
    Nè io e nè il blog abbiamo cambiato opinione sulla green economy locale.

    Sull'eolico del Santa Donna ho sparato a zero perché ne sussistevano i motivi, anzi 175 buoni motivi, questo il numero delle "Osservazioni contrarie" presentate alla Provincia, infatti l'ha bloccato.

    L'impianto eolico del Cento Croci invece era un progetto già approvato, senza nessuna discussione pubblica, cosa che sarebbe accaduta anche a Borgotaro se questo blog e il Comitato non l'avesse reso pubblico. Personalmente non lo vedo invasivo come poteva essere il Santa Donna, vuoi per le strade d'accesso esistenti, il crinale già compromesso e le proporzioni delle pale (un terzo rispetto a Porcigatone).
    L'ho già detto, ma lo ripeto, sono contrario a progetti sproporzionati alla nostra realtà e soprattutto se fatti in "sordina".

    Per quanto riguarda il progetto di Bedonia... per ora credo a quanto illustrato dalla Ditta in una conferenza pubblica (perchè non farlo?), se poi quanto promesso non sarà mantenuto, ognuno si assumerà le proprie responsabilità e il blog non mancherà di sottolinearlo.

    Quello che invece mi suona strano sono le Amministrazioni locali che tacciono sulla questione "Discarica di Tiedoli", da anni se ne sta occupando la Magistratura, ma nessuno ci ha mai messo al corrente sull'andamento del procedimento, così come nessuno ci ha mai spiegato la "faccenda" del preselezionatore. Conte, nel caso sapessi qualcosa tu... lo spazio ce l'hai.

  13. Giuseppe Capella

    La questione dell'eolico del Centocroci ha avuto una storia piu' travagliata di quanto avete detto. La ditta proponente dopo essere stata fermata dalla cittadinanza (e anche da un comportamento assai tiepido dell'amministrazione) per un impianto sul molinatico. Ha progettato l'impianto di Borra della Fantina alias Centocroci, l'amministrazione di Tarsogno era entusiasta e associazioni come wwf e legambiente avevano fatto osservazioni (documentate sul sito della provincia) su questioni di impatto nel rispetto del protocollo ANEV appena firmato a livello nazionale dalle stesse.
    L'impianto fu fermato per un anno poi bocciato. Successivamente riproposto piu' grande del precedente anche nel comune di Albareto con uno studio molto approfondito sull'impatto all'avifauna. Ultimo atto fu l'approvazione per decreto dal consiglio di stato (governo Monti). Da qui nulla piu' da fare. Piu' o meno questa e' la vicenda.

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