Adesso che la piena è passata, senza grandi conseguenze, restano le considerazioni su quanto accaduto.
A partire dal pomeriggio di domenica 10, fino alla notte di lunedì 11 dicembre, c’è stata emergenza maltempo: fiume Taro a rischio tracimazione, alberi caduti, scuole, strade e ponti chiusi.
Gli amministratori borgotaresi sono stati impegnati per tutte le 24 ore di criticità. Ognuno a suo modo, ma bravi. Non sono mancati, infatti, gli appelli diligenti divulgati su Facebook e tramite i gruppi di Whatsapp.
Una gestione puntuale del problema che dovrebbe succedere ad ogni avversità, in fondo, ognuno di loro, per mezzo della carica che ricopre, ha una mansione ben precisa nei confronti dei cittadini. Il problema era sotto gli occhi di tutti e giustamente andava affrontato a viso aperto.
Qualcosa però non torna. È probabile che le emergenze locali abbiano due visioni ben distinte:
a) il problema esiste e si consegue la causa;
b) il problema si fa risultare solo apparente, nonostante l’evidenza, perciò lo si persegue con il silenzio.
Nella giornata di lunedì le bacheche di Sindaco, Vice Sindaco e Assessori erano diligentemente attive, ognuno dava suggerimenti e piena disponibilità, in un caso anche di notte. Lo ridico: “Bravi”.
Meno efficienti lo sono però da un anno a questa parte, nessuno hai mai affrontato apertamente, anche sulla propria bacheca, il grande problema “emissioni”; nessuno ha scritto di rivolgersi a loro in caso di necessità; nessuno ha mai pubblicato un grafico di ARPAE in modo da dimostrare l’accaduto; nessuno di loro ha mai dormito anche solo una notte alle Spiagge. Emergenze a due velocità, a due convenienze.
Se le circostanze critiche in generale venissero affrontate così, proprio come andrebbe fatto, fronteggiando il problema, facendo percepire alla popolazione che le istituzioni esistono e sono dalla parte di tutti i cittadini, senza visioni individuali, politiche o di opportunità, si eviterebbe di vivere in un paese socialmente diviso, spaccato letteralmente in due e con un tale risentimento che in confronto la piena del Taro è la pisciatina di un cocker.
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A Borgotaro le criticità sono soggettive, dipende dal contesto e dalla causadi Gigi Cavalli ▪ Martedì 12 Dicembre 2017

7 Commenti
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Antonio
12/12/2017Persone che si atteggiano amministratori ma che hanno ancora tanto da imparare
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Gio'
12/12/2017Colto nel segno.
Ma anche in modo assai profondo.
Gli animi ieri eran tutti concentrati verso chi vive lungo gli argini più deboli, quelli che lui, Sua Maestà il Taro, può più facilmente infrangere.
Quella gente, in quel momento li particolare, era la parte più fragile della popolazione Uniti per proteggere i più fragili. Qual cosa può essere più nobile?
Per questo non mi capacito, quando in altre circostanze, gli altri deboli son, come dire, trascurati.
Ecco sì trascurati.
Un disagiato va sempre tutelato. Chiunque esso sia ed ovunque esso viva. -
Federica
12/12/2017La quiete dopo la tempesta e da adesso tutto tornerà come prima. Illuso chi spera!!!
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Anta
12/12/2017Quando a loro conviene si mostrano, quando invece devono dare risposte ritirano la mano.
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Sonia Berni
13/12/2017Devo riconoscere che il ragionamento non fa una piega. Almeno apparentemente. Già, perché in realtà il problema va posto in modo diverso: se ci fossero stati danni, lo spirito del testo sarebbe uguale?
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Castore
13/12/2017Colto nel segno in pieno.
quello che giustamente dovrebbe fare un amministratore è ascoltare e dare risposte, ovvero prendere in carico le questioni della collettività, qualunque sia la risposta finale. è una questione di buona comunicazione: il disprezzo intellettuale con cui hanno trattato (e trattano) i cittadini sul problema emissioni è più grave della mancata risoluzione del problema stesso. minimizzano e ne fanno una questione personale e politica. ma l'odore e gli occhi che bruciano non hanno bandiere. -
Remo Ponzini
13/12/2017" La politica del silenzio " .
Viviamo in un mondo dove la comunicazione impera incontrastata. E' un bisogno collettivo; come se ognuno di noi avesse una necessità irrinunciabile; come se fosse una esigenza imposta dalla società. Spesso quando la concitazione si trasforma in caos sogniamo l'isola deserta ma certi silenzi, a volte, diventano assordanti, irriguardosi.
Ci sono dei politici che lo esercitano come fosse una professione e/o un "dovere" civico.
Perchè lo fanno ? Penso che le risposte sarebbero molteplici ed assai arzigogolate ma che quella principale dipenda dal fatto che, nelle loro menti complesse, la ritengano una arma da difesa infallibile e facile da usare. Una tattica da sommergibilista che ritengo stridente; come fosse un violino mal accordato.
I pubblici rappresentanti non dovrebbero essere in sintonia con i loro cittadini ?
Non dovrebbero informarli sugli argomenti e le problematiche che hanno colpito, in modo impietoso, la nostra vallata sia sul punto nascite che sui reflussi olfattivi e sulle emissioni funeste della Laminam ?
Hanno a disposizione mezzi di divulgazione infiniti, compreso Esvaso.it, ma il loro mutismo è tombale. Non credo che questa "tattica" li ripagherà. Non sono mai stato un politico ma il malcontento mi sembra assai dilagante.
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