Vienna a colori

Nella capitale austriaca, tra case da favola, regge imperiali e dolci da sogno
A guardare questa foto di copertina verrebbe da pensare a Barcellona, alle sinuose curve di Gaudì. Invece no, siamo in Austria, più precisamente a Vienna. E pensare che nel mio immaginario la consideravo malinconica, fredda e grigia. Ora so che non è così. Vienna l’ho vista e apprezzata a colori, anche grazie a un caldo sole autunnale e a un cielo azzurro senza la macchia di una sola nuvola.
 
Una città imperiale e affascinante sotto tutti gli aspetti, non solo per la presenza del meraviglioso Palazzo di Schönbrunn, la dimora preferita dalla Principessa Sissy, per i quadri di Klimt e Egon Schiele o per le danze viennesi e la musica di Mozart.
Per rivivere ancor oggi gli antichi fasti è sufficiente camminare per le vie del centro storico a naso in su e guardarsi intorno. I palazzi sono meravigliosi, veramente uno più bello dell’altro, tutti gravitano intorno alla Hofburg, la reggia degli Asburgo, una città nella città. È anche facile notare che non c’è una sola facciata cittadina che abbia il bisogno di essere sistemata o riporti scritte allo spray. Così strade e piazze, pulitissime e prive di ogni segno d’inciviltà. Che bello! 
 
I mezzi pubblici funzionano, ma per conoscere una città non c’è bisogno della metro o dei tram, bensì delle gambe. I quindici chilometri quotidiani l’hanno testimoniato. Ad esempio, nel 3° distretto, quartiere viennese dove è difficile passare per caso, in quella zona non ci sono musei o monumenti storici, ci sono degli edifici che valgono la passeggiata, alcuni di loro sono il frutto della creatività dell’Arch. Friedrich Stowass.
 
La prima costruzione che si incontra non passa inosservata, è conosciuta come “Casa Hundertwasser”, divenuto poi manifesto e pseudonimo del progettista. Si tratta di un palazzo con una cinquantina di alloggi popolari che ancora oggi il Comune affitta a prezzi contenuti. Le facciate sono decorate con colori vivaci e ceramiche, le linee sono irregolari, gli angoli arrotondati, le finestre differenti una dall’altra, sporgono terrazzi fioriti e dal tetto spuntano grandi alberi. Una visione talmente irreale da ricordare la casa di marzapane nella favola di Hansel e Gretel.
A qualche centinaio di metri c’è un altro edificio fuori dagli schemi, il “Kunst Haus”, il museo di Hundertwasser, ed è anche qui la facciata è decorata a colori vivaci e le linee curve la fanno da padrone.
 
E poi c’è lei, la sostanza del desiderio, la Sacher-Torte. Per tutti e tre i giorni è sempre rimasta in primo piano. Anche quando si celava dietro a qualche vetrina illuminata o tra i calici di un Rosé al tavolino di un caffè, il profumo, la delicatezza e il desiderio persistevano ad oltranza. Una fetta di dolcezza che vale tutto il viaggio.

FOTO: per le strade di Vienna



6 Commenti
  1. Micol

    Ci sarebbero troppo cose da dire e non so come iniziare. A Vienna ci sono stata 3 volte e i ricordi sono sempre meravigliosi. Non sai che piacere poter sfogliare le tue bellissime foto e per qualche minuto tornarci. Voglio portare mia figlia appena sarà possibile e farle rivivere il sogno della Principessa fanciulla Sissy negli spettacolari giardini di Hofburg e farle assaggiare la dolce Sacher. Ora mi verrebbe da acquistare d’impeto il biglietto e partire per il prossimo fine settimana ma

  2. Peppino Serpagli

    La vera Sissy, principessa in (non "di") Baviera e poi Elisabetta imperatrice d'Austria e regina d'Ungheria, odiava Vienna. E i viennesi non amavano lei, mentre era adorata dagli ungheresi. Passò gran parte della sua vita vera in fuga dai palazzi imperiali. Non voleva neanche essere sepolta a Vienna (avrebbe preferito Corfu), ma quella volta il pur pazientissimo e amorevole marito Francesco Giuseppe non l'accontentò e lei finì nella Cripta dei Cappuccini di Vienna, dove sono sepolti quasi tutti gli Asburgo, anche le un po' nostre Maria Luigia di Parma e Zita di Borbone Parma.

    Fu uccisa, quasi per caso, con un punteruolo dall'anarchico altovaltarese Luigi Luccheni e morì all'Hotel Beau Rivage di Ginevra. Di Luccheni si conosce solo la madre, una certa Lacchini (diventata Luccheni per un errore all'anagrafe di Parigi) forse di Albareto. La Lacchini, dopo aver partorito Luigi a Parigi, si trasferì a San Francisco, dove si rifece una vita sposando un Longinotti.

    Due anime in pena Sissy e Luigi. Lei anoressica, motomaniaca e piena di rimorsi (specie dopo le tragedie del figlio Rodolfo a Mayerling e poi del cugino Ludwig nel lago di Possenhofen), sempre vestita di nero nella seconda parte della sua vita e sempre in fuga dai fotografi e dagli obblighi di corte. Lui un trovatello che, tra l'altro, ancora minore, dovette lavorare duramente alla costruzione della ferrovia Parma-La Spezia in quel di Solignano. Rip per entrambi.

    P.S. Ovviamente complimenti per le bellissime foto di Vienna.

    Peppino Serpagli - Milano

  3. Marco Biasotti

    Forse era meglio lasciarci invadere!

  4. Anna

    Ho visitato Vienna in gita scolastica quando frequentavo la quarta superiore al Liceo, ricordo che la prima cosa che cercai era "il bel Danubio blu", e la delusione nel constatare che il suo reale colore fosse un grigiastro striato di verde, insomma niente da invidiare al nostro Tevere! E ricordo benissimo, e il ricordo mi ha accompagnato per tutti i 5 anni di Università a Parma, che i servizi pubblici erano GRATIS per gli studenti e gli anziani.

    Ps. Se i palazzi sono stati graziati dalle scritte e dagli sfregi è perché forse gli "artisti" delle bombolette spray hanno potuto liberare la propria creatività in altre parti della città?! Almeno a giudicare dalle foto di Gigi!

  5. Luciana Bertorelli

    Ho trovato il tuo articolo molto bello e suggestivo per i richiami alle bellezze di Vienna, alla pulizia, alla civiltà. E soprattutto alla torta Sacher che adoro !!

  6. Giuseppe

    Foto bellissime come sempre e commenti di un certo livello, non mi è simpatica l'Austria ma non posso dire di non ammirare i popoli che rispettano le Regole cosa che purtroppo noi non sappiamo fare. Grazie per la cortese ospitalità e saluti a tutti. Giuseppe.

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