La famiglia Vassallo

Un ricordo dedicato ad una famiglia bedoniese scomparsa, ma affidata a quei ricordi da ben conservare
Il pretesto per parlare della famiglia Vassallo è partito da quella tabella rinvenuta in solaio: “Scuola di taglio-Ada Vassallo”, ma non solo, lo ritengo anche un gesto doveroso verso delle persone che ancora oggi sono ricordate dai Bedoniesi con rispetto ed affetto. Per ricostruire il passato vado a trovare Maria Pina e chiedo cosa ricorda di loro: “Famiglia interessante, sicuramente fuori dagli schemi”. Così, senza bisogno di trovare il bandolo della matassa, inizia dal capofamiglia Prof. Bruno Vassallo, originario di Genova e che giunse a Bedonia durante la guerra come “sfollato”, insieme alla sorella Renata e alla mamma Allegra Peruzzi. Qualche tempo dopo conobbe Anna Mazzocchi, facente parte di una distinta famiglia originaria della Valceno, e dal loro matrimonio nacquero due figli: Mario e Ada.  

Bruno era una persona assai fine, riservata, educata e schiva; ha quasi sempre vissuto appartato e dedito alla famiglia e all’insegnamento del disegno. Erano gli anni ’50, e nell’ampia "casa Mazzocchi” di via Trieste era abitudine organizzare ricevimenti culturali (in estate anche nel giardino retrostante) in cui si discuteva di politica, religione e letteratura, magari inframmezzati da qualche momento musicale a cura delle figlie, ben sei sorelle Mazzocchi: Andreina, Maria, Anna, Tina, Alda e Laura. Bellissimi momenti, che oggi si chiamerebbero “salotti letterari”. Come si sarà capito, in famiglia la cultura veniva prima di tutto: Bruno era laureato in disegno (suo il logo della Sagra della Trota, in allegato), Mario suonava il pianoforte e insegnò musica, mentre Ada si laureò in lettere. Tutti e tre insegnarono presso le scuole medie, Bruno ne fu anche Preside.

Posso ora aggiungere ricordi miei personali, poiché c’è una rappresentante di questa originale famiglia che ho avuto la possibilità di conoscere, anche se per quel tanto che mi ha permesso: la professoressa Ada Vassallo. Chi la conosceva bene si accorgeva di quanto amasse essere se stessa: Ada non amava i pettegolezzi e non era solita parlare di sé. E questo aspetto del suo carattere è emerso anche quando ci ha lasciato, nel luglio del 2015: quasi in sordina, in punta di piedi, nello stesso modo in cui era solita vivere.
Le prime parole che scambiai con lei furono in occasione della pubblicazione del suo primo libro di leggende paesane “La penna d’oro”, ed erano per complimentarmi: per tutta risposta lei arrossì, poi sorrise e cambiò discorso. Da allora, ci siamo sempre salutati e scambiati piacevolmente due parole. Ricordo anche quando, al pomeriggio, la vedevo seduta sulla panchina nella piazza del Municipio con l’amica Cristina o nella terrazza dell’hotel San Marco con Ornella… una sigaretta e un caffè, uno dei pochi momenti di distrazione.

Le sue amiche e colleghe Ilaria e Antonella mi raccontano di lei, in occasione del suo secondo libro “Frammenti”, di quando la invitarono più volte a scuola per presentarsi come scrittrice, senza però mai convincerla: diceva che non era quello il caso di mettersi in mostra, tanto meno con dei bambini.
Ilaria mi racconta anche un altro episodio, inerente al filmato del 1957 girato dalla signora Massimina Bresaola, da me recuperato dai parenti e riassemblato con il titolo “C’era una volta a Bedonia”: in quell’occasione riferì ad Ada che in quella storica registrazione c’era anche lei bambina, insieme a Mario, sua mamma e alcune vicine di casa. Le chiese se desiderasse vedere il filmato, ma lei rispose, con un velo di malinconia, che era contenta così, che fossero stati ripresi.
Eppure ognuno di loro era una sua ragione di vita. Si sfamava di ricordi, non c’era occasione in cui non parlasse dei suoi famigliari e delle loro qualità umane. Anche la fotografia di lei e Mario, entrambi bambini, davanti alla casa di Via Trieste, la portava sempre nel portafogli (in allegato le foto): sicuramente la perdita dell’adorato fratello era stata per lei una prova durissima e mai veramente superata.

Antonella ha voluto anche rievocarmi i suoi ultimi giorni alla “Valle del Sole”, momenti vissuti assieme alle carissime amiche Cristina, Ornella e Caterina, e che, nonostante la sofferenza, abbia continuato a parlare e soprattutto a pregare da donna di fede qual era. Ognuna di loro ricorda ancora oggi il suo tenero modo di salutare: “Ciao stella".

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FOTO: dall'album di famiglia



13 Commenti
  1. Beppe

    Non vorrei sbagliare, e se così fosse ti prego GIGI cancella questo mio labile ricordo....
    ma ricordo Mario, grande musicista, mi fece da insegnante di musica alle scuole medie; prima come supplente della longeva e ormai prossima al pensionamento Signora Battaglioni, in seguito come insegnante incaricato.
    Sembrava un gentiluomo di altri tempi, vuoi per il suo volto incorniciato da un paio di baffi importanti, scuri,
    scuri come la sua capigliatura pettinata a puntino, vuoi perché le prime volte che venne alla P.V. Manara era inverno, un inverno di quelle veri, dal freddo secco e pungente e lui si difendeva da tutto questo con un caldo e nero "Tabar" (mantello di lana cotta). Proprio come facevano molti signori d'inizio secolo.

    Ma si sa, i ragazzi, maschi specialmente, da noi avevano un brutto vizio, quello di dare i nomignoli e nemmeno il taciturno e dolce insegnante venne risparmiato, ovviamente per via del suo caldo mantello...

    Tutto questo, unito a qualche racconto che mi disse la mia mamma "bedoniese" su di lui e la sua famiglia,
    non fece altro che aumentare in me la tenerezza ed ammirazione nei suoi confronti.
    Grande fu la sorpresa nell'apprendere la triste notizia della sua prematura scomparsa dopo pochi anni da quella sua bellissima apparizione nel suo grande mantello nero...

  2. Gigi

    Beppe, non hai scritto nulla di scorretto, anzi, i tuoi ricordi hanno contribuito a fornire altri dettagli riguardanti la vita di questa famiglia.

    Hai fatto bene a citare il "Tabarro", lo ricordo anch'io indosato da Mario... anche per noi era una visione quasi astratta, specialmente quando appariva durante la nevicata, il contrasto di quella figura non la dimenticherò mai.
    Insieme ai fratelli "Fredàn" sono stati gli ultimi bedoniesi ad indossarlo.

  3. Fabio

    Mario fu il mio primo professore di musica.
    Ada fu la mia professoressa d'italiano per un anno e più.
    Amici di famiglia e vicini cortesi (in passato abitavano dirimpetto a noi) mi hanno sempre dimostrato una cortesia ed educazione radicatissimi.
    Li ho sempre visti come persone sensibili, acculturate e riservate.
    Persone naufragate qui da un altro tempo e da un altro luogo.
    Persone che non avevano mai smesso di pensare a quel tempo e a quel luogo: a quella casa, a quel giardino, a quella siepe di "Lacrime della Madonna" ora sostituita da un alto e semirustico muro in pietra.

  4. Gabriella

    Avete dimenticato Anna, la mamma di Mario e Ada, persona estroversa, vivace, con tante idee! Lo so perché era la mia madrina. Io li ho conosciuti a Genova dove abitavano in via Luccoli. Andare da loro a cena o a prendere il caffè era sempre una festa

  5. Mirko Filiberti

    Nonostante la nostra classe alle medie di Bedonia fosse una delle più scalmanate la proff.sa Ada Vassallo ci ha seguito con dedizione e pazienza incredibili. Ho un caro ricordo di lei e di suo fratello "il Prof. di Musica " così lo chiamavamo

  6. Maria

    Mi associo volentieri al ricordo di Ada e Mario. Anch'io ho avuto Mario come professore di musica prima e collaboratore bibliotecario poi, quando purtroppo ha dovuto interrompere l'insegnamento per ragioni di salute. Non poteva più parlare. Perbene e signore anche nell'affrontare la malattia.

  7. Claudio M.

    Fin da ragazzo ho frequentato la casa, detta in dialetto, di "Pinotti" - penso fosse il soprannome della Famiglia Mazzocchi - dove Ada, Mario e i genitori, Anna e Bruno, abitavano.
    Andavo spesso in quella casa anche perché lì abitavano i miei zii, Marco e Vilma.
    Ada e Mario erano miei amici e il loro babbo era stato mio insegnante di disegno alle scuole medie, nei primi anni '60.
    Il prof. Vassallo, oltre che insegnante e Preside alle medie, era anche un bravo pittore paesaggista e in casa sua ammiravo i quadri, dai tenui colori autunnali, con belle vedute di angoli bedoniesi.
    Chissa' dove saranno finiti quei quadri ?
    Nella mia ineffabile memoria , risvegliata dalla "Comunità di Esvaso", con le tante tessere di mosaico che ricompongo la vita dei Vassallo, quei quadri ci sono ancora, vividi di colori e sensazioni...
    Bruno aveva una sorella, Renata, valente pittrice, moglie del prof. Andrea Granelli da Casaleto di Bedonia, poi mio indimenticato insegnate di lettere e Preside al liceo di BorgoTaro e di Parma (il Marconi).
    Il figli di Renata Vassallo, Cecilia, Maria Pia e Stefano (che d'estate frequentano ancora la casa di Casaleto) fino a poche settimane fa non conoscevano la storia della targa della sartoria della loro nonna Ada in Genova.
    Ora leggeranno questa seconda puntata e si sentiranno parte della nostra "Comunità di Esvaso" anche se vivono in citta'.
    Maria Pia mi ha confessato un desiderio: potere esporre la targa della nonna, omonima della "Nostra" Ada, nella casa di Parma o di Casaleto. Sarà possibile questo miracolo?

    P.S.
    Bellissime le fotografie e stupendo il sorriso, sempre lo stesso, della "Nostra" cara Ada.

    Claudio M.

  8. Gigi Cavalli

    Carissimo Claudio,
    ti ringrazio per aver aggiunto alla storia della famiglia Vassallo altri importanti particolari. Credo anche che non saranno finiti.

    La targa "Scuola di Taglio" è sopravvisuta ai decenni grazie alla famiglia Salini, perchè vedi, se fosse stata a casa di Ada, a quest'ora, avrebbe fatto la fine di ciò che era rimasto in casa sua dopo la sua morte, cioè in discarica... esattamente come alcuni quadri, libri e il disegno originale del logo della Sagra della Trota (poi da me fotografato perchè un'anima buona l'ha tolto dagli scatoloni). Come ora potrai notare, avevo anche omesso di scriverlo dal dispiacere...

    Non voletemene, ma al mio paese ci tengo, così come tutto ciò che gli appartiene.

  9. Maria Rosa

    Io ho avuto il papà come insegnante di educazione artistica alle medie e le mie figlie hanno avuto Mario e anche Ada sempre alle medie! !!! Splendide persone tutte e tre !!!!

  10. Piero Rizzi Bianchi

    Io pure ho avuto la fortuna di conoscere entrambi questi fratelli, la cui schietta originalità trovava nel contesto ristretto e guardingo di Bedonia il sottofondo ideale per risaltare (pagandone però il prezzo).
    Per primo viene Mario, che conobbi già da ragazzo, quando, sull'esempio del caro amico Zeffiro e per amore verso la musica classica, volli anch'io prendere da lui delle lezioni di piano: la cosa ebbe poco seguito, stante la difficoltà per me insormontabile a leggere gli spartiti, ma mi permise di entrare in relazione con questa persona minuta e schiva, e che invece a contatto con lo strumento rivelava una energia vibrante, quel fuoco interiore che è il segno distintivo di un temperamento artistico. Pensavo, e penso ancora, che con tali capacità avrebbe ben potuto sostenere qualche esibizione pubblica, che avrebbe elevato gli animi ma che purtroppo non mi risulta sia mai avvenuta: e, senza dubbio, fu il suo carattere ad impedirglielo.
    La sua persona, così eccentrica e appartata, era invece ben presente come argomento nelle nostre conversazioni tra amici, in quel misto di scherzo e di attenzione ai particolari che, a Bedonia ma credo anche altrove, è un modo paesano per esprimere interesse: in particolare, ricordo con piacere la rilevante “reazione chimica” che provocava ad un’altra personalità altrettanto forte e caratteristica, ma per molti versi opposta: quella di Arturo…

    Quando, passato del tempo, Mario venne ad abitare al Serpaglio, appena dietro casa mia, ebbi la possibilità di riprendere e approfondire un poco la sua conoscenza. Fu soprattutto negli anni in cui si ammalò che trovai un motivo di più per frequentarlo con spirito amichevole, vincendo la sua naturale ritrosia: e l'argumentum princeps fra noi era naturalmente la musica, capace di far rivivere la sua sensibilità nonostante le angustie del suo stato. Per convincermi della bontà del jazz, genere da me mai particolarmente apprezzato, mi regalò una musicassetta (che ancora conservo) da lui preparata registrando un suo disco con i pezzi dei più strabilianti pianisti del “ragtime”, Scott Joplin in testa: e devo dire che, almeno sugli inizi del “fenomeno jazz”, riuscì a farmi cambiare idea. L'ho riascoltata proprio ieri sera: e, in modo naturale e non cercato, quel suono tonico e penetrante mi ha riportato al carattere del suo donatore.

    Fu proprio in queste visite all'illustre ammalato che ebbi occasione di conoscere sua sorella Ada, il cui dolore per lo stato del fratello traspariva ad ogni istante: dolore che purtroppo, dopo la morte di lui, le è come rimasto addosso, fino a sfociare nella sofferenza di una nuova malattia, sopportata con grande dignità. L'ho sempre considerata una creatura assai sensibile, come del resto era anche Mario: ma lei apparentemente più indifesa, senza quella corazza che –dopo le immancabili delusioni umane– invece lui si era, in certo modo, elegantemente costruito (vedasi il tabarro da altri già notato).
    La modestia di Ada, pure già messa in evidenza nel testo di Gigi, posso a mia volta pienamente confermarla: la Vassallo infatti, nonostante sapesse della mia formazione e forte propensione alla cultura umanistica, e connesse attività per le quali in più occasioni mi manifestò il suo apprezzamento, non mi comunicò mai nulla delle sue produzioni letterarie, l'esistenza delle quali ho appreso solo un paio di anni fa. Sia questa l'occasione buona per procurarmele, e per meglio capire e ricordare anche questa preziosa persona.

    Nonostante le prove, gli errori e i dolori che la vita ha loro riservato, Mario con la musica, Ada con la letteratura hanno saputo indirizzare la propria vita al bello: questa è la loro redenzione, la “via verso il cielo” che essi ci indicano.

  11. Claudio M.

    Caro Gigi e caro Piero,
    i vostri ricordi, unitamente agli interventi di quanti hanno conosciuto e ricordato la Famiglia Vassallo su ESVASO, Vi rendono onore per l'amore che avete per la vostra "Pieve"; ma, soprattutto, rendono il giusto riconoscimento, umano e professionale, ad Ada, a Mario e ai loro genitori e fanno sentire l'affetto di una Comunita' che ancora si riconosce nei valori dei Vassallo.

    I cugini parmigiani (Cecilia, Maria Pia e Stefano) di Ada e Mario sono commossi per i ricordi, cosi' affettuosi e sinceri, del "Nostro Blog" (si dice così?), soprattutto quello odierno, cosi' profondamente introspettivo e sentito di Piero e sono grati alla "Comunita' di Esvaso".
    Claudio M.


  12. Piero Rizzi Bianchi

    Non posso che ringraziare l'amico Claudio Mazzadi per quanto ha voluto aggiungere al suo già valido contributo: anche le sue sono parole accorate e sentite, assolutamente adeguate per questa circostanza.
    E' evidente a chiunque come Bedonia, negli ultimi anni, abbia preoccupantemente ridotto la sua vita sociale: per chi vive la maggior parte del tempo lontano, come il sottoscritto, scrivere qui (purché in maniera comprensibile, ed esprimendo contenuti) è un modo per tentare almeno di mantenere la fiamma, nella speranza di un cambiamento che porti tempi migliori per la vita reale del nostro paese. Io cerco di farlo senza assillo, ma con impegno, soprattutto quando l'argomento lo meriti, come in questo caso –e, al proposito, devo ora segnalare di aver portato alcune correzioni e integrazioni per migliorare il mio testo, che dunque invito i più interessati a rileggere.
    Voglio infine salutare con simpatia anche i parenti dei nostri Vassallo, che mi sembrano portare degnamente una tale parentela: sarò molto lieto di conoscerli di persona, in caso che facciano visita a Bedonia nel corso del prossimo agosto.

  13. Pino Valle

    Sono un cugino di Ada e Mario, figlio di Clementina "Tina" Mazzocchi. Sono contento che tante persone si ricordino ancora della nostra famiglia a distanza di parecchi anni. Era un gruppo molto affiatato che poi si è disperso in molti rivoli. Forse il tempo ha attenuato certi lati non del tutto brillanti delle persone, come capita per le famiglie numerose. A me, a mia moglie e alle nostre tre figlie è capitato di trascorrere molte vacanze estive a Borio presso casa Squeri. Speriamo di poter rivivere qualche bel momento, anche se i morti ormai sono più numerosi dei vivi. Grazie. Pino

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