
Sylvia mi ha rubato un sogno. No, non è vero. Sylvia ha realizzato un mio desiderio. Non è vero nemmeno questo. Sylvia ha concretizzato quello che avrei sognato di fare. Ecco, questo è corretto. Sylvia ha aperto una libreria.
Credo di non sbagliare a pensare che non sarebbe stata solo una mia aspirazione.
Essere avvolto, circondato, chiuso tra quei libri per intere giornate. Dev'essere davvero affascinante. L'ho sempre immaginato come un locale dalla luce soffusa, dagli scaffali in legno che rivestono intere pareti e ricurvi dal peso, pregno dell'odore di carta e d'inchiostro, con il libraio che ti consiglia un autore mentre ti esamina attraverso gli occhiali sulla punta del naso, come un posto dove è obbligatorio salutare all'ingresso e all'uscita. Una sorta di luogo sacro. E poi vivere per un terzo della giornata tra parole, storie e ragionamenti di altri, che aspettano solo di farsi tuoi, non sarebbe incantevole? Penso anche ai tempi morti, a quelli che possono esserci in un negozio di un piccolo paese com'è questo, a quei momenti solitamente tediosi, pesanti da far trascorre, là dentro sarebbe tutto risolto, la compagnia è assicurata. Persino in inverno, quando le persone per strada le riesci a contare e ti passano davanti imbacuccate e con passo deciso, talmente veloci che non si degnano nemmeno di uno sguardo alla vetrina. Tutto si mostrerebbe meno grave, persino la vita apparirebbe più semplice.
Sì, forse anche più serena. >> BORGOLIBRI