Fioritura dell'artigianato, dell'industria e dell'arte in Alta Val Taro

Il borgotarese Romano Costa racconta l'avvento della "Pontremolese" e delle opere architettoniche lasciate da Aldo Tagliavini
Nell’ultimo ventennio dell’800, con la costruzione della ferrovia Parma-La Spezia, in Valtaro è stato gettato il germe della civiltà industriale, ovvero un modo di guardare al mondo e a sé stessi nella prospettiva dell’invenzione, del nuovo, nella direzione del futuro; laddove fino ad allora, secondo le consuetudini di una civiltà agraria, lo sguardo era rivolto, soprattutto, a un passato da imitare, da perpetuare, senza significative innovazioni strutturali.

Quell’evento fu all’origine di radicali e storici mutamenti economici, sociali, culturali, imprenditoriali, che fecero dell’Alta Val Taro un luogo di attrazione per nuove imprese artigianali, manifatturiere e turistiche, nel segno dell’utile e del bello. Fu così che, nei primi decenni del ’900, si verificò anche un’interessante fioritura creativa, soprattutto nella scultura, nell’architettura e nel design raffigurato dal borgotarese Aldo Tagliavini. Questa apprezzabile impronta artistica ha, in un certo senso, connotato la nostra valle, rendendola ancora oggi, attraverso bellissimi esempi di Liberty, un fantasioso museo a cielo aperto.

In allegato (PDF) il racconto di Romano Costa che ci parlerà, appunto, della ferrovia in Val Taro, delle opere del Tagliavini e della sua collaborazione con mons. Renato Costa, zio del nostro Romano.

G. C.
PDF: scarica il racconto

FOTO: alcune opere di Aldo Tagliavini



2 Commenti
  1. P.Corsini

    Gli anni raccontati (fine 800 / primi 900) rappresentano una vampata per il motore del nostro paese attraverso la rivoluzione industriale ed anche localmente la congiuntura non è stata da meno. Da considerare che non solo il treno ha portato sviluppo poiché il periodo è stato fiorente anche sotto l’ingegno di molte persone, vedi le tante fabbriche o aziende artigianali sorte in quel mezzo secolo. La lavorazione del mirtillo, del marmo, dei legnami, del cemento, dei funghi ne sono solo una piccola ma importante indicazione.

  2. Nicola Cattaneo

    Una lunga sezione di questo bellissimo scritto (per cui ringrazio l'autore) riguarda la famiglia Armani, famiglia di mia nonna, e famiglia a cui soprattutto vanno i ricordi di mio padre, che delle vicende degli Armani era un conoscitore e anche un orgoglioso divulgatore, in varie forme e con varie iniziative (veramente mai solo dedicate a loro ma a tanti artisti/artigiani) delle nostre valli.

    Ora comunque leggendo queste righe appaiono contorni e prendono vita in maniera più netta, alcuni passaggi davvero interessanti di queste famiglie e di questi uomini e donne che hanno realizzato opere destinate a durare ben oltre le loro vite.

    Ultimamente in un breve passaggio all'isola della Maddalena, ho orgogliosamente camminato sul granito posato dai fratelli Armani nel primo dopoguerra in quella parte di Italia così lontana, che allora dovevano avere raggiunto per necessità e con grande difficoltà immagino, ma anche loro, penso con l'orgoglio di dimostrare la loro competenza nell'arte della lavorazione e della posa del sasso (là granito, e qui arenaria) ma che in parte mi ha confermato che fra i miei (nostri) familiari, vi era una determinazione e una intraprendenza che mi auguro possa essere sempre di esempio non solo a noi "eredi" ma a tutti.

    Poi le qualità artistiche restano di pochi, e ad esempio quello che ho conosciuto meglio di loro, cioè Ido Armani, era un artista veramente incredibile, le sue opere sono un inno alla plasticità di una materia che è tutto tranne che plastica, e che spero possa essere ancora vista e studiata perché (ammetto giudizio di parte) ha pochi eguali nel suo campo, e quando passo dalla casa di Tornolo mi fermo e guardo e penso che a volte i capolavori non sono nei musei...

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