C'era una volta la focaccia di Ferruccio
Ferruccio e Nicola Balsi, i famosi fornai bedoniesi, cederanno il passo dopo 64 anni di attività e sarà la fine di un periodo storico
La notizia di questi giorni è quella che, con la fine dell’estate, il forno, verosimilmente, passerà di mano. Sarà comunque la fine di un’epoca, e sarà uno dei sempre più numerosi segni del tempo che marcherà la memoria dei Bedoniesi.
Nicola diventerà un bottegaio, sicuramente con una vita più semplice e meno impegnativa, mentre il papà Ferruccio si godrà finalmente la pensione: non per nulla è nato nel 1943.
Sono anche certo che ci sarà un prima e un dopo la focaccia di Ferruccio, così come accadrà ai classici tipi di pane, sempre preparati come un tempo: pagnotta, spaccata, pasta dura, rosetta e filone.
Le origini di questo forno e della sua collocazione vanno indietro nel tempo, almeno fino a quando, sessant’anni fa, era già gestito da un altro fornaio storico di Bedonia, Giuseppe Squeri detto Cucù, poi trasferitosi nella centrale via Garibaldi -a fianco della bottega di commestibili di Vittoria e Paolino Tedaldi- e successivamente in via Aldo Moro, inta Perperàn-na.
Quest'attività fu iniziata dalla mamma di Ferruccio, Rina Prato, nata a Ne nel 1923, sulle alture vicino a Chiavari, e sposa in seconde nozze del borgotarese Carlo Delchiappo, di professione “garzone fornaio”. La loro avventura ebbe inizio nel 1954 con la gestione in proprio di un forno a Tarsogno, in località Crocetta -subentrando a quello di Giuseppe Bertolotti- per poi trasferirsi dopo un paio d’anni a Berceto, dove rimasero dal 1957 al '59 -subentrando a quello di Adolfo Torricelli in via Roma. Alla fine del 1959, quando Cucù si trasferì lasciando libero il punto vendita, traslocarono definitivamente l’attività a Bedonia, proprio inta Curte de Milàn, e presto fu chiamato “il Forno della Rina”.
Ai tavolini del bar Italo, ho parlato un po’ con Ferruccio del suo "regno": sapendo della notizia, ne ho approfittato per strappargli qualche ricordo. Ho notato che mi rispondeva con l'aria un po’ sconsolata, ma sempre con quel suo accento ligure, lo stesso che ereditò dalla mamma e mai sopito nel tempo: “Eh sì, è arrivato il momento di dire basta, sono là dentro da ormai sessant’anni. E poi sono cambiati i tempi, è cambiata Bedonia, sono cambiate le persone.
Pensa che fino agli anni ’70 facevamo oltre 200 kg di pane al giorno, metà si vendeva al bancone, l’altro si portava nelle botteghe delle frazioni… Alpe, Carniglia, Anzola, Masanti, Pontestrambo, ma non solo, c’erano da rifornire anche decine di osterie e altrettanti ristoranti, ma anche alberghi come Pansamóra, Biolzi, San Marco, U Rìssu.
Ci abbiamo sempre lavorato in quattro a tempo pieno, almeno fino al 1994, quando mio fratello Rinaldo si ritirò per problemi di salute; poi, dal 1997, restammo in due, io e mio figlio Nicola, poiché in quell’anno mancò mia mamma Rina. Eh sì, adesso è davvero un altro mondo… basta!”, me lo dice scrollando la testa, mentre con una mano si accende un’altra sigaretta.
Poi ricorda anche quando le signore di casa portavano a cuocere al forno le teglie delle torte, quelle preparate in casa e che servivano per il pranzo. Ricordo io stesso benissimo questa pratica di cottura, poiché anche mia nonna mi mandava al forno della Rina con la torta di patate infagottata intu mandìllu -ampio fazzoletto blu a righine bianche- e in tasca le 200 lire per sdebitarsi della cortesia.
Un’altra curiosa abitudine era quella di commissionare il marsapàn e nel contempo consegnare una dozzina di uova: in pratica, gli altri ingredienti, la lavorazione e la cottura erano a carico del fornaio, un servizio che veniva poi ripagato con una modica cifra, 1000 lire, se non ricordo male.
Ferruccio, solitamente restio a parlare, mi racconta anche un altro aneddoto legato alla “cottura conto terzi”, quando, soprattutto nei mesi estivi, il forno doveva restare aperto la domenica mattina, poiché c’erano gli alberghi del paese che portavano a cuocere decine di teglie di lasagne: “Non si guadagnava niente, ma era una cortesia che si faceva ai clienti”. Queste cotture erano tutte benevole concessioni, che sono rimaste in uso presso i fornai bedoniesi fino agli inizi degli anni ’80… mentre, al giorno d’oggi, farebbero rischiare la galera. Eh sì, ha proprio ragione lui: adesso è davvero un altro mondo!
Tra non molto, tutti questi ricordi entreranno a far parte di quel piacevole e irrecuperabile passato bedoniese, e a noi non resterà che ripensare a quel soave profumo di pane appena sfornato che invadeva le calde notti d'estate, in particolare quelle precedenti la Madonna di San Marco e quelle dei giorni di Ferragosto, alla gustosa focaccia e a quella classica cadenza ligure di Ferruccio, che forse, per Bedonia, rappresentava non solo un tipico accento, ma anche un’autentica tradizionalità.
QUANTO MI MANCHERETE!
Quando arrivo a Bedonia la prima tappa è il vostro forno: focaccia e le mie pagnotte che porto a Parma.
Vi auguro di tutto cuore TANTA SERENITÀ
Mi mancherà tantissimo!!! Il suo pane, ma soppratutto la foccaccia il mio Lorenzo che vuole solo la foccaccia diNicola.... un meritato riposo a Ferruccio
La fortuna di aver fatto colazione quasi tutti i giorni con la mitica focaccia lavorando lì a fianco per 5 anni abbondanti ❤️ mi mancherà la loro focaccia e mi mancheranno loro!
La focaccia..... spettacolare... mancherà questo forno ma è più che giusto un meritato riposo a Ferruccio
Almeno loro facevano solo pane e focaccia..... il vero forno
Quante torte salate (patate, erbe e zucche riso) più il pane, fatto tutto dalla mia povera mamma, ho portato li a cuocere e poi riportate a casa.
Grandissimi Ferruccio e Nicola e un ricordo anche per la Signora Rina.
Peccato! L'ultimo dei "fornai. Ferruccio e Nicola... i miei ricordi vanno lontano nel tempo, con la Rina e Carlo, lui uomo colto e buono amava noi bambini della contrada, oddio quanti sacchi di farina gli abbiamo rotto. Era colto e si dilettava a scrivere storielle e poesie.
Una famiglia davvero speciale Ferruccio, Nicola possiamo solo dirvi grazie, augurandovi tanto meritato riposo... e a te Nicola, un in bocca al lupo ❤️
A questo punto non resta che augurare un meritato e buon riposo a Ferruccio... una buona continuazione di lavoro a Nicola... e a Bedonia di poter continuare a sentire quel profumo di focaccia!
Grazie caro Gigi, come sempre sei partecipe a ogni evento del nostro paesello. Ho un nodo alla gola. Finisce il faticoso lavoro di Ferruccio e Nicola.
COMPLIMENTI A LORO X LA LORO PROFESSIONALITA'.
GRAZIE A FERRUCCIO E A NICOLA ❤ ❤
Carlo Delchiappo era il gemello di mio padre. Ho conosciuto la Rina che ricordo con affetto e di Ferruccio posso affermare che è una bella persona.
Mi dispiace molto.... però, dopo tanto lavoro ci vuole anche un giusto riposo...!!!
Grandi Ferruccio e Nicola...... rimpiangeremo il vostro pane e la buona focaccia....
Quanti ricordi.... torte salate da portare a cuocere nel forno di Ferruccio. E una volta cotte... di corsa portarle a casa calde.
Quando si entra da Ferruccio e Nicola, soprattutto nel periodo invernale, sembra che il tempo si sia fermato, sembra di ritornare bambini❤️. Peccato... un pezzo importante di Bedonia sparisce
Trop triste, mon pain préféré à tel point que j'en apportai toujours dans mes valises à la fin des vacances .Le bonjour et le sourire du père et du fils toujours là lorsque vous franchissez la porte.
Je m'arrêtai toujours bien cinq minutes pour les voir pétrir le pain lorsque on rendait visite à Carla et à Guido des vrais artisans. je leur souhaite une bonne retraite bien méritée et un bel avenir à Nicola.
Io ricordo il forno di Cucù e Tedaldi, gli altri erano dopo e mi ricordo solo i negozi che ci offrivano ottimo pane, però i nomi non li ho mai saputi. Forse non erano proprio e assolutamente bedoniesi
Pensare che io più di una volta sono andato in Canada ed a mia sorella e nipoti, come regalo ho portato la focaccia di Ferruccio !!!
Mi dispiace tantissimo! Un altro pezzo di storia che se ne va.... la miglior focaccia che ci sia (secondo me) non dico che gli altri forni non è buona, è questione di gusti. Poi il pane durava giorni. Un grazie a Ferruccio e a Nicola.
Anche a me dispiace molto... una vera istituzione di Bedonia. Una realtà radicata da così tanti anni.. ricordo anche Rina, la mamma di Ferruccio. Vite intere di lavoro e sacrificio 🤍
Ho dei bellissimi ricordi di infanzia di Carlo e della Rina, delle torte salate da ritirare a mezzogiorno in punto, della focaccia che mangio da sempre..... mi mancherà sicuramente.
Triste notizia. La migliore focaccia. E quel profumo, tutto una atmosfera
Mi ricordo la celebre focaccia della mia infanzia e le torte che faceva mia nonna. Bei ricordi, grazie a voi !
A Genova c'è un adagio dedicato alla focaccia. Il segreto di una buona focaccia è la farina che si impiega. Il segreto di una buona focaccia è come si unge con l’olio d'oliva. Il segreto di una buona focaccia è la quantità di sale. Il segreto di una buona focaccia è la lievitazione e poi l’impasto. Il segreto di una buona focaccia è il forno in cui si cuoce. Il segreto di una buona focaccia lo serberà Ferruccio. Buona vita.
Tutti i giorni, durante le vacanze estive, scendevo lungo il sentiero che partiva da “U rissù” e sbucava prima dei giardinetti, dove c’era il vascone di pietra, per andare a mangiare la focaccia di Ferruccio, un sapore e un profumo che ancora conservo come fosse oggi
Quel profumo di pane e focaccia che ti avvolgeva già sulla strada, quel tepore all'interno, quella bilancia su cui tutti siamo saliti... anche mia figlia ora
Aiutoooo Ferruccio e suo figlio sono un pezzo di storia di Bedonia.
I miei nonni erano clienti e da bambina mi hanno sempre preso la focaccia...
sono molto dispiaciuta, anche perché chiude un'altra attività.
Come tutti quelli che hanno "vissuto" il forno della Rina vorrei aggiungere il mio pensiero, ricordo e ringraziamento a quella famiglia che ha dato tanto alla nostra realtà. Sin da bambino, dall'età dell'asilo, non vedevo l'ora di entrare con mia madre nel forno per l'atmosfera ed il calore (in ogni senso) che vi regnava. Ricordo l'immancabile cordialità dimostrata da tutti ogniqualvolta vi si accedeva.
Tralascio la bontà dei prodotti ben ricordata da tutti, ma ribadisco la cordialità che si percepiva... il signor Carlo sempre sorridente con il suo cappellino di stoffa o di carta piegata a mo' di muratore. La Rina, donna imponente ma con il fare rassicurante di una mamma di tutti dispensava sorrisi enormi. Rinaldo e Ferruccio che non si lamentavano mai di nulla.
Poi subentrano anche le giovani leve, giustamente. L'ambiente interno (forni, suppellettili, macchinari) rimasto comunque intatto da 60 anni a questa parte, con l'immancabile pesa per il pane dove la Rina mi invitava a salire, dopo avermi letto negli occhi la voglia di farlo. E che dire del telefono nero in bachelite a disco appeso alla sinistra dell'entrata, rimosso dal alcuni anni?
Un abbraccio formale a tutti, attendendo di farlo personalmente e soprattutto un grazie di cuore.
Mi unisco al rimpianto generale suscitato da questa notizia: un rimpianto che nasce da una sensazione che è della vita di sempre, ossia che tutte le cose devono finire, ma che viene in qualche modo drammatizzata dal particolare momento storico che stiamo purtroppo vivendo: e cioè che non ci sarà un ricambio, un nuovo inizio, ma che per certe attività e un certo modo di essere e lavorare oggi si addica solo la parola "fine"…
Eppure potrebbe non essere così, se il bravo Nicola, forte della grande esperienza trasmessagli quotidianamente dal babbo, decidesse di continuarla anche da solo, magari a modo proprio e con ritmi un po' meno impegnativi: sono sicuro che la cosa potrebbe comunque reggere, certamente più sicuro di quanto, nella Bedonia di oggi, possa invece fiorire una semplice attività di negoziante. In questo caso, la tradizione continuerebbe, con la benedizione di tutti gli uomini di gusto e di cuore.
Diverso è il discorso per il sig. Ferruccio, la cui vita è stata finora un monumento al lavoro, un lavoro strenuo, paziente e attento, il cui risultato è così buono perché è buona la "pianta" che produce quei frutti dorati… Quante volte questo galantuomo è stato da me invitato alla festa serale da ballo che ogni estate organizzo nella piazzetta davanti alla chiesa, a un passo dal suo forno! Ed ogni volta la sua risposta era la medesima: "Mi piacerebbe sì, ma non posso, devo riposare per potermi alzare prestissimo, il pane mi aspetta!" -accontentandosi poi di acquistare la cassetta o il cd del gruppo musicale.
Ebbene, Ferruccio caro, negli anni a venire (ma magari già questo 1° agosto) ad aspettarti non sarà più il duro lavoro, ma il meritato svago di un'allegra serata musicale!
Per quanto mi riguarda, ho tanto ben presente la bella consistenza non solo della focaccia, ma anche delle pagnotte di questo forno, tra le rarissime che, oggigiorno, possano rimanere sodamente commestibili a vari giorni dalla cottura. Proprio non riesco a parlare del "forno dietro la chiesa" come di un ricordo, perché per me è una realtà perfettamente funzionante! Ma, se proprio devo lasciarmi andare ai flussi della memoria, ecco che mi si presenta quel particolarissimo pane di patate che qui compravo da ragazzo, e ripetutamente assaggiavo assai prima di arrivare a posarlo sul tavolo di casa.
Nooo! Bedonia senza la focaccia di Ferruccio è un brutto colpo!
Focaccia e mortadella prima di prendere la corriera per Chiavari. Torte di San Gioachinetto cotte nel forno di Ferruccio perché vengono perfette. Focaccia per tutti i colleghi prima di tornare a Milano con il Livorno.
Sono un po' triste!
( Se Gigi mi dice come fare, mando una foto della quarta generazione di estimatori della focaccia e utilizzatori della magnifica bilancia! )
Solo bei ricordi!!! Io ricordo quando sono venuti a Bedonia la Rina, Carlo e Rinaldo.
La prima volta che ho mangiato la pizza la faceva la Rina il pomeriggio
Di quei profumi che, oggi, raramente si percepiscono tra le mura delle città moderne, tra gli scaffali dei supermercati, qui c'è ancora la quotidiana storia di chi segue il tempo lento delle lievitazioni, il valore della tradizione, il freddo delle notti d'inverno e lo scorrere delle stagioni; per Bedonia, i Bedoniesi e i suoi villeggianti questo luogo rappresenta la quotidiana meta per accaparrarsi l’ultima pagnotta e l’immancabile focaccia.
Il valore dell’ artigianalità in mostra con passione e dedizione, quella vocazione al lavoro che oggi, ahi no trova sempre di più risposte surgelate e standardizzate.
Venerdì sera (25 agosto 2023), non potevo non andare a salutare Ferruccio, poichè era la sua ultima sera da fornaio. In questa bottega ci ha trascorso 64 anni, notti comprese.
È stato bellissimo averti visto con le mani in pasta per gran parte della mia vita, fin quando, da bambino, venivo a pesarmi sulla bilancia, la stessa che è ancora lì, nello stesso identito punto.
Ricordi talmente intensi che ci sporcheranno di farina bianca per ancora tanto tempo, profumi così forti da rendere la tua focaccia un pezzo indelebile di Bedonia.