
Noi tutti siamo circondati da emozioni, basta saperle cogliere: lo scrittore le trasforma in poesie o in racconti fantastici; il pittore le fa rivivere attraverso le sfumature del colore e con l'energia di una pennellata; il fotografo le afferra per assicurarle al futuro; un musicista invece le modella unitamente alle note.
Penna, pennello, macchina fotografica o strumento che sia il risultato è sempre quello: trasmettere ad altri ciò che la fantasia, la mente, il cuore, vive in un preciso momento.
Credo proprio che Ludovico Einaudi, attraverso il pianoforte, riesca a fare tutto questo, basta ascoltarlo con tutti i sensi 'accesi'. E' successo a me ad un suo concerto, qualche settimana fa a Carrara. Da quella sedia in piazza del Teatro, con la Luna sui tetti e Garibaldi vestito di 'bianco', non mi sono mosso, eppure mi sono sentito sprofondato nel mezzo di un campo di grano; ho avvertito un soffio di vento carico di pioggia; mi sono addentrato nella profondità infinita del buio; ho avuto la percezione di un bacio non dato; ho guardato nuvole bianche rincorrersi come bimbi; ho ascoltato il mare schiaffeggiare gli scogli e subito dopo lambire la spiaggia; ho persino riavvolto i giorni passati, volando via, svanendo, ritornando.
> In una sua interpretazione: Le onde