Le scarpe di Belagamba

La lunga storia di un negozio di calzature bedoniese e sempre gestito dalla famiglia Raggi
Oggi mi sono infilato nella bottega di Raggi o meglio di "Belagamba", come la chiamano i bedoniesi. Il negozio di scarpe per antonomasia. C'è persino chi dice che una signora, molti anni fa, comprò lì un paio di scarpe, e quando la domenica mattina se le infilò scoprì che erano di una misura in meno, ma era talmente contenta dell'evento che disse "Stringono un pò, ma come si fa a non portare le scarpe di Belagamba?"

Nonostante i tre quarti di secolo non sembra aver difficoltà a mostrare i suoi anni, è là immutato e nella stessa posizione di un tempo, in via Garibaldi, proprio dove finisce l'ombra del campanile. Me ne accorgo fin dal momento del mio ingresso. Il pavimento in lastroni di pietra, lucidato ad "olio rosso", riflette le pareti interamente ricoperte da scaffali di legno scuro, stracolmi di scatole di scarpe, i vetri della porticina che immette sul retro riportano ancora delle vecchie 'reclam' della Superga, in un angolo un calendario ingiallito, quelli con la rotellina sul fianco per far scorrere la data, "fermo" a un ipotetico 03 febbraio di chissà quale anno, e dietro all'ingresso, appese allo stesso chiodo che sorregge un 'santino' della Madonna di San Marco, alcune paia di scarpe, di quelle fatte a mano, ancora lì a testimoniare le antiche tradizioni della famiglia Raggi.

Infatti il tempo sembra non aver cancellato nemmeno gli odori, nell'aria si respira tuttora quel profumo tipico di colla mischiata al cuoio 'saranno ormai cinquant'anni che qui dentro non si lavora più il corame', aggiunge Romano, occasione buona per iniziare la nostra chiacchierata, ovviamente dagli inizi, dal nonno. Pasquale aveva iniziato l'attività durante il primo decennio del secolo come venditore ambulante di chincaglierie, in Lombardia nella zona dei laghi, e questo durò per una decina d'anni.

Nel 1925 decise di aprire un'attività stabile a Bedonia. Il nuovo negozio non trattava di sole scarpe, smerciava tomaie, cuoio, colla, 'brocchette' e chiodi, gomma, spago, pece, camici da lavoro e qualche drappo di velluto e fustagno. Poi nel 1930 fa subentrare il figlio Livio, da lì inizia l'espansione dell'attività anche verso le valli limitrofe. Decide allora di ripartire come fornitore, a dorso di mulo, verso altri negozi di Varese Ligure, Chiavari e Bettola fino al 1936. Livio tenne duro fino al 1978, anno in cui lasciò il posto a Romano, nipote del fondatore Pasquale, che ancor oggi, generazione dopo generazione, tiene saldo il nome del negozio dei "Belagamba".

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