
Una giornata dedicata al 'ricordo'. A sei milioni di vittime.
Alla memoria di ciò che sono stati i campi di concentramento. Ad una delle tante conseguenze dettate dalla pazzia hitleriana.
Il mio ricordo personale lo vorrei affidare ad una canzone che ascoltai nel 1981, anno in cui uscì l'album di Francesco Guccini 'Metropolis'. Lo ricordo ancora bene quel giorno. Io e Paolo, seduti sul suo letto, davanti allo 'stereo'. Il giradischi girava e noi a seguire le parole.
Sì, allora c'era qualcosa di più oltre la musica. Dopo il primo brano 'Bologna', ascoltammo la canzone 'Lager'. Nonostante fossimo entrambi quindicenni quel testo ci colpì, forse per quelle parole semplici o per la sintesi adottata.
Non è cosa facile raccontare un'orrenda tragedia in poche righe, in una manciata di minuti. All'interno di quel testo ci fu una frase che subito non capimmo: 'non gettare la pelle del salame'. Ricordo bene che ci confrontammo per dargli un senso, una ragione logica. In fondo cosa c'entrava il salame con i campi di concentramento? La risposta chiarificatrice a quella metafora arrivà dopo qualche tempo, con l'età della ragione, quei campi di morte non dovevano essere solo un luogo turistico, dove trascorrere una giornata diversa, ma una tappa per ricordare una delle tante tragedie umane.
Nel 1995 visitai poi Dachau. Non lo dimenticherò mai.
Sono mille e mille occhiaie vuote, sono mani magre abbarbicate ai fili, son baracche, uffici, orari, timbri e ruote, son routine e risa dietro a dei fucili. Sono la paura, l'unica emozione, sono angoscia d'anni dove il niente è tutto, sono una pazzia ed un' allucinazione che la nostra noia sembra quasi un rutto. Sono il lato buio della nostra mente, sono un qualche cosa da dimenticare, sono eternità di risa di demente, sono un manifesto che si puà firmare. Son recinti e stalli di animali strani, gambe che per anni fan gli stessi passi, esseri diversi, scarsamente umani, cosa fra le cose, l'erba, i mitra, i sassi. Ironia per quella che chiamiam ragione, sbagli ammessi solo sempre troppo dopo, prima sventolanti giustificazioni, una causa santa, un luminoso scopo, sono la furiosa prassi del terrore sempre per qualcosa, sempre per la pace, sono un posto in cui spesso la gente muore, sono un posto in cui, peggio, la gente nasce.
In un lager...