
Ieri sera, grazie all’idea di Poalo di passare una serata insieme, ci siamo rivisti un altro bel concerto di Francesco Guccini. Me lo sono proprio goduto, specialmente negli spazi che dedica alle parole, quelle non cantate, orientate alle premesse o alle barzellette… vista la moda.
È un cantautore che ho, anzi abbiamo, sempre seguito, fin dagli LP "Radici" e "Album Concerto" con i Nomadi. Personalmente mi piace, da sempre, il suo modo di porsi, di scrutare la realtà e quello di trasformare in musica quello che gli accade attorno. Non condivido appieno le sue idee politiche, specialmente nelle canzoni di “colore”, però è talmente alta la stima di lui che le prendo per quelle che sono: canzoni da cantare.
Il quel PalaRaschi tutto esaurito, idealmente posto proprio tra la via Emilia e il West, mi sono veramente meravigliato nel vedere la presenza di tantissimi ragazzi giovani. Sì, sorpreso perché Guccini non rispecchia certamente i canoni musicali di oggi ma credo che, per una buona fetta di giovani, ci sia un po' il ritorno alla buona musica, a quella d’autore.
Tra la band si coglieva la presenza dei mitici e ormai rodati “Flaco” Biondini, Ellade Bandini e Vince Tempera. Insomma, una bella serata, sotto tutti gli aspetti. C’è però da dire che il buon Francesco mi è sembrato leggermente sovrappeso, ma si sa, la vita da settantenne è sempre più distensiva e statica, il suo ultimo CD "Ritratti" risale al 2004, e se poi consideriamo che ha mollato il sigaro per appoggiarsi alla cucina emiliana… il conto è presto fatto. Sì, ora rispecchia ancor più i canoni di quell’amico ideale, da serate con il caminetto acceso, a chiacchierare, tra una bottiglia di rosso buono e un piatto di tagliatelle all’uovo.