
Dire Tonelli è dire cinema, dire cinema è dire Tonelli.
Questa metafora è valida non solo per Borgotaro, ma per l’intera valle.
Volevo parlare un po’ di questo “sant’uomo” o “pazzo”, dipende dai punti di vista, perché è così che viene chiamato ogni qualvolta esce il suo nome, proprio per la ragione che ne rappresenta tutte le caratteristiche.
I motivi? Son presto detti: ma chi glielo fa fare di tenere aperti due cinema in un luogo dove non c’è concorrenza e abbastanza lontano dalla città? Chi di assicurarsi film in uscita contemporanea a quella nazionale? Chi di proiettare due spettacoli quotidiani sempre e comunque, anche se in sala c’è una sola persona? Chi di non cedere almeno uno dei due cinema ad un’impresa per farci un bel supermercato in centro paese? Chi di mettere a disposizione la sala ogni qual volta si devono ospitare manifestazioni culturali o per beneficenza?
Prima di tutto la passione, poi senza dubbio il tornaconto, ma sono certo che quest’ultimo passa in secondo piano. Si percepisce da mille comportamenti.
Oggi ho passato un po’ di tempo con lui. Così, tra le chiacchiere, mi sono anche ricordato dei primi due film che vidi al Farnese, qui arrivavano prima che a Bedonia, era il 1976 e proiettavano “Lo squalo” e “King Kong”… che emozione!
Poi siamo saliti nel suo ufficio tappezzato di vecchie locandine, attestati di benemerenza e soprattutto di ricordi, quelli appartenuti alla sua famiglia, infatti è dagli anni ’30 che si dedicano a questa attività. Ascoltare le sue storie, comprendere le sue perplessità e trattenere il disgusto verso la burocrazia è stata una conferma alle mille contraddizioni italiane.
Osservarlo poi in sala proiezione, tra “pizze”, rulli e manifesti di film gloriosi, è stato come percepire un tocco di magia, proprio come il cinema sa trasmettere. Per qualche attimo mi sono ritrovato scaraventato dentro la trama di “Nuovo Cinema Paradiso”, intravedendo davanti a me alcuni tratti di quell’Alfredo.
Sì, va stimolato ora per non dargli presupposti o spunti di futura chiusura, le nuove normative, le multisale e l’avvento del 3D pendono su di lui come mannaie sul patibolo, anche perché non può certo permettersi un investimento in tal senso, con il nostro bacino d’utenza rientrerebbe dall’investimento nel quarto millennio o giù di lì.
È proprio per tutti questi motivi che dovremmo pensarci prima a cosa sarebbe la Valtaro senza il Cinema Farnese e il Cinema Cristallo. Sì perché un centro come il nostro non potrebbe definirsi tale se a Borgotaro non esistessero queste due realtà.
A interessarsi in prima battuta dovrebbero essere le istituzioni pubbliche (Comuni, Comunità Montana e Provincia), magari promovendo serate a tema, come ad esempio ritrasmettere vecchie pellicole o rassegne d’autore, per passare ad ulteriori sgravi fiscali, incentivi o contributi in solido ogni qualvolta vengono utilizzati i locali per funzioni di pubblica utilità, soprattutto perché rappresentano i pilastri della nostra vita sociale e culturale. Farlo dopo sarebbe troppo tardi, per tutti.