
Questa è stata la volta buona. Era da una decina d’anni che mi promettevo di andarci, ma poi finivo sempre col “battermi la mano sulla fronte”… me lo ricordavo il giorno dopo.
La sera del primo settembre, ricorrenza di San Terenziano “Grazie Rita che me l’hai ricordata”, ho finalmente partecipato alla processione per le vie di Isola.
Un culto che si celebra puntualmente da secoli, si narra che fin dal quarto secolo, quando Compiano apparteneva al municipio romano di Veleia, la popolazione locale fosse già devota al Santo.
Dopodiché, per molti decenni, è stata anche identificata come la “Fiera dei Fichi”, dove alcune scarne bancarelle vendevano, solo in questa giornata, i frutti settembrini.
Poi, dal 1996, grazie all'attaccamento a Isola di Don Domenico Ponzini, la festa è completamente rinata ed è tornata di tre giorni, associando così l’aspetto religioso a quello ludico. Sempre dal ’96 la celebrazione è stata resa ancor più caratteristica con la compartecipazione dei “Cristi” provenienti da San Pietro Vara, località ligure che lega i cittadini della Val di Vara a Isola, proprio per la devozione a San Terenziano.
La cornice in cui si è svolta è stata senza dubbio suggestiva: alle spalle il borgo medievale di Compiano illuminato, mentre a monte del fiume Taro sopravviveva un barlume di tramonto, contemporaneamente la gente reggeva le candele votive e la banda di Bedonia intonava, avanzando in un lento corteo, una popolare marcetta, fino a giungere alla chiesa parrocchiale, dove, dai banchi del coro, s’innalzava un incantevole “Magnificat”.