Le botteghe di Bedonia

Una mostra fotografica per ricostruire il passato del commercio bedoniese
La scelta di ricostruire fotograficamente le vecchie “Buteghe” bedoniesi è nata quest’inverno, sfogliando gli album di vecchie fotografie. Da qui l’idea di riposizionare i pannelli fotografici nello stesso punto dove il negozio aveva originariamente sede… vi garantisco che ci saranno molte e piacevoli sorprese.


Gran parte dei trenta negozi che saranno proposti hanno cambiato posizione o non esistono più, ma vi assicuro che nell’allestire questa mostra mi sono reso conto che molti di essi sono ancora gioiosamente vivi nei ricordi delle persone più anziane. Il motivo è semplice, queste botteghe non erano solo luoghi preposti al commercio, ma punti nevralgici di una vita sociale ormai scomparsa, me l’hanno testimoniato in molti: tra i commercianti nessuno era contro l’altro e tutti si aiutavano come potevano, insomma, esisteva una sorta di lealtà e altruismo difficile da riscontrare al giorno d’oggi.

Una parte delle immagini sono tratte dall’archivio personale di mio zio Bruno Cavalli, mentre per le restanti ringrazio tutte le famiglie che me le hanno messe amorevolmente a disposizione.



I pannelli fotografici rimarranno esposti fino al 30 Agosto, dopodiché, a fine mostra, si potranno anche acquistare e con il ricavato si andrà così a rifinanziare l’edizione della prossima estate (per informazioni o prenotazioni rivolgersi all’Ufficio Turistico).

Questa esposizione, ormai entrata nella consuetudine estiva bedoniese, sopravvive anche grazie alla costanza dell’Amministrazione Comunale che crede in queste iniziative culturali legate alla ricostruzione storica di Bedonia.

Ne approfitto fin d’ora per lanciare un appello a chi possedesse fotografie di vecchie botteghe, fatemele avere per copiarle, poiché la prossima edizione sarà nuovamente dedicata a questo tema e si potrà così completare quello che era l’assetto commerciale del centro storico bedoniese da inizio ‘900 agli settanta. Mi raccomando, ci conto.
 Ora però devo andare, domattina iniziamo ad appenderle.

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23 Commenti
  1. Brontolo Né

    Il motivo è semplice, queste botteghe non erano solo luoghi preposti al commercio, ma punti nevralgici di una vita sociale ormai scomparsa, me l’hanno testimoniato in molti: tra i commercianti nessuno era contro l’altro e tutti si aiutavano come potevano, insomma, esisteva una sorta di lealtà e altruismo difficile da riscontrare al giorno d’oggi. (Gigi Cavalli)

    Era gente ricca ! ricca d’ingegno e di speranza , sono doti che più si dividono e più si moltiplicano, più ne dai e più ne ricevi, pietre angolari su cui fondare una sana società e le premesse c’erano tutte e furono coltivate con successo.
    Al giorno d’oggi, è vero, sono difficili da trovare; perché quelle pietre angolari sono state picconate mentre ci raccontavano che le stavano rinforzando e così è stato che lentamente si sono sgretolate.
    Però ! Però la gente siamo noi !

    Ci siamo ben accorti di quali siano i veri valori fondanti su cui si basano i nostri rapporti che sono la nostra società picconata e andiamo ricercando le briciole, armati di buon cemento e cazzuola, per rimettere insieme quello che altri con l’inganno, per non dir di peggio, hanno tentato di distruggere.
    Dici bene, caro Gigi, difficili da trovare al giorno d’oggi, ma non è impossibile, ci sono ancora ! e sono in quelle vecchie foto, nei tuoi scritti, nelle nostre considerazioni, nei siti che esaltano i valori delle realtà vive e sane, nei cori, nelle bande, nelle mostre, nelle sagre, nei piccoli musei che conservano e valorizzano la memoria, non la nostalgia… la memoria consapevole di ciò che è giusto (e di proposito parlo al presente).

    Quelle foto che andrete ad esporre, non sono solo “una mostra” sono molto di più ! Sono la coscienza sulla quale si fonderà il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti, dicono a loro: non avevamo nulla, ma avevamo ingegno, speranza, lealtà e altruismo.
    Cari ragazzi queste sono le robuste pietre angolari sulle quali dovete fondare il vostro futuro, sappiamo che sono momenti difficili, diversi da allora, ma non dissimili, non disperate! Sperate , siate leali tra di voi, siate altruisti, ingegnatevi, non permettete che altri continuino a minare quei valori che in queste strade sono esposti ad esempio per voi e per noi.

    Caro Gigi termino con una domanda forse ingenua, ma sai son Brontolone ! Come mai avete deciso di terminare la mostra il 30 Agosto e non Domenica 2 Settembre ? Ci sarà un motivo certamente valido, è una semplice curiosità senza una grande importanza, ma visto che mi sono posto la domanda, te la giro.
    Ancora una volta congratulazioni.
    Stefano da Firenze

  2. Luciana

    Altra idea meravigliosa, non vedo l'ora di vederle

  3. E. Mazzadi

    Ciao Gigi, idea splendida. Anche io non vedo l'ora di vederle.
    Bravo a te, a chi ha messo a disposizione le foto e all'amministrazione!

  4. Odetta

    Bravo Gigi, idea fantastica.
    Io forse ne ho una di mio zio Cilan quando aveva Las Vegas, se la trovo te lo faccio sapere.
    A presto ciao ciao...

  5. Joker

    Ciao gigi meno male che ci pensi tu a bucare i muri di bedonia...... no scherzo è che rileggendo meglio l'articolo mi ha incuriosito il fatto che l'amministrazione tenga alla ricostruzione storica del paese ma io credo (io credo!!!) che il paese non sia morto e oltre a queste belle iniziative sarebbe ora che si pensasse di più al futuro che al passato.
    Comunque anch'io non vedo l'ora di vederle. grazie gigi

  6. Arturo Curà

    Spero che nella nuova rassegna, tra le tante gioiose meraviglie, ci sia " 'a Butega de Baderna " per poter rivedere Beppe intento a recitarmi ( una volta gliel'ho fatta ripetere fino alla nausea in modo da mandarla a memoria ) un tiritera comica, scomposta e geniale come il suo autore, Beppe, appunto.

    Eccola qua. A voi interpretarla.

    " IBIS
    INTENERIBIS
    ET IN PIBIS
    ET IN DOMINE
    KAPPAS
    PIBI! "

    Scoprirne i significati reconditi diventa impossibile. Ma quando mi torna alla mente Beppe che la recitava con la passione e il sorriso godereccio sugli occhi vispi di un bambino che sta dicendo le "cose brutte di nascosto", si apre il sipario su un Paese che ho vissuto e che per molti versi aveva la grazia popolare di gente così.

    Carissimo Gigi, ancora una volta sei generoso con la tua gente.

  7. Gigi Cavalli

    A Brontolo Ne... innanzitutto mi compiaccio per la tua disquisizione sulla vita sociale passata ed odierna, dopodichè passo a risponderti sui tempi dell'esposizione: il mese di agosto è citato solo per una questione di calenderaio delle manifestazioni, tantè che nella realtà sono state appese qualche giorno prima e verranno tolte qualche giorno dopo. Grazie ancora.

    Odetta: grazie 1000! Quella che mi hai prospettato è una leccornia, proprio come quelle che preparava il mitico e caro "Cilàn".

    Ad Arturo: la foto dell'altro mito Beppe non c'è (magari l'avessi avuta), in compenso c'è l'attività della famiglia Reboli, ovvero quella di "Commestibili e Produzione Torrone". Grazie anche a te.

    Grazie a tutti e vi aspetto a Bedonia!

  8. Mary Gio

    Stamane ho avuto la gradita sorpresa di vedere appese le fotografie delle antiche botteghe, bravo Gigi, come al solito non ci deludi e riesci a recuperare vere chicche introvabili. Non le ho ancora viste tutte, ma sono bellissime.

    Molte delle botteghe mi hanno ricordato la mia spensierata fanciullezza, quando la strada e il Piazzale del Municipio erano il nostro parco giochi, e pur nelle ristrettezze del tempo gramo per tutti, i negozianti avevano attenzioni particolari per noi piccoli. La Tina Cavalli ci allungava qualche mandarino o altri frutti che non avremmo potuto gustare e ci incoraggiava con i suoi sorrisi; la Baderna, pur severa e apparentemente insensibile, quando andavamo a fare la spesa ci allungava qualche mentina o qualche caramella; la Cesira Ponzini, mamma di Remistico, quando d'inverno faceva la torta di mele ci chiamava a mangiarne un pezzo; Cilan ci dava sempre il gelato più grosso rispetto ai soldi che gli davamo; Nino Biolzi ci allungava qualche pezzetto della focaccia che cuoceva nel forno di Via Trieste; tutti sopportavano il nostro andirivieni e le nostre urla, a volte disinfettavano le escoriazioni che ci procuravamo cadendo e molto altro. Eravamo tutti poveri, ma generosissimi e solidali.

    Ora siamo spesso chiusi nelle nostre case intrattenuti dalla scatola parlante che vorrebbe omologarci, ma dai commenti che leggo, dalle iniziative che vedo e dall'abitudine a ritrovarci appena possibile a far quattro chiacchere al bar, in piazza e nei negozi credo che non tutto sia perduto, anzi pur nelle diverse abitudini la gioia di scambiarsi notizie e anche qualche pettegolezzo non è affatto mutata. Il piccolo paese resta un microcosmo a misura d'uomo, se esci trovi sempre qualcuno con cui scambiare due dhiacchere e se vai a fare la spesa puoi impiegarci dieci minuti o un'ora. I negozi sono sempre non solo luoghi di commercio, ma anche di aggregazione.

    Siamo soliti lamentarci dei difetti del nostro piccolo borgo, ma se consideriamo i pregi il bilancio è nettamente positivo, lo testimoniano tutte le associazioni di volontariato che aggregano tutti, giovani e attempati, al servizio della comunità.

    Perciò non scoraggiamoci e cerchiamo di tener viva anche la memoria storica del nostro passato, è una testimonianza di vita che servirà a figli e nipoti per tener vivi i valori di paese.
    Il futuro, credo, ha salde radici nel passato che non va rimpianto ma ricordato e coltivato.
    Un abbraccio (da vecchia zia) a te e un plauso particolare a tuo zio Bruno.

  9. Gio

    Belle, bravo Gigi!
    Però ho notato una cosa...passano gli anni ma rimangono gli stessi problemi...
    Nella foto degli "Alimentari Ratti" posta sopra l'attuale forno Squeri vi è un cartello che è sinonimo del nostro modo di fare tuto Italico... "NON SI FA' CREDITO"...

    Son passati 50 anni ma non cambia niente..

    Ciao

  10. VANESSA

    VISTA, PIACUTA E COMPLIMENTI
    UNA DELLE PIU' BELLE MOSTRE CHE IL PAESE RICORDI

  11. ValeBD

    Caro Gigi anche quest'anno sei riuscito a sorprendermi.... ogni tema delle tue mostre è sempre azzeccato e perfetto... quale cosa migliore poteva esserci che tornare a percorrere ricordi del passato come la prima sui personaggi di Bedonia? Continua cosi'

  12. Claudio Agazzi

    Mi piace molto la frase conclusiva di Arturo: "Ancora una volta sei generoso con la tua gente".
    C'è tutto scritto in quella frase, la generosità, la perseveranza, l'appartenenza.

    La mostra è bella, ma l'averla fatta, ideata, allestita ancora di più. Bravi anche gli amministratori comunali che in parte sostengono la rassegna con un contributo del comune.

    Claudio Agazzi

  13. Giacomo

    Buona idea, penso che avrà gran successo. Vedrò volentieri l'esposizione.

  14. Claudio m.

    Domenica mattina ho potuto gustare la mostra all'aria aperta.
    Stupenda. Bravo Gigi e bravi tutti, Bruno in testa.
    Che emozione rivedere Giulian (padre della Teresina) che mi diede la prima bicicletta a rotelle, o Lino tra i profumi e i giocattoli, di fonte alla parrocchiale o Pino Battoglia, tra i suoi ritratti, o le cassette ed il tendone della Rina... (nel sole meridiano e silenzioso).
    Non sapevo che la pasticceria Biasotti fosse un tempo di fianco ai "Felici", come Mauro e Remo, lì presenti, hanno confermato.
    Una vera " macchina" calendoscopica del "Tempo" della nostra comunita'.
    Grazie. Claudio

  15. Remo Ponzini

    Mi è sfuggita una fragorosa risata quando ho letto "l' IBIS INTENERIBIS ET IN PIBIS ... " che Arturo Curà ha evocato ricordando lo stravagante Beppe dei Baderna. Una famiglia unica, composta da ottime persone che non avrebbero infastidito una mosca, ma estremamente singolari e peculiari.
    Il negozio, latteria ed alimentari, era gestito dalle sorelle Maria e Teresina che erano contorniate da ben cinque fratelli che avevano dei nomi che provocavano la nostra ilarità. Quelli di uso comune erano il citato Beppe e Gaetano ma poi i lori genitori si sbizzarrirono chiamando gli altri tre Scipione, Difensore ed Attila (l'unico che si sposò e che emigrò in Francia a Marsiglia). Costui ebbe due figli che solevano venire d'estate: la bella Susy, che fu la prima a fare conoscere a noi montanari la minigonna e gli abiti succinti, e Jean Claude un dinoccolato ragazzo, senz'altro intelligente, ma che noi, ragazzacci insolenti, amavano impropriamente beffeggiare per i suoi atteggiamenti inusuali.

    Un agglomerato familiare composto da personaggi inconsueti ma anche straordinari per la loro tipicità, che conducevano la loro esistenza in modo difforme, ignorando il contesto in cui si muovevano, come se fossero piovuti dal cielo in un mondo a se stante costruito intorno a loro.
    Ovviamente queste loro caratteristiche li rendevano emblematici ma anche molto avvincenti. Ed il Grande Maestro Arturo non perdeva certo l'occasione di pungolare il Beppe facendosi ripetere, sine die, quel motto incomprensibile che produceva, in tutti noi, una ilarità incontrollata. Risate che esplodevano dinnanzi all'interessato senza che lui manifestasse insofferenze. Anzi, sorrideva divertito.
    Il significato di quella specie di ritornello ??? Nessuno lo sa ma sembrava una sorta di latinorum, molto imbastardito, che "arricchiva" con quel "BIS" posto in coda ad ogni parola, forse per corredarlo con la rima e renderlo, al contempo, un po' poetico.

    Questi sono i ricordi che una singola foto mi ha procurato. Ma non allarmatevi, le mie memorie li sospendo qui per non tediare nessuno.
    Ma l'argomento è ghiotto e si presterebbe a ben altri sviluppi.

    Il nostro Esvasante è stato ricoperto di encomi per il suo generoso operato. E' sempre Lui che si attiva per il bene del paese e tutti noi ne beneficiamo.
    Speriamo che un dì non esploda dicendoci: "ormai basta, muovete il c... un po' anche voi". Ne avrebbe ben donde.
    GRAZIE.
    Remo.

  16. Piero Rizzi Bianchi

    Se può interessare, caro Gigi, avrei una memoria familiare in proposito: mia madre mi raccontava spesso, da ragazzo, questo simpatico "pastiche" commerciale, riferibile forse addirittura all'epoca di mio nonno -cioè a fine '800.
    In un punto della vecchia Bedonia stavano affiancate, in corrispondenza di altrettanti negozi, due insegne, scritte secondo un uso del tempo non su una sola ma su più righe a scendere verso terra. Su una si leggeva: "COPPOLA / ELISABETTA / SARTA / E / MODISTA"; sull'altra: "DEPOSITO / D'OLIO / FINO / E / SOPRAFFINO". Venne naturalmente il giorno in cui qualche sempliciotto, direi venuto da fuori per far compere al mercato, lesse d'un fiato i due cartelli con una comprensione acuta e nuova, nel seguente modo: "COPPOLA DEPOSITO / ELISABETTA D'OLIO / SARTA D'OLIVA FINO / E... E... / MODISTA SOPRAFFINO"!
    Naturalmente, non so dire se un tale soggetto sia stato poi attratto più dall'aspetto del condimento, o da quello dell'indumento, o dalla loro sorprendente mescolanza: so di certo che ora, proprio nello stesso punto, ci starebbe benissimo una tintoria di quelle specializzate per l'unto ostinato...
    Ridiamo, caro Gigi, e complimenti per l'iniziativa! Però manca ormai poco che alla Pieve, di autentico, ci rimangano giusto le foto e i ricordi di qualcuno.

  17. In'amiga

    Mi sono emozionata.
    Ringrazio tutti per questo bel dono, il Comune, Bruno e Gigi in particolare.

  18. Marco Biasotti

    Devo ancora vederle, ma lo farò al più presto, certo comunque della bellezza e del significato.
    Volevo invitare il buon Remo a continuare i suoi racconti sulle famiglie e i personaggi ritratti, sarebbe il condimento perfetto al lavoro del grande Gigi....altro che tediare, vai Remo illuminaci.

  19. Remo Ponzini

    Caro Marco,

    Che dire ancora dei BADERNA ??? Una famiglia inusuale, ante litteram, per quei tempi. Li vigeva un matriarcato ferreo già prima dell'avvento del femminismo. L'ape regina era la Maria Reboli, con la sorella Teresina, in ossequioso subordine, a fare da supporto e da passa-ordini. A seguire, distanziati anni luce, cinque uomini acquiescenti che facevano, semplicemente, da corollario come delle belle statuine. Ma non pensare che i maschietti soffrissero del loro status di asservimento. Avevano qualche incombenza da assolvere ma erano sgravati dalle responsabilità gestionali e questo, per loro, era un vero toccasana. Una famiglia di sette fratelli/sorelle che vivevano sotto ad una cupola virtuale, senza alcuna contaminazione amorosa verso l'esterno. L'unico che fu esautorato da questo "precetto" fu quello che ebbe il coraggio di migrare in Francia.

    Però eravamo tutti affezionati a queste persone rispettose che non rompevano le palle a nessuno. Oltretutto, in quel negozio, noi bimbetti andavamo a comprare il citrato, le golia, le caramelle e qualche misero dolcetto di quei tempi.
    Quello che mi piace rimarcare è che erano delle persone che avevano un carattere distintivo, rimarchevole. Erano presenti senza essere invadenti ma sapevano marcare il territorio. E' anche per questo che ho dei ricordi abbastanza lucidi. E chi si ricorda degli insignificanti e dagli insulsi che non riescono a lasciare la loro impronta neppure sulla neve fresca. Loro c'erano; eccome.
    Ci facevano sorridere quando li vedevamo per la strada parlare da soli, con voce alterata, come se bisticciassero con se stessi. Li consideravamo un pochino stravaganti ma, dai risultati di recenti studi effettuati negli Usa, è stato appurato il " parlare da soli " aiuta l'autocontrollo, riduce i comportamenti compulsivi e fa bene alla salute mentale e fisica.

    Mi sa che avevano ragione loro. Erano all'avanguardia e noi non lo sapevamo.
    Immagino che tu volessi il commento delle altre trenta foto ma, a prescindere che non sarei in grado, mi sembra giusto lasciare un po' di spazio anche agli altri.
    Stammi bene, ciao.
    Remo.

  20. Marco Biasotti

    Lo sto Remo, mi rendo conto....ma qualche aneddoto se puoi regalacelo, è un piacere leggerti, traspare tutto il tuo amore per Bedonia e i suoi personaggi. Ciao.

  21. Molinari Ornella

    non immaginate quanto è caratteristica la piazzetta con carico-scarico, con la coda praticamente ha mangiato 3 parcheggi, si vede che il centro storico esisteva solo per me quando ho comprato 22 anni fà 

  22. Piero Rizzi Bianchi

    Non mi sembra che il mio intervento precedente abbia riscosso molta curiosità, ma pazienza... Quello che invece mi spiace è di aver dimenticato una parola della seconda insegna, che era: "DEPOSITO / D'OLIO / D'OLIVA FINO / E / SOPRAFFINO".
    Ecco ristabilita la precisione, ora dovrebbe essere tutto più chiaro...
    Vorrei solo aggiungere una personale considerazione su questa imperante nostalgia degli anni '50 e '60, forse determinata anche dalla loro immagine ben lontana da quella dei nostri tempi di crisi. A me pare che i semi dell'odierna infelicità siano stati piantati proprio allora, mentre quello che si apprezza di quel tempo altro non è che il retaggio di tempi precedenti: un'eredità che allora pareva forte e gaia, ma che si incominciava ad avvelenare giorno dopo giorno...

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