
Ad un anno dalla rappresentazione di "Uno strano felice Natale", che aveva riscosso un grande successo di pubblico, c'era un grande attesa per l'evento titolato "I Figli di Santa Claus" tratto ed ispirato da una racconto di Italo Calvino ed adattato dal nostro (lo dico con orgoglio) Aldo Craparo con la collaborazione preziosissima della deliziosa Patrizia Merciari.
Ho cercato di pubblicizzare questo evento con tutta la cerchia di amici e conoscenti perchè sapevo che si sarebbe trattato di una visione piacevolissima e ricca di apporti culturali.
Una commedia attualissima improntata sulla follia del consumismo sfrenato che pareva confezionata ad hoc sugli eccessi a cui abbiamo assistito negli ultimi anni.
Un argomento che ci ha indotti a riflettere, a deprecare certe nostre stoltezze, a prospettarci un futuro diverso e più armonioso.
Anche quest'anno la sala della palestra/teatro era gremitissima e quando si è alzato il sipario si è subito creata una empatia molto coinvolgente. Una sorta di abbraccio simbolico tra pubblico ed attori uniti da un apporto partecipativo durato per l'intera serata.
Sono rimasto stupefatto dalla bravura di una dozzina di bellissime bambine che hanno calcato il palco cantando e recitando come delle provette professioniste. Una vera mirabilia, una esibizione che ha strappato applausi scroscianti senza sosta. Uno spettacolo nello spettacolo.
Mi congratulo innanzitutto con i lori genitori che, mostrando acume, intelligenza e preveggenza, hanno compreso l'importanza che ha il teatro nella formazione dei loro figli. Questo permetterà loro di superare titubanze e timidezze ed a affrontare il futuro con maggiore padronanza e con più consapevolezza. Il teatro forgia animo, carattere ed intelletto.
E' una scuola di vita. Un invito ed uno sprone per gli "altri genitori" a volere ed a sapere cogliere questa opportunità per il bene dei loro figli.
Un caro ringraziamento a tutti, sponsor compresi. I nomi dei protagonisti li trovate nella pagina dei commenti.
Un grazie particolare a Gigi per avermi ceduto, per un giorno, il suo scranno.
Remo Ponzini