
Quando andammo a prenderlo era il 1990. Era ancora giovanissimo, aveva tre anni. Bussammo alla Canonica per mezzo di un battiporta in bronzo. Quel suono riecheggiò fuori e dentro a quel corridoio. Dal buio, laggiù in fondo, spuntò un viso esile. La Perpetua ci venne incontro con passo lento. Ci diede la risposta senza aspettare la domanda: "vi chiamo subito il Parroco". Sparì lasciandoci lì, sulla porta e sotto al pergolato. Da in fondo alle scale lo chiamò.
Con il tempo dovuto, Don Giuseppe Cogno, Arciprete della parrocchia di San Pietro e Paolo, si affacciò aprendo le persiane della finestra sopra di noi: 'Oh buon giorno ragazzi, siete voi, siete venuti a prenderlo? Vi aspettavo".
Quell'incontro era stato già fissato nell'anno precedente visto che in quell'occasione ci mandò via a mani vuote. "Girate dietro alla canonica, giù per il vialetto, troverete il Salariato, lui sa già tutto, ve lo consegnerà senza problemi".
Quella volta ripartimmo felici e contenti. Eravamo stati fortunati, quel privilegio non era da tutti. Lo portammo a casa e lì cercammo di dargli tutte le attenzioni che meritava. Ci rimase per lungo tempo, fino ad oggi. Ormai aveva sedici anni ed era venuto il momento di congedarsi. Tenerlo oltre non avrebbe avuto senso, sarebbe stato troppo rischioso. Allora abbiamo deciso di organizzare una serata, tra amici, tra coloro che sapevano ed avevano atteso quel fatidico momento.
La cena è stata preparata ad un'ora di macchina da casa, occorreva quindi spostarlo. A ogni buon conto l'abbiamo tenuto in braccio per evitare scossoni, andando piano piano, rallentando nelle curve, evitando buche, abbiamo persino preso l'autostrada per rendergli più disteso il tragitto. Non è stato facile, ma alla fine ce l'abbiamo fatta. Eravamo a Parma e il nostro passeggero sembrava non aver avuto scompensi.
E così, dopo aver mangiato, chiacchierato e scherzato, era giunto il momento di sapere se quell'accurata dedizione avesse dato buoni frutti.
Sì, quel Barbaresco, classe 1987, "figlio naturale" del Parroco di Neive, che nel frattempo ci ha lasciati, non ci aveva per niente delusi. Crescerlo e curarlo ne era valsa davvero la pena.