
Gli alberi sono parzialmente ricoperti dallo strato nevoso, ma non sufficiente a piegarne i rami.
Il cielo plumbeo, bianco mischiato a nero fumo, sembra promettere ancora neve.
Quando c'è questa particolare situazione sembra che tutto attorno ci sia più silenzio, quest'ultimo è rotto solo da qualche cane che abbaia, dal cinguettio di parecchi uccellini e dal forte rintocco delle ore del vicino campanile. La parte di paesaggio che riesco a vedere non è famigliare a molti, se facessi una fotografia da questo punto nessuno riuscirebbe a capire che si tratta di un angolo di Bedonia. Si riesce a vedere la parte più vecchia, molte di quelle case sono abbandonate e i tetti sono ancora fatti in 'ciappe' di arenaria. Sono diroccate, sgombre e abbandonate da almeno cinquant'anni.
Dietro di loro s'intravedono quelle abitate che sono contraddistinte dalle antenne della TV e dal lento salire del fumo. Quei camini sbuffano come ciminiere spinte a 'tutta birra'. Ma la maggior parte è però fatta di finestre 'spente' e con i vetri rotti, sono praticamente prive di sensi, non si intravede 'anima viva', solo qualche merlo nero come la pece saltella dando vita ai davanzali grigio pietra.
Soffermandosi su questa visione a ritroso nel tempo è inevitabile rimandare il pensiero a quando erano tutte 'accese' e il loro interno abitato da chissà quali e quante famiglie, ognuna con una storia diversa ed ognuna composta da chissà quante persone: quattro, cinque, sei figli. Chissà dove saranno ora?
I giardini sottostanti invece sono ora frequentati da un cane marrone scuro che gironzola tra le aiuole e da un paio di gatti grigi che si aggirano furtivi sotto a un pergolato, mentre sopra di loro saltellano da un tralcio all'altro alcuni merli dal becco giallo.