
Un caffè non si rifiuta mai. Infatti me lo hanno offerto, di quelli fatti in casa, con la Moka. Ringrazio di cuore la gentilezza, è sempre il gesto che conta, ma è stato un momento da dimenticare.
Tutto quello che non si doveva fare per preparare una buona tazza di caffè era concentrato in quella tazzina che mi fumava davanti. La caffettiera, per non fare brutta figura, era quella del reliquario in sala, a riposo da secoli (quelle con la base in ceramica e con i fiorellini); il caffè, da quello che ho potuto vedere dal barattolo, era di una marca mai vista prima (forse il male minore); le tazzine, anche loro facenti parte del "servizio buono", erano in acciaio... a quel punto non è servita a nulla la mia insistenza per usare le tazzine da "tutti i giorni".
La caffettiera sbuffava e l'ora era giunta, le premesse non mi lasciavano molte speranze. Il tutto è stato servito su un lucente cabaret, tra quadratini di zucchero e una bottiglia di grappa (fortunatamente lo bevo amaro e senza correzioni). Il caffè, nonostante i 10.000 gradi, l'ho bevuto. Condannarlo oltre mi sembrerebbe poco rispettoso, ma una famosa pubblicità non ci aveva spiegato per anni che "Il caffè è un piacere, se non è buono che piacere è?".
Ahh na tazzulella 'e cafe'...