
Doveva essere mattino presto. Fuori diluviava. Il vento sibilava e la pioggia batteva.
Dopo aver aperto brevemente gli occhi gli ho richiusi. Li ho riaperti in campagna.
Loro erano già lì, come se mi aspettassero, all'ombra di un salice. Faceva un gran caldo, era piena estate. Quel casale di pietra doveva essere molto vecchio, il portone principale mostrava dei chiodi in ferro, ribattuti e fatti a mano. L'ingresso era preceduto da vialetti in sassolini bianchi, rumorosi ai passi. Quando Andrea arrivò mise la moto sul cavalletto, si guardò intorno e non fece in tempo a suonare il campanello. Giulia lo vide, sorridendo gli andò incontro. Lei indossava un abito smanicato e leggero, lungo fino ai piedi, cremisi con fiorellini bianchi. Capelli neri, 'divisi' a metà, fin sopra le spalle. Gli fece strada e lui la seguì, in silenzio, fino all'interno. Da dietro notò le ossa sporgenti delle spalle. Era passato un pò di tempo dall'ultima volta che si erano incontrati.
Gli interni erano ristrutturati con accurate finiture: muri bianchi, finestre in ferro, senza lampadari, tende di lino gonfiate dal vento. Gil Evans in sottofondo. Dentro la 'cornice' della grande finestra si vedeva il giardino e un salice verdissimo. Lei lo fece accomodare in una grande stanza, essenziale e luminosa. Là dentro c'era un letto appena rifatto, liscio e con lenzuola arancioni. Si sedette, stropicciandolo. Giulia non entrò. Dalla soglia disse solo 'rinfrescati, sarai accaldato'. Lui si girò istintivamente verso il bagno, ma quando si rigirò lei non c'era più. Siamo già alle solite pensò piano. Uscì dalla stanza con un accappatoio bianco e con aria distesa. Cercava di orientarsi, girò per i corridoi, stranito, non incontrò nessuno. Scese al piano di sotto. Una teiera brontolava sul gas acceso. Era la cucina. Ci passò attraverso ritrovandosi in giardino. Lì sentì i sassi scottare.
Ritrovò Giulia sottobraccio ad una signora con i capelli bianchi, ben curata e vestita elegantemente. Sulla camicetta blu spiccava un cammeo. Capì che tra loro c'era intesa. Senza lasciare quel braccio lo presentò, sorridendo disse il suo nome di battesimo: 'Andrea', dopodichè proseguirono lentamente per il vialetto di sassolini bianchi. Andrea ritornò sui suoi passi, verso la stanza che gli era stata assegnata.
La pala del ventilatore a soffitto roteava tagliando l'aria, da quanto girava sembrava staccarsi da un momento all'altro. Ora indossava una maglietta bianca e dei pantaloncini corti. I piedi rimasero nudi. In quel momento era solo e spaesato. Giulia non tardò ad arrivare si sedette sul letto accavallando le gambe. E' da quel momento che iniziò a parlare. Gli raccontò l'ultimo periodo della sua vita. In silenzio l'ascoltò, senza fare domande. Quasi scusandosi gli disse che ora stava con Paolo e che non poteva baciarlo. Lui sempre in silenzio intese, senza fare domande. Dopodichè si alzò di scatto, disse che doveva fare una telefonata urgente sparì di nuovo. Sempre alle solite, non c'è rimedio pensò piano. Andrea, in quel silenzio, ricevette a sua volta una telefonata sul cellulare, rispose 'proprio non posso, ora sono impegnato, magari domani'.
Ritornò in giardino, faceva caldo, cercò l'ombra, la trovò sotto al salice. Voleva fumare, ma non aveva nulla con sè. Con una mano si aggrappò ai rami cadenti del salice. Inquieto. Sudata e trafelata ritornò. Come se non avesse mai interrotto il discorso lo riprese: 'sì c'è Paolo, ma sai che sono istintiva, avevo voglia di vederti e allora l'ho fatto'.
Lo guardò negli occhi e gli strinse un braccio. Lui voleva replicare, capire, ma non riuscì a parlare. Lei continuò dicendogli che quella casa era bella, avevo tutto ciò che voleva, ci stava benissimo, ma che doveva lasciarla, non la sentiva sua. Andrea continuava a non capire. Non si stupì. Giulia la conosceva bene. Faceva molto caldo. Sole d'Agosto. Con il pollice gli asciugò una goccia di sudore sul labbro superiore. Gli rimase un pò di rossetto sul dito. Non si pulì. Capì che quel gesto le fece piacere, l'aveva notato dagli occhi, allora lo allungò spostandogli i capelli dalla fronte, altri dietro all'orecchio. Erano uno di fronte all'altro. In piedi. Due lunghe ombre sul prato. Le mani di Andrea erano strette ai polsi di Giulia. Forse riuscì persino a sentire quel battito ansioso. Con gli occhi socchiusi e in punta di piedi le si avvicinò al viso, piano gli disse 'adesso c'è Paolo', anche lui stava per aggiungere qualcosa lei gli posò la mano sulla bocca. Poco dopo, su quella strada, vicino a quel salice, passarono due ombre e una motocicletta.
Doveva essere mattino presto. Fuori diluviava. Il vento sibilava e la pioggia batteva.