Anch'io andai e vedere la mostra dei ricordi. Guardando le tante foto esposte mi ha stupito vedere i giovani militari mettersi in posa come se andassero ad un matrimonio. Va considerato che a quei tempi erano rari gli eventi in cui ci si esponeva alle foto con flash e quindi ognuno, anche se era alla vigilia di una partenza certa ma di un ritorno spesso improbabile, in quei momenti pensava al sorriso di maniera ed allo sfoggio della divisa e del fucile di cui si doveva essere fieri.
Non mi soffermo sull'esposizione, che è ricca anche di documenti storici, perchè chiunque avrà modo di visitarla nel corso della corrente stagione estiva. Quello che mi ha colpito è l'eterno dilemma se queste ricorrenze (in questo caso un centenario) vadano solo ricordate o celebrate ... con una certa dose di orgoglio. Si sono soffermate su questo aspetto sia Lorella che Maria Pia con conclusioni interessanti ma va da se che andrebbero ricordate per evitare che si ripetano queste stragi agghiaccianti.
Mio padre partecipo' a questo conflitto e, per sua fortuna, ne uscì indenne ma credo che la sua mente sia rimasta stremata da quello che a cui assistette perchè quando gli porgevo qualche domanda non ottenevo mai risposte ma dal suo viso ed in particolare dal suo sguardo scomposto percepivo che le sofferenze dovevano essere state tante.
E' vero che le guerre andrebbero evitate in tutti i modi ma purtroppo la bestialità umana raggiunge livelli così disumani e così parossistici che la società civile non può tollerare. Mi riferisco alle violenze inaudite compiute in questi anni dai terroristi dell'ISIS. Ebbene, in questo caso specifico, provo malessere ad assistere all'ignavia del mondo occidentale che,a parte le solite dichiarazioni di condanna che lasciano il tempo che trovano, non fa quasi nulla per fermare questi massacri che si perpetuano quotidianamente nel medio oriente, nel nord Africa ed anche in casa nostra.
Davide Galli
09/07/2015I montanari sono stati più di altri carne da cannone in tutte le guerre, soprattutto nelle 2 mondiali e nelle disgraziatissime campagne militari nel ventennio fascista. Braccianti, contadini, boscaioli, pastori che non avevano la rete di conoscenza della classe borghese cittadina. Almeno per fare gli ufficiali o per farsi congedare o "imboscare" in qualche ufficio/retrovia. Allora come ora l'Appennino visto come una miniera da cui "prendere" risorse oltre il dovuto.