Mi sono sempre piaciute le foto del passato perchè ti fanno rivivere i tempi che furono e, al contempo, hanno il potere di illuderti, seppur per pochi istanti, di essere tornati bambini e/o giovincelli.
Quando poi arrivavano le fiere era giorno di festa perchè il paese tracimava di banchi ripieni di ogni specie di merce ed il foro boario si trasformava in una immensa stalla a cielo aperto. A quei tempi non c'erano molti modi per distrarsi e quindi erano occasioni in cui si potevano scoprire cose nuove.
Gli animali esposti erano una meta privilegiata. Ricordo che ai bambini non consentivano di entrare sia per il pericolo di qualche toro imbizzarrito e sia perchè eravamo solo d'impaccio alle trattative in corso. Allora andavamo a curiosare in via Divisione Julia dove, una rete di protezione, impediva il contatto con gli animali. Provano interesse per la figura del "mediatore" per il linguaggio caratteristico che usavano. Costui, in cambio di un compenso, si affannava a trovare un prezzo che soddisfacesse acquirente e venditore.
Ma con il passare degli anni le frazioni si svuotarono perchè gli abitanti andavano a cercare un lavoro più redditizio in città o all'estero. Di conseguenza, con la riduzione degli animali, anche il luogo dell'esposizione si sfoltì sempre più ed alla fine fu trasferito (sotto ai tigli) nei pressi del Pelpirana a sud del ponticello in legno pedonale che conduce al Parco Cattaneo. Ci sono ancora le strutture in ferro dove venivano legati bovini ed equini.
(Complimenti Dolores, hai riportato un brano molto divertente. Io non ho fatto cenno alle corriere di Carpani perchè l'episodio citato non ha eguali. Speriamo di leggere altri brani così divertenti).
Il signor Remo: quale onore! Grazie.
In quel periodo, si viveva di adattamenti ingegnosi e di 'rimedi arrangiati' del luogo che agli occhi di bambino, specialmente per quelli venuti 'da fuori', apparivano 'da selvaggio ed affascinante west', come quando successe un altro incidente ad una corriera lungo il Ceno.
Il serbatoio di fortuna era un bidone fissato sopra il parabrezza, quasi sulla testa dell'autista e collegato con un tubo dotato di una valvola, che spariva in basso, entrava nel motore da qualche parte. Forse mancava la pompa di benzina e si sfruttava la forza di gravità. Ad un certo punto del percorso, tutto curve, strombazzamenti e nuvole di polvere, mentre io mi immaginavo su una diligenza che avevo visto nel film 'i 3 moschettieri', con tanto di corno e postiglione, vedemmo una lingua di fuoco che, evidentemente usciva dal motore, si allungava verso il serbatoio, salendo rapidamente lungo il tubo. Sulle grida d'allarme dei passeggeri, si sentì FUORI TUTTI dell'autista che chiuse la valvola, rimanendo però, nel fuggi fuggi generale, a bordo, come i capitani di una volta, sulla loro nave in avaria.
Aveva risolto il problema in breve e fece risalire tutti, che sollevati e anche un po' divertiti, proposero però, per precauzione, di lasciare la porta aperta...
E difatti caro Gigi, io sono nata proprio il 14 settembre alle 8 di sera e, stando ai racconti, veniva un'acqua....
Come parrucchiera per signore c'era anche la Gigina de Pudì (Ponzini), sorella di Nilo e Ponziano. Ricordo vagamente che aveva il negozio davanti all'Asilo, prima ancora che "U Veregu" (padre di Crispiniano Serpagli) costruisse la sua casa.
Peppino Serpagli - Milano
Molto interessante, grazie per averlo condiviso mi ha riportato agli anni della mia fanciulezza.... Bravo Gigi!!!
Cara Dolores, ho letto il secondo episodio proprio ora ed anche questo, oltre ad essere divertente, descrive una spaccato di vita di quei tempi che ai giovani parrà inverosimile.
Noi non ci stupivamo più di tanto perchè tutto quello che accadeva era pane quotidiano fatto di imprevisti imprevedibili e di vissuto intenso e picaresco.
Vissi anch'io una avventura al limite della tragedia. Ero in seminario ed un giorno ci portarono con due corriere sino a Pione (la strada finiva lì) e poi procedemmo a piedi sino al Passo delle Pianazze dove, tutt'ora, c'è la Sede estiva del seminario di Piacenza. Alla sera percorso inverso ed io capitai nel seconda corriera guidata dal Cav. Lino Carpani in persona perchè non c'erano altri autisti disponibili.
Ma giunti a Masanti, con il buio incombente, successe che i fanali smisero di svolgere la loro funzione. Si procedette ugualmente, senza eccessivi patemi, sino a Montevaccà ma ormai era notte. Si imboccò la discesa a passo d'uomo ma fu tutto un susseguirsi di frenate violente che fecero rivoltare lo stomaco a tutti i seminaristi con le conseguenze che ti lascio immaginare. Arrivammo stravolti con un tanfo indescrivibile ma sani e salvi. Forse ci protesse la Madonna di San Marco.
Ciao,a presto e fatti risentire.
Sono sempre qua Remo e mi intrufolo quando trovo 'ricordi' che ricerco e che poi trascrivo nel mio libro 'il mandarino nella scarpetta', perché i miei posteri sappiano 'da dove vengono'. E' un modo per far rimanere verdi i ricordi dei miei genitori, dei miei nonni e del mio amato Scopolo e dintorni.
Ti 'leggo' sempre molto volentieri e grazie del saluto che contraccambio: alla prossima.
Caro Gigi,
tutte le volte dovrei mandarti i miei complimenti per i tuoi “quadri” di vita
bedoniese ma questa volta non non posso farne a meno. Bellisimo il “quadro” su la “fera
du bagnon” che ricordo e che mi riportato ai tempi della mia giovinezza. La “ciosa”, i
commercianti di animali (c’era anche mio zio Ferruccio che “trattava” soprattutto quelli
che una volta erano i famosi “vitelli da latte” della Valle).
Quando ho letto dei venditori di “brucchette” mi sono venuti in mente i miei rumorosissimi scarponi con le “brucchette” che più che una funzione “antiscivolo" avevano la funzione “antiusura” per preservare il cuoio della suola. Alle medie, quando il professore mi interrogava, mi vergognavo sempre del rumore che inevitabilmente facevo nel tragitto dal banco alla lavagna.
Basta con gli “amarcord” e un caro saluto.
Intanto in altri posti, forse meno belli paesaggisticamente, ma evidentemente più combattivi, la tradizione continua.
Dolores
05/10/2015(tratto dal mio libro di ricordi...)
Al ritorno, costeggiando la riva del Ceno, su una corriera di Carpani, come sempre stracarica di 'roba' e stipata di gente all'inverosimile, che si aggrappava dove poteva, tanto che quello che era troppo ingombrante, un volontario lo sistemava meglio che poteva sul tetto: dai sacchi di cemento, ai rotoloni di filo di ferro, alle gabbie stipate di polli. Poi ci si avviava strombazzando e ballonzolando sulle buche, inclinandosi ad ogni curva. Che salti! Ad un certo punto, all'ennesima , curva, il tetto, solitamente convesso, con un sinistro 'clac', si fece di colpo concavo! Tutti istintivamente, alzando gli occhi, ritirarono la testa tra le spalle piegandosi, le mani sulla testa, chi a destra, chi a sinistra. Si continuò così il viaggio tra una battuta ironica e una risata e ai miei occhi di bambino, non erano proprio le avventure della diligenza OMBRE ROSSE, ma un po' di avventuroso c'era stato...