58 - 27 Aprile 2018
Le miniere di Corchia
Sfruttate dal 1886 al 1943 sono ancora oggi affascinanti così come i bellissimi dintorni del borgo bercetese
Si tratta di un altro angolo nascosto e perciò poco conosciuto della nostra valle, sono le miniere metallifere di Corchia, splendido borgo medievale posto nel Comune di Berceto. Grazie ad un’escursione organizzata dalle guide di Trekking Taro e Ceno, ho avuto l’occasione di visitarle e conoscerne la storia.
La notizia più antica documentata riguardo alle miniere di Corchia è datata 23 Agosto 1856 dove in un decreto Ministeriale veniva formalizzata la scoperta della mineralizzazione e se ne dichiarava la concessibilità. L'inizio effettivo dei lavori nelle miniere, ebbe però luogo nel 1886, ma durò solamente per 15 giorni soltanto. Negli anni successivi diverse società minerarie si cimentaono nell'impresa.
Le poche informazioni che si hanno relative a quegli anni segnalano l'apertura di due cantieri principali: il Donnini-Speranza alle falde del Groppo Maggio e il Cantiere Pozzo, alle pendici del Monte Binaghè. I lavori compiuti furono saltuari e caotici e lo sfruttamento procedette di pari passo con le ricerche.
Un nuovo impulso allo sfruttamento delle miniere di Corchia ebbe inizio nel 1937 con il conferimento della concessione alla Società Newton Canovi di Milano. A partire da questa data vennero installate due piccole ferrovie minerarie con locomotore e vagoncini ribaltabili, adibite al trasporto all'estero del minerale estratto, venne così costruita la “Polveriera” e venne messo in funzione un motocompressore a gasolio che azionava due martelli.
Fino al 1938 il minerale estratto veniva portato al punto di raccolta a dorso di mulo, a questa data fu installata una teleferica lunga 1.400 metri costituita da due tratti rettilinei che trasportava il materiale estratto fino al paese di Corchia, più o meno in prossimità dell'attuale cimitero.
Nell'aprile 1939 la concessione passò alla Società Metallurgica Italiana la quale incaricò la Società Mayer di Venezia di proseguire i lavori, non più in galleria, ma a “giorno”, cioè attraverso sbancamenti all'aperto su più piani della montagna.
La massa mineralizzata che venne messa a giorno era composta principalmente da pirite cuprifera e marcasite molto alterabili e soggette ad autocombustione.
Fu proprio in seguito ad un incendio di notevoli quantità di minerale estratto, avvenuto nel settembre 1939, che si passò alla predisposizione di roste per il trattamento in luogo del minerale e alla costruzione di vasche e forni per la cottura.
Le ricerche vennero proseguite, sempre con esiti poco fruttuosi, finché nel 1943 la società concessionaria, considerando concluso il programma di lavoro, diede comunicazione della cessazione definitiva dei lavori.
Marco Biasotti
27/04/2018Bellissime, da vedere!
...ci sono le miniere di rame a Santa Maria, ma sono lasciate allo sfascio più totale, peccato.