58 - 21 Maggio 2018
Storie di lavoro e silenzi
Negli anni '50 la cementifera era considerata la soluzione nel problema. E oggi cosa abbiamo imparato?
È stato davvero curioso leggere alcuni articoli risalenti al 1956 e pubblicati su “Voce del Taro”. A distanza di sessantadue anni sembra proprio che a Borgotaro nulla sia cambiato, i problemi che preoccupano oggi sono gli stessi di allora: cittadini allarmati da una parte, politica distaccata dall’altra e in mezzo un’azienda che non guardava in faccia nessuno se non ai propri interessi.
Una differenza sembra però esserci, ora sappiamo cosa rappresentava una cementifera posta all’interno di un nucleo urbano, esattamente com’è poi stato accertato a Broni attraverso una rara forma di tumore ai polmoni che colpiva i suoi abitanti. Le stime più prudenti parlano di almeno 700 morti accertati fino a oggi. Lì tutti sapevano che il tumore dipendeva dalle polveri fuoriuscite dalla cementifera. Morivano gli operai e morivano le persone che vivevano attorno all’insediamento industriale, costruito proprio nel cuore del paese. Le denunce però non venivano ascoltate e le amministrazioni comunali tacevano.
La storia, si sa, è maestra di vita e da essa possiamo anche ricavarne l’esperienza per affrontare il futuro. È per questo motivo che basterebbe informarsi, valutare e non girare la testa da un’altra parte come se i problemi non esistessero o appartenessero sempre agli altri. Forse la storia può ancora insegnarci qualcosa e chi la ignora è condannato a ripeterla e alla fine a subirla, anche perchè ad oggi di certezze non ce ne sono, gli effetti manifestati sono quelli evidenti e che tutti conosciamo, mentre quelli a lungo termine quali saranno?
Ora leggete gli articoli e ditemi se la situazione dei borgotaresi di allora non è la stessa vissuta in questi mesi.
IL FUMAIOLO DELLA MILANESE & AZZI
Questo simpatico aggeggio, così utile allo stabilimento, emette giornalmente una quantità inverosimile di fumo e polvere che espande senza alcuna parsimonia su tutta la zona circostante, tingendo in egual misura case, campi, prati e… persone.
Tale polvere, oltre che danneggiare ogni cosa all’intorno, penetra all’interno delle persone, recando un grave danno a quanti sono costretti a… respirare nella zona. Abbiamo dato un tono scherzoso alla cosa non perché essa faccia ridere, anzi, ma perché ci sembra invero ridicolo che per trent’anni o più nessuno abbia sentito la necessità di protestare contro una così illogica situazione. Non si scandalizzi nessuno, però; noi non siamo certo i più furbi, ma solo ci sentiamo dotati di un tantino di coraggio per chiedere ai gentili signori che governano quel bellissimo stabilimento di volere, nel minore tempo possibile, provvedere affinché questa… meravigliosa e decorosissima situazione abbia termine. E chiediamo altresì alle autorità competenti di volere anche in questo caso, tutelare, come è loro dovere, le proprietà e la salute dei cittadini. Non speriamo molto, ma ci rimane la soddisfazione di aver detto pubblicamente ciò che in molti sentivano senza dirlo.
LA MILANESE & AZZI RISPONDE
Con la lettera privata di cui siamo autorizzati dare il riassunto la Milanese & Azzi risponde al nostro collaboratore Elle-gi facendo rilevare: “Il problema dell’eliminazione della polvere, degli odori ecc. è il problema non solo del Borgo (vedi Milano, Londra, Parigi), ma di tutta l’Italia e oserei dire di tutto il mondo, problema che ancora la scienza non ha completamente risolto”. Ed invita il nostro collaboratore ad avere anche il coraggio di denunciare: “Qualche cosa di più pericoloso e cioè che tutte le volte che cade pioggia un po’ forte l’acqua dell’acquedotto si intorpidisce perché l’acqua piovana penetra nelle prese delle sorgenti mescola a quell’acqua che tutti bevono la lavatura della strada".
QUESTO NOSTRO BORGO
Con nostro vivo rammarico siamo venuti a conoscenza della risposta inviata dalla “Milanese & Azzi” solo a pubblicazione avvenuta e non fummo quindi in grado di rispondere del numero scorso. Ci accingiamo a farlo ora.
Prima di inoltrarci nella disamina della lettera a noi inviata crediamo opportuno, per l’intelligenza di chi ci segue, riassumere in breve le questione in oggetto. Alcuni numeri or sono, scrivemmo nella nostra rubrica “Carrellate su Borgotaro” una nota nella quale ponevamo in evidenza il disagio arrecato alla popolazione di una certa zona del paese dal fumaiolo dello stabilimento “Milanese & Azzi”.
Nella sopracitata nota chiedevamo ai responsabili dello stabilimento e alle autorità civili e sanitarie di provvedere alla bisogna in tempo debito e nel modo più conveniente. Tale nostro appunto, mentre, da un lato lasciò purtroppo del tutto indifferenti le autorità, scatenò lo sdegno della “Milanese & Azzi” che ci rispose con una lettera in cui non mancavano gli insulti, tacciandoci di cattivi “progressisti” e ancor più di produttori di… e qui la censura e il buon gusto ci impediscono di terminare la frase.
Noi crediamo per la serietà del nostro foglietto e per lo spirito cristiano che lo deve informare metterci al livello degli insulti e rispondere per le rime; preferiamo mantenerci sul piano tecnico della questione per quanto di nostra competenza, piano tecnico dal quale non avrebbe dovuto allontanarsi. Che la polvere di cemento diffusa in continuità su un’ampia zona del nostro comune mi sembra fuori discussione. Che poi ci siano delle difficoltà tecniche o finanziare per eliminare tale polvere è una questione sulla quale potrebbe illuminarci proprio la direzione tecnica del nostro massimo cementificio. Noi abbiamo modestamente cercato di informarci e ci è stato assicurato che il problema è stato altrove affrontato e almeno in parte risolto, sia pure con qualche sacrificio finanziario.
Per quanto poi mi riguarda un nostro presunto coraggio nel dire alcune cose e nel tacerne altre, facciamo presente che la quasi totalità dei nostri appunti sono stati mossi ai Signori di Palazzo Manara e mai, i nostri lettori ci sono testimoni, lesinammo loro critiche e suggerimenti.
Per finire una precisazione di carattere strettamente personale: sappia quell’egregio signore che il sottoscritto nutre un vero culto per la proprietà privata considerando la stessa elemento fondamentale per un’economia produttiva. Pertanto ciò che ci mosse nello scrivere quell’appunto non era l’appartenere a un determinato tipo di progressismo bianco né seguaci di quel tizio che voleva tutti gli industriali in campo di concentramento. Detto ciò riteniamo chiuso questo increscioso episodio; ora sta a chi di competenza rimediare all’inconveniente da noi suggerito.
Borgo Val di Taro - 18 novembre 1956
Elle-gi
Laura
21/05/2018La differenza sta nel fatto che il 90% di quelli che hanno lavorato alla cementifera non ce lo possono raccontare perché deceduti,non di vecchiaia...