58 - 27 Novembre 2018
Scalini, vigneti e sudore
Una giornata per scoprire le tradizioni di una terra tanto bella quanto complicata: la costa ligure di levante
L’obiettivo della giornata era quello di affrontare 4.000 scalini, questo il “sacrificio” per guadagnarsi il mare in quel tratto di costa. Si parte da Campiglia, sobborgo arroccato tra Portovenere e Riomaggiore, per raggiungere Schiara e Monesteroli. Una manciata di case raggiungibili attraverso due meravigliose e suggestive scalinate, interamente create da mani sapienti: mille gli scalini da scendere, mille scalini per conquistare ognuna di queste “perle”, duemila scalini che sono poi da risalire con il rischio di rompersi l’osso del collo ad ogni passo.
Il percorso è molto panoramico, aperto ai venti di tramontana e il mare un fedele compagno per tutto il tragitto. Si oltrepassano terrazzamenti con orti, vigne ed ulivi, divenuti nel corso dei secoli veri e propri simboli legati alla pazienza e al sacrificio di questi abitanti. Il tratto più suggestivo è quello che attraversa i celebri vigneti di Albarola, Bosco e Vermentino per la produzione del prezioso “Vin duse”, lo Sciacchetrà DOC delle Cinque Terre. Un vino passito eccelso, tra i più ricercati al mondo, stretta conseguenza di quel microclima, frutto di una simbiosi che si crea tra il mare e la roccia, tra il vento e il calore del sole, tra l’uomo e la sua caparbietà.
Tra quelle viti, ormai ingiallite e pronte per essere potate, incontro Giuseppe. Un ligure anomalo, si è persino girato per capire chi lo stava salutando, rispondeva alle mie domande e a un certo punto ha persino smesso di tagliare i tralci per prestarmi maggiore attenzione. Ne approfitto quindi per fare due chiacchiere: “E quando mi ricapiterà più un fatto simile”.
Mi conferma che ormai la produzione di quelle uve è talmente ridotta che gran parte dei proprietari si occupano del vigneto solo nel tempo libero e non come lavoro principale: “Negli anni ‘50 c’erano 500 ettari coltivati a vite, oggi sono meno di 100”.
Per capirne i motivi è sufficiente guardarsi intorno per vedere che quella terra non è come le altre terre, lì ogni metro quadrato è organizzato per domare la natura: le viti si aggrappano ai terrazzamenti strappati alla pendenza, le casse piene di grappoli appena raccolti si spostano attraverso un’ingegnosa monorotaia, per non parlare poi delle avversità quotidiane fatte di animali selvatici, venti e temporali. È soprattutto per questi motivi che la produzione di questo vino è molto limitata per non dire eroica, perché lì è davvero tutto complicato.
Giuseppe scrolla la testa, si gira verso il mare e poi alza le braccia: “Adesso è più facile affittare gli appartamenti a 500 Euro a settimana che stare con la schiena a terra per poche palanche”.
Maria Rosa
27/11/2018Io da bambina andavo al mare il mese di settembre a vernazza .....la vendemmia è un ricordo bellissimo e indelebile!