Teresina Barbieri è del ’24, ma non manco di incrociarla per strada ogni giorno, anzi, vedo più lei che qualche giovane amica. Quando al mattino la incontro mi saluta sempre con una battuta diversa, dopodiché prosegue con passo sicuro, dritta nella sua giornata: “messa prima”, la spesa e le solite chiacchiere tra coetanei, tra questi Lisetta e i mie zii Mina e Bruno Cavalli (vedi foto allegate).
Ha ancora un fisico, una “testa” e soprattutto un piglio da far invidia a molti, questo per dire che con lei bisogna stare ancora attenti a non sbagliar parola. E anzi, guardandola penso che il “non farsi mettere i piedi in testa da nessuno” sia uno dei segreti fondamentali per vivere bene quest’età..
Da quando è nata abita al secondo piano della sua casa in via Garibaldi, dove una volta, al piano terra, c’era la bottega di famiglia. Di quel negozio ho trovato di recente una fotografia che risale agli anni ’20, e così ne approfitto per andare a trovarla, ovviamente accompagnato dal suo fedele “scudiero” Filippo, e dargliene copia: “C’è il mio papà Giuseppe con ancora i capelli scuri, il Cavalier Lino Carpani, poi questa sono io e quello è il cagnolino pezzato Bril”.
È con questa immagine in bianco e nero tra le mani che inizia a parlarmi in un bedoniese arcaico, ormai raro da ascoltare, dell’attività di famiglia, ma anche di quella Pieve allora piena di negozi. Mi fa il nome di tutti, uno dietro l'altro: “Bellagamba, Tranquillén, Mariàn, Fullétta, Pissi. Pensa, allora c’erano anche cinque banche”. Ne ha da raccontare, la Teresina de Giuliàn… un soprannome che le è rimasto cucito addosso dal papà, che a sua volta lo “ereditò” dal padre Luigi: “Ma ne capissu perché Giuliàn”.
Il papà, rientrato dalla Prima Guerra Mondiale, dove fortunatamente venne arruolato come meccanico in officina, aprì una bottega, ufficialmente di vendita e riparazione di biciclette, anche se in realtà, come quasi tutte le licenze di quel tempo, trattava anche un po’ di altri generi: materiale elettrico e idraulico, macchine da cucire, stufe e fornelli, bombole del gas e taniche di cherosene. Non solo, da persona intraprendente qual era, capì che bisognava anche imparare a installare i “moderni” impianti di riscaldamento a gasolio: “I primi due che realizzò a Bedonia furono quelli del Credito Italiano (attuale palazzo della banca BPER) e nella villa di Alessandro Sozzi Lamò (nonno di Sandro) al Follo".
Tra una gomma da gonfiare, un raggio da tirare e una bicicletta da consegnare, l’attività continuò anche dopo la morte del padre, avvenuta nel 1975. Ma ormai i tempi erano cambiati: riparare una bicicletta non conveniva più, tanto valeva prendersene una nuova, così come le camere d’aria, che una volta si “pezzavano” fino a venti volte, adesso invece si buttano al primo buco. Così, nel 1976, Teresina decise di cedere il negozio a Giuliano Bernabò, il quale l’ampliò offrendo più spazio agli articoli per la casa e di ferramenta, fino al 1993, anno in cui si abbassò definitivamente la serranda della bottega di Giuliàn.
Un’altra storia strappata al passato, uno dei tanti racconti che fanno parte del vissuto di un paese in cui le vite e la tradizione si mescolano per dare luogo a nuovi racconti, un modo piacevole per alimentare l’interminabile corsa della “macchina del tempo”.
Peppino Serpagli
19/04/2019Simpaticissima la Teresina de Giulian. Ricordo bene il negozio di biciclette di suo papà, specie prima che coprissero il Pelpirana. E vagamente ricordo anche sua mamma che, se non sbaglio, era chiamata "A Marietta de Cremma".
Non sapevo che un tempo a Bedonia ci fossero 5 banche, ma vagamente ricordo che si parlava di una Banca di Sant'Antonino che era fallita prima della severa legge bancaria Beneduce.
Peppino Serpagli - Milano