Vederla lassù, in quel cielo buio, sembra un palloncino bianco con il filo scappato di mano a un bambino oppure, quando cambia la sua forma, un “baffo” lasciato dal pennello di una mano distratta. La Luna è così, non cessa mai di essere fonte d’ispirazione, soprattutto per chi ama perdersi nel silenzio e in quel bagliore che illumina tenuamente la notte. È magica, non lo si può negare.
Per molti fa ormai parte del paesaggio come il profilo notturno di una montagna, di un albero o di una pala eolica contornata di stelle, quando invece capita di fissarla i pensieri fanno il loro corso, complice la sua aura delicata e intrigante.
Credo che sia anche per questo motivo che debba inventarsi qualcosa di nuovo, d’inusuale, come quando diventa tutta rossa, gioca a nascondino tra le nuvole o si eclissa nell’ombra… il motivo è sempre lo stesso: attrarre a sé lo sguardo del suo affascinato, come la più sensuale delle creature terrene.
È anche per tutti questi motivi che non la lascio sola, infatti sono ancora qui a scrivere di lei, a dedicarle attenzione e il motivo è semplice: nella notte tra domenica 20 e lunedì 21 luglio 1969, cinquant’anni fa, Neil Amstrong conquistò la Luna e camminò sul nostro satellite. Un sogno irrealizzabile fino a quel preciso momento. Ora tutto era possibile.
Quella prima impronta umana, lasciata sul terreno polveroso del Mare della Tranquillità, lasciò una traccia indelebile nel nostro immaginario e lì si pronunciò la frase più famosa della storia, in seguito attribuita a Oriana Fallaci: “Un piccolo passo per l’uomo, un balzo gigantesco per l’umanità”.
Durante quell'allunaggio io c’ero, ma ero troppo piccolo, non posso quindi testimoniare l’emozione di quell’avvenimento, vissuto con il fiato sospeso, attraverso la diretta televisiva in bianco e nero, condotta in Italia dai mitici Tito Stagno e Ruggero Orlando, ma anche per quei genitori che, con lo sguardo rivolto all'infinito, ripetevano ai propri figli: “Vedi, adesso lassù qualcuno sta camminando”.
Dal giorno dopo sono poi iniziati i dibattiti, i dubbi e le leggende su quanto accaduto in quell’occasione: “Tutta una farsa, una montatura, solo un bel cortometraggio commissionato dalla NASA a Stanley Kubrick”. Al di là di queste teorie da “lunapiattisti”, nell’illimitata fantasia umana, la Luna continua ancora a sorprendere e a suggerire -a dispetto delle statiche bandierine americane, luci artificiali e fondali teatrali- bellissime storie, leggende, film, poesie, canzoni, pensieri, sogni.
Non è nemmeno casuale l’orologio che porto al polso, quando decisi di passare dallo Swatch a qualcosa di più serio, la scelta ricadde, senza dubbi, su di un cronografo Omega "Speedmaster Professional", a carica manuale, lo stesso modello prescelto per la sua idoneità a quella missione lunare, impresa che gli valse un appellativo altrettanto memorabile: "The Moon Watch".
Un modo piacevole di considerare la magia suscitata dalla Luna e districarsi dal concetto di tempo, del tutto relativo, perché sempre dipende da quello che si fa mentre passa.
Video allegato:
Sembrava tutto immobile, ma è bastato fermarsi, abbassare il finestrino e alzare il volume della musica. Fuori tutto si muoveva. C'era anche un po' di vento. Sarei rimasto più tempo con quella Luna, con quel contesto di nuvole leggerissime, lunghe e sottili che le si paravano davanti come una tenda di organza... mentre dentro, in sottofondo, c'era Ludovico Einaudi.
MRM
23/07/2019Me lo ricordo anch'io, a me e mia sorella ci mandavano al mare con le suore (un incubo), mi ricordo ANCORA che non ci hanno lasciato vedere la televisione, e mi vedo ancora lì a quella finestra a cercare di vedere qualcosa sulla luna... un omino piccolo piccolo, che so?
no, non si vedeva.
comunque, tutto 'sto parlare della luna, non è anche lui un po' indotto, che pare non esista altro e son passati tanti anni? e tutti contagiati da questo parlare? distrazione? non si parla un po' troppo del passato, anniversari e il resto? e il presente e il futuro?
https://www.vogliaditerra.com/archivio/2019/07/brucia-lartide/