Visto che l'Esvasante mi ha tirato in ballo ritengo doveroso addentrarmi nei miei ricordi seminariali risalenti agli anni cinquanta. Non lo faccio con gioia perchè mi tocca rivangare un periodo giovanile della mia esistenza travagliata ed infelice. Avrete capito che ero "costretto" a starci unicamente per non deludere i miei genitori che volevano il "prete" in famiglia. Ma mi limiterò a parlare di scuola per non andare fuori tema.
Sorvolo su tutto ciò che è stato già scritto nella presentazione ed andrò a ripescare qualche lontano ricordo. In seminario la scuola era severissima. Gli insegnanti erano preti che si erano distinti negli studi. Bravissimi nelle materie classiche (italiano, latino, greco antico, francese, filosofia, storia, geografia) ed un po' scarsucci in matematica in quanto, per l'esercizio sacerdotale, contava poco essere edotti in equazioni differenziali, ellittiche o altro.
Per prendere la licenza statale delle medie (a Borgotaro), del ginnasio e del liceo (a Pontremoli) bisognava superare due esami iniziando da quello interno. Quello statale era arduo perchè con i "privatisti" erano molto più esigenti. Stesso discorso per le medie istituite dal maestro Vittorio Rossi. Ricordo che quando entrai in seminario mio padre pagava una retta mensile di diecimila lire. Cifra importante per quei tempi post bellici. Ciao a tutti.
Nella foto n. 5 allegata, guardando in alto da destra a sinistra, sono il primo.
Anche mio fratello Mauro ha frequentato il Seminario. Eravamo a Genova già da alcuni anni quando espresse il desiderio di entrare in Seminario per fare il sacerdote.
Mia madre gli preparò un corredo vero e proprio con tutta la biancheria etichettata con le sue iniziali MB, una spesa non indifferente per la famiglia che attraversava un periodo non prospero con il negozio appena aperto di Farinata.
L'avventura ebbe inizio ma dopo solo due anni Mauro lasciò, sconfortato dalla durezza della scuola (ed anche di alcuni insegnanti)... Forse voleva solo essere più vicino al monte Ragola!
Molto bello questo racconto... spero sia il primo tempo... e a seguire l’ex seminarista Remo (primo da destra nella 5a foto!!) dovrebbe irrompere con i suoi racconti scolastici e sui temi in italiano scritti sopra a banchi fissi, buco per la china, ma niente rotelle?!?!
Begli anni quelli delle scuole medie del maestro Rossi, che mi pare costassero 10.000 lire al mese, all'inizio degli anni '50. Ricordo in particolare gli ottimi professori di lettere: una signorina di Pavullo, la signorina Cucinotta e il Sig. Cantarella (o Campanella), che probabilmente abitavano "dau Peritu". L'insegnante di francese, una certa Scibona, che abitava a Borgotaro, era spesso assente. La sostituiva Giannino, figlio del maestro Rossi, che ci insegnava musica.
In classe con me c'era anche Cecchino (Francesco Sparanero poi Franco Nero). Il padre era carabiniere, ma non mi pare che fosse graduato, tanto che lui e la famiglia abitavano nella "casa di ricotta" in Via Roma, dove abitavano anche i Giorgi, altra famiglia di un carabiniere, e la famiglia della Mirella Lucchi. Solitamente le famiglie dei marescialli (come quella del padre dell'amico Piergiorgio Corrieri) abitavano al primo piano della caserma che era di fronte a casa mia in Via Mons. Checchi.
Tra i miei compagni di classe alle medie del maestro Rossi c'erano anche: Fabrizio Chiappari, Sonia Mutti, la Gioconda, la Resteghini, un Bernabò di Cavignaga e un Dughi di Momarola.
Del seminario ricordo solo quando il 7 dicembre, in grande e allegra campagnia, portavamo le vesti da pre-prete, cucite da mia nonna Bettina e dalle sue aiutanti: la Lucettta Taburoni (poi sposata in Ferri) e la Giulia (du Ciccutellu, poi sposata in Serpagli).
Peppino Serpagli
L'amico Ruggero, appena mi legge, inizia a "ruggire"; forse per fare onore al suo nome. Penso che un po' di seminario avrebbe fatto bene anche a lui. Personalmente ero già allenato a prendere le "rigate" sulle mani dal maestro Vittorio ma in seminario era molto peggio.
Io non ero certamente uno studente modello...anzi. Nelle ore di studio preferivo sfogliare gli atlanti geografici di cui ero affascinato o rileggevo, per la decima volta, il romanzo "I promessi sposi". Era l'unico consentito oltre ai tanti libri sulla vita dei santi che scartavo. Esattamente come hai scritto tu. Con la "china" sul libro scolastico... inattivo e l'altro sulle ginocchia assai gaudente.
Caro Gigi,
ho letto con simpatia il tuo racconto su “La scuola di una volta” e sono perfettamente
d’accordo che la figura del maestro Rossi vada rivalutata non solo perché è stato un ottimo maestro ma soprattutto perché ebbe la lungimirante visione di avere una scuola media “laica” a Bedonia.
Sono stato suo scolaro in quarta e quinta elementare (anni scolastici 44/45, 45/46,) e uno dei primi studenti della “sua” scuola media (anni scolastici 46/47 - 47/48 - 48/49). Era molto severo ma anche molto bravo. Ricordo ancora quando si costruì in classe la pila di Volta utilizzando delle monetine di rame e dei dischetti di zinco che venivano separati da dischetti di carta assorbente imbevuta in acqua salata, o quando, per farci capire l’energia elettrostatica, ci mostrò che una “pallina” di polpa di sambuco (allora non c’era la plastica) appesa a un filo di réfe, veniva attirata da una penna strofinata su un panno di lana.
Ricordo anche un episodio simpatico. Avevo scritto in un tema che nell’orto e nel giardino del nonno Moretto, dopo un forte temporale, venivano fuori dalle loro tane moltissime grosse lumache. Eravamo nel primo dopoguerra e il maestro Rossi, che aveva tre figli da mettere a tavola tutti i giorni (Giannino è stato per alcuni anni il portiere del Bedonia), mi disse “Giulietto se mi porti un cesto di lumache, ti darò i soldi per il gelato”. Dopo il primo temporale, raccolsi subito una grande quantità di lumache e gliele portai. Ma i soldini per il gelato li sto ancora aspettando.
Negli anni della pensione e della vecchiaia, il maestro Rossi aveva l’hobby di intagliare il legno e una volta, quando ero in vacanza a Bedonia, mi regalò un bellissimo (e gigantesco) rosario di legno che lui aveva intagliato e che conservo gelosamente, ma che potrei regalare se i vari oggetti e statue che aveva intagliato venissero recuperati e messi in mostra nella scuola (allego foto).
Giuliettu du Morettu
Foto: https://www.esvaso.it/dati/fotoalbum/fotoalbum_170920191201_rosario.jpg
Un ricordo particolare all'esame statale della terza media in Borgotaro.
C'era anche l'esame di ginnastica in palestra. I seminaristi erano tutti in fila per affrontare il salto in alto posto a metri 0,90. Eravano tutti con le scarpe normali di cuoio perchè era una materia non considerata. Oltretutto avere un paio di scarpette di gomma era un lusso.
Ebbene nessuno riuscì a superare l'asticella. Anzi fu un susseguirsi di scivoloni sul pavimento lucidato a specchio. Una scena da "Paperissima sprint" che avrebbe fatto sbudellare dal ridere anche i sassi. Il Preside fece le sue rimostranze con il Rettore del Seminario ma la frittata ormai era stata fatta.
Sarebbe interessante conoscere la data della foto che hai messo in testa al tuo articolo. E anche sapere perché ci sono tante ragazzine (piccole italiane?) e un solo ragazzo, che ti assomiglia un po'.
Passando ad altro, segnalo che anche Leopoldo Innocenti ha frequentato le scuole medie del maestro Rossi a Bedonia. Dopo una brillante carriera come giornalista e inviato speciale di Radio Rai (spesso in posti pericolosi del Medio Oriente), si é trasferito da pensionato a Berlino. Se ben ricordo, il compianto Attilio Biolzi mi aveva detto che Leopoldo voleva venire a Bedonia a presentarvi e il suo libro "Auf wiedersehen Italia", ma poi non se ne fece nulla.
Peppino Serpagli
Caro Peppino, ti confermo che la foto risale al "Ventennio", ma non c'è indicato l'anno dello scatto.
La parte sinistra è formata da ragazzi, hanno anche la maglietta differente, con la scritta "Bedonia" e un "fascio" centrale; mentre alla destra ci sono le ragazze con la fascia tricolore e un gagliardetto sul petto da "Piccole italiane".
Alle spalle uno dei due anelli da palestra.
Non sono al corrente della vicenda Innocenti.
Pietro Borella
15/09/2020Io ho studiato in Seminario dal 1960 al 1967/68 e insieme al sottoscritto molti ragazzi delle valli Ceno e Taro e della provincia di Piacenza. Monsignor Serpagli (laureato in lettere antiche a Bologna, allievo del Calcaterra che a sua volta fu allievo del Carducci) è stato mio professore (Italiano -Greco-Latino). Tutti i sacerdoti, comunque, meriterebbero di essere ricordati per aver dedicato la loro vita alla nostra formazione, non solo scolastica.
Allego foto della vestizione.... (foto 6)