Oggi stiamo vivendo un "contesto fotografico" senza uguali nella storia, ognuno di noi ha tra le mani, 24 ore su 24, per 365 giorni all'anno, un dispositivo fotografico. Un'opportunità che permette di "cogliere" ogni attimo della quotidianità che ci circonda, sia gradevole che spiacevole. Insomma, sui nostri schermi scorre un po' di tutto e forse anche di più di quel che dovrebbe. Scattare quindi, oggi, una fotografia in grado di trasmettere un'emozione o una semplice riflessione non è poi così scontato.
È proprio il caso, in controtendenza, dell'artista Dina Goldstein, poiché è ancora in grado di creare immagini stupefacenti e combinarle ad una critica sociale. L’artista costruisce narrazioni complesse, che rivisitano gli archetipi incarnati da personaggi di fantasia per contestualizzare la cultura di massa. Oltre alle sue qualità estetiche, il lavoro della Goldstein funziona come uno studio sociologico, in quanto mette in discussione i valori artificiali e costruiti che la cultura pop inietta nella nostra società. Altamente controversi, i progetti di Dina Goldstein creano continuamente dibattito e dialogo a livello internazionale sulle piattaforme dei social media, sulle riviste e sui giornali. Il suo lavoro è stato affrontato in numerosi saggi e dissertazioni e nel giornalismo artistico, portando questi progetti ad essere studiati e insegnati nelle scuole d'arte, nei programmi di fotografia e negli studi di genere e d’ambito femminista.
Sabato scorso 12 febbraio, alla presenza delle autorità comunali e di numeroso pubblico, è stata inaugurata a Borgotaro una mostra proprio di Dina Goldstein, artista canadese di origine ebraica, dal titolo Gods&Princesses. Vi sono esposte opere tratte dalle serie "Gods of Suburbia" e "The Fallen Princesses”, quest’ultima composta da dieci fotografie che ritraggono principesse Disney e altri personaggi delle fiabe collocati in un ambiente moderno.
Il lavoro esamina elementi della condizione umana e crea una metafora dei miti delle fiabe, costringendo lo spettatore a contemplare la vita reale nei suoi aspetti meno idilliaci: sogni falliti, la fallacia di inseguire un'eterna giovinezza, l'obesità, il cancro, l'estinzione delle culture indigene, l'inquinamento, il degrado degli oceani e la guerra. Abbracciando le texture e i colori creati da Walt Disney, che ha costruito un impero multimiliardario sfruttando queste fiabe, il lavoro mette in discussione la nozione del Leitmotiv idealistico "…E vissero tutti felici e contenti", adottato da Disney per imboccare a ideali cucchiaiate i bambini di tutto il mondo.
Ci sarebbe da sottolineare che la mostra fa parte del concetto espositivo Opus in Artem in Itinere, che si ispira all'iniziativa "Freiraum" già attuata con successo in Germania nei primi anni '90, nel periodo subito dopo la riunificazione tedesca, quando ampi spazi inutilizzati nelle città della Germania orientale furono destinati a progetti culturali e artistici: con la conseguenza, anche, di attirare investitori e acquirenti privati verso le varie proprietà e promuovere la loro ricostruzione.
Opus in Artem In Itinere funziona in modo simile, utilizzando botteghe e negozi temporaneamente liberi per portare arte e cultura internazionale in vari punti della Val Taro. Il progetto prevede che uno spazio espositivo venga usato al massimo per tre mesi, dopodiché l’iniziativa si sposta in un altro luogo nella valle. Evidentemente questo concetto può funzionare soltanto in collaborazione con le proprietà dei luoghi espositivi, che li danno a disposizione senza richiedere affitto, abbracciando così l’idea che l’arte possa dare una mano per migliorare la vita culturale -ma anche economica- dei cittadini della valle. A sua volta, il proprietario può utilizzare sia la mostra in corso che le relative immagini e materiale promozionale per commercializzare la sua proprietà, il che aumenta notevolmente la possibilità di generare interesse verso la stessa.
L'arte internazionale esposta nella valle attira professionisti e collezionisti, da città talvolta anche lontane, come Milano, Bergamo, Parma, Piacenza, La Spezia e Genova: persone qualificate, che probabilmente non sarebbero mai venute nella nostra zona senza questa offerta culturale. Questi, a loro volta, portano commercio ai negozi e ristoranti locali, e tornano nelle loro città con impressioni positive della Valle del Taro, che divulgheranno e racconteranno ad altri, creando così un effetto di circolo virtuoso.
La mostra sarà aperta dal 12 febbraio al 12 marzo 2022, in via Nazionale 28 a Borgo Val di Taro, ed è curata da Bianca Maria Rizzi e Matthias Ritter di “Opus in Artem”, e organizzata in stretta collaborazione con il Comune di Borgo Val di Taro.
Orario Apertura: lunedì, mercoledì, venerdì, sabato 11-13 / 16-18
Sonia Carini
21/02/2022Finalmente cambia il roseo e amorevole finale hollywoodiano: e vissero per sempre felici e contenti !