Nella storia delle comunità ci sono momenti, ed è questo, nei quali siamo chiamati ad assumere delle scelte fondamentali che condizioneranno la nostra vita presente ma pure l 'esistenza delle generazioni future.
Le relazioni dei colleghi medici e la mia esperienza clinica di otorinolaringoiatra che opera su questo territorio, documentano una casistica di disturbi legati alla presenza nell'aria che respiriamo, di sostanze che insidiano in modo particolare le mucose delle prime vie respiratorie, delle congiuntive e della cute che io stesso ho osservato nei miei pazienti in particolare a livello delle mucose nasali.
È vero che non tutti manifestano con la stessa intensità i medesimi disturbi, ma esistono delle condizioni predisponenti come un terreno allergico, la sensibilità della mucosa delle prime vie respiratorie, la funzionalità del sistema immunitario. E dunque se molti, apparentemente, non presentano disturbi ciò non significa che il problema qualità dell'aria non sussista. Anzi invito tutti coloro che manifestano scetticismo, preconcetti, o sono distratti, a documentarsi, ad ascoltare, perché nelle vere comunità ciascuno è responsabile dell'altro. Ora, di fronte a scelte cruciali ci si deve fermare a riflettere, a ragionare, a cercare insieme, ciascuno con le proprie competenze, una soluzione condivisa.
La situazione è molto delicata ed io come medico non posso non esprimere le inquietudini, le preoccupazioni, le incertezze delle mamme e dei papà, che esigono semplicemente la verità.
La domanda che ci mette con le spalle al muro:" posso mandare il bambino a giocare al pallone nel campo sportivo?". E noi dobbiamo dare certezze documentate. Non dimentichiamo che non esistono solo patologie organiche, quelle che vediamo come sanguinamenti nasali, pruriti, bruciore agli occhi, difficoltà respiratorie segnalate dai pazienti ai propri medici ma disagi "nascosti" come ansia, inquietudini, incertezza, disorientamento capaci di condizionare i delicati equilibri della comunità.
Come medico non posso che stare dalla parte dei miei pazienti che oggi sono le persone più fragili. Ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità e dunque propongo, nel rispetto assoluto dei diritti sociali, retributivi e previdenziali degli operai la sospensione dei processi produttivi a rischio ambientale per un tempo ragionevole. Non credo che grandi multinazionali e società, possano compromettere i loro bilanci per una breve sospensione della produzione. Dunque pausa di riflessione per dare spazio alla ragione. Credo che le generazioni future ci giudicheranno su questo.