Già lo so, i miei amici si aspetteranno di leggere i dettagli del mio viaggio in Olanda, ovvero cosa accade di notte ad Amsterdam, nel tanto acclamato quartiere "Red lights" e nei 'coffee shop', però rimarranno amareggiati, quello che ho visto glielo racconterò alla prossima cena, sarà certamente più esaustivo. Non vorrei nemmeno parlare di mulini a vento, della fioritura dei tulipani, del museo Van Gogh, dell'incredibile puntualità dei treni, della miriade di biciclette o dei meravigliosi canali che penetrano nel cuore di Amsterdam e di Utrecht, bensì di ciò che più mi ha colpito: i quadri di Vermeer.
Johannes Vermeer, pittore olandese del seicento, lo 'colsi' qualche anno fa grazie ai preziosi consigli di un'amica pittrice: 'Cara Amelia ti ringrazio nuovamente'. Fu lei a 'prendermi per mano' e ad accompagnarmi dentro alle opere di questo straordinario pittore. Ricordo bene ciò che mi colpì. Nei suoi quadri riportava emozioni vere, spesso d'amore, strappate alle normali consuetudini quotidiane, tutte rappresentazioni molto diverse e distaccate da ciò che si dipingeva quattro secoli fa, una sorta di fotografia 'istantanea'. In seguito gli è stata attribuita, non a caso, la figura di un antesignano 'fotografo', sia per l'uso che faceva della luce e della 'camera obscura' (per meglio considerare la prospettiva), sia per la tecnica adottata, le pennellate venivano sostituite da minuscoli punti di colore, che a considerarli con gli occhi di oggi sarebbero paragonabili ai nostri pixel digitali.
Purtroppo al Rijksmuseum, nonostante la mostra fosse a lui dedicata, ne ho trovati esposti solo cinque, dei trentacinque che ha dipinto, ma questo non vuol essere di certo un appunto negativo, anche perchè i restanti erano quasi tutti di Rembrandt. Tutti capolavori assoluti, ci mancherebbe altro, ma i quadri di Vermeer sono per me un qualcosa di più, che va oltre la bellezza del quadro, sono vere emozioni. Sì, finalmente ho potuto realizzare un sogno agognato da tempo.