Cadono come fazzoletti

Siamo nel pieno dei giorni della merla, i camini sbuffano fumo bianco e i corvi neri dall'alto degli alberi gracchiano nervosamente.
'Chiamano la neve' ci dicono i nonni e la conferma di tutti questi segni premonitori non tarderà molto ad arrivare.

Il Colonnello Bernacca ha appena annunciato una perturbazione proveniente dalla Russia diretta sull'Italia. Come al solito porterà nebbia in Val Padana, temporali sparsi sulle coste e precipitazioni a carattere nevoso su tutto l'arco alpino e appenninico, anche a quote basse.
Quella sperata precisazione 'anche a quote basse' è stata finalmente pronunciata: nevicherà anche qui da noi.
Il Telegiornale, Carosello e poi via a letto, la notizia appresa ci farà tardare a prendere sonno:
- Speriamo che almeno questa volta Bernacca non sbagli .
Dopo qualche ora siamo ancora svegli, gli occhi a mezz'asta e l'orecchio ben teso al battito delle ore perchè si sa, quando nevica il rintocco delle campane ha un effetto sordo e lontano. L'agitazione ci fa fare qualche pipì di troppo, occasione buona per dare una sbirciatina alla finestra, purtroppo ancora nulla di nuovo, non si vede neanche il lampeggiante giallo dello spartineve che si aggira per le strade in preallarme.
E in cielo. solo stelle!
Al mattino il salto giù dal letto velocemente per sapere subito se è finalmente fioccata o no.
Amarissima delusione.
La strada per andare a scuola è libera. La percorriamo tutta con il naso all'insù, alla ricerca di quei nuvoloni grigi che da un momento all'altro dovrebbero solcare il cielo regalandoci una bella nevicata.
A metà mattinata il passaparola sottovoce per ciò che Giacomo ha notato per primo corre di banco in banco:
- NEVICA!!!...-
Con la scusa di una pipì incombente, cinque braccia si alzano all'unisono e agitano la mano in segno disperato di bisogno.
La maestra Maura è già in preallarme, già s'immagina cosa accadrà da lì a poco, infatti, dopo pochi minuti, sulla 'pesa di Giuvachìn', siamo già in dieci a contemplare quei fiocchi scendere armoniosamente dal cielo, il tetto della cascina di 'Pane e Formaggio' e il nostro grembiulino sono già bianchi. Ma si deve rientrare in attesa spasmodica del suono della campanella di 'fine corsa'.
In testa non gira altro che il numero delle palle da tirare di lì a poco.
E ci siamo finalmente.
Appena messi i piedi fuori ci sono quei maledetti delle medie a darci il benvenuto. Da alcuni minuti le palle di neve, lisce e pesanti, vengono passate nervosamente da una mano all'altra e aspettano solo il momento propizio per essere lanciate.
La guerriglia all'arma bianca ha inizio, le pallonate e i 'cristi' non si contano più. Dieci minuti di assalti e ritirate, poi, bagnati dalla testa ai piedi, arriviamo a casa, mangiamo quello che c'è nel piatto senza tante storie e con la banana ancora in bocca filiamo in cantina a staccare lo slittino dal chiodo.
La raccolta degli amici è velocissima, basta solo un fischio e loro sono già lì, imbacuccati come l'omino 'Michelin'. La carovana parte di buona lena per il prato più scosceso, da lì ci schioderemo solo dopo che il sole è tramontato, salite e discese, discese e salite, per 'decinaia e decinaia' di volte.
Il rientro a casa non ha nulla a che vedere con quello dell'ora di pranzo. Sudati e infreddoliti, coi ghiaccioli al naso e perfino con le mutande 'torse' si va all'assalto della stufa tempestati dai rimproveri acutissimi della mamma.
- Guarda qua, disgraziato, come ti sei ridotto!!! Te lo do io lo slittino domani!!! -
Umiliati, indifesi e tremanti, stiamo lì in piedi su una sedia con il pigiama già indosso, l'asciugamano in testa e le mani protese verso la stufa. Tanti beduini in preghiera, mentre fuori. fuori viene giù che dio la manda...
La notte la passeremo col 'Vikcs Vaporub' sul petto, il respiro faticoso, qualche colpo doloroso di tosse e una candela al naso che a confronto quella del nostro amico 'Sugo' sembra un moccolino.
Ovviamente il risveglio è ancor più tragico, la testa è come un pallone sgonfio, il naso è completamente chiuso e la febbre sfiora i quaranta. A tirarci un po' su è l'idea di saltare la scuola per cinque o sei giorni, anche se il nostro pensiero è fisso là, nel paesaggio che si è fatto tutto candido.
- Ah cosa darei per uscire e farmi almeno una discesa...
A tenerci compagnia ci sono i merli e i passerotti che si appoggiano sul davanzale della cameretta in cerca di cibo. Col becco picchiano insistentemente i vetri, ci alziamo per spargere qualche briciola di pane, ma loro spaventati volano via, così non ci resta che seguirli con lo sguardo fino a che l'alone formatosi sul vetro s'ingrandisce sempre più, facendo sparire ai nostri occhi quei fiocchi 'grandi come fazzoletti' che ancora cadono copiosamente.
Sconsolati ce ne andiamo davanti alla televisione a spararci una nuova puntata di Capitan Harlock, per poi filare dritti a letto quando sentiamo arrivare il dottor Cassinari:
- Non è niente, in una settimana passa tutto. Mi raccomando di stare al caldo. -
Poteva andarci peggio? Dopo una settimana noi eravamo in piedi e in cammino verso la scuola ma. la neve se n'era già andata.