“A volte mi sento come Dustin Hoffman, nel “Laureato”, quando si butta dentro la piscina”. Questa lapidaria frase di Lino, buttata lì, nel suo stile, durante un giro in montagna di tantissimi anni fa, rivelava tutto di lui: da un lato la sua grandissima sensibilità e passione per il cinema –che mi ha peraltro trasmesso, assieme ad Arturo Curà, e dall’altro tutta la sua inadeguatezza verso questo mondo. Inadeguatezza che poi, col tempo, lo ha portato ad isolarsi sempre più in quel di Momarola, come se anche un buco di posto come Bedonia fosse già troppo per lui. Caro Lino, anche tu te ne sei andato, portando con te un po’ di quella vecchia Bedonia che sempre più si fatica a riconoscere in quanto ed in chi è rimasto. Rimangono i tanti ricordi dei momenti “leggeri” passati assieme, giù al Taro (alla “chiusa”, intendo), in giro per i monti a cercar funghi, a ridere dei film di Woody Allen “dau Geniu”, in giro in bicicletta -quando ancora ci andavi, prima di impigrirti e di condannarti ad una “pancia” che non ti donava affatto, a discutere delle follie della politica nostrana. Mi consola solo il sapere che anche “lassù” riuscirai a farli divertire tutti quanti con i tuoi ragionamenti “al limite”, le tue prese di posizione originali, le tue battute “tranchantes”. E quando, infatti, anche in Paradiso, dove il cancello di ingresso non fa che cigolare, gli ricapita un originale come te? Ti mando un forte abbraccio Lino. Che la terra ti sia lieve e perdonami se il destino mi ha portato lontano dalla Pieve per le tue esequie.
Claudio Agazzi
19/05/2019Ciao Gigi
hai fatto bene a scrivere questo ricordo.
Per chi come me ha vissuto gli anni più belli dell'umanità, gli anni 70 e 80, da ragazzo, Lino è uno dei tanti ricordi belli di quel periodo.
"Delmooooo zoga, ne sta varda gli aerei". Adelmo giocava con me nei pulcini, eravamo a Parma e Adelmo, buon montanaro come me si era incantato a guardare un aereo turistico a bassa quota, cose da città... E Lino dalla panchina non ci mise molto a farsi sentire :).
Tutti schiacciati sulla sua fiat 500. Eravamo sulla via Emilia, da Pontetaro a Parma. Lui si mette a sorpassare una macchia, solo che dall'altra parte ne arrivava un'altra e noi "garbatamente" glielo abbiamo fatto notare..."Nu sei miga? Chi se surpassa anche cusì, semma in città"... Lui aveva un passato da pendolare Parmigiano, mica era un caprone come noi :)
Con Marco Biasotti, e con Lino. Lui ci ha insegnato a stampare con l'ingranditore in bianco e nero. Da un baule in casa sua tirò fuori tutto l'occorrente. Poi nella cantina di Marco, perché era buia :). Ma come mai le foto non si sviluppavano bene? Beh Lino si dimenticò di dirci che la carta fotografica sensibile l'aveva lì da almeno vent'anni.
Sono alcuni dei ricordi di Lino Barozzi.
Io mi sono divertito. Grazie Lino.
Claudio Agazzi