Milan - Juventus

La squadra del Parma con i suoi allenamenti e le bellissime 'partitelle' disputate al campo 'Breia' davanti ai nostri occhi golosi sono un lontano ricordo.
Addio Colonnelli, addio Benedetto, addio villeggianti e addio autografi sul pallone o sulla mano.
Via tutti. Ci rimane solo il ricordo della partita di fine ritiro, 'Crociati' contro Bedonia (anche quest'anno terminata venti a uno).
Nell'attesa della prossima estate ci consoliamo con leggendari incontri di calcio apparentemente regolari, perchè quelli veri e inaccessibili, sono quelli arbitrati dal curato don Giuseppe.

Come sempre, di arbitri, righe e porte regolari nemmeno l'ombra. L'unica ombra è quella del campanile, che con il suo orologione bianco, ben visibile anche da fondo campo, ci segnerà il tempo altrimenti infinito.
Dalla borsa 'Speado' esce l'abbigliamento del calciatore in erba: scarpette arancioni 'Mecap' per il riscaldamento, 'Tepa Sport' con tacchetti super usurati per l'attacco, maglietta rossonera rigorosamente di una taglia in meno. I pantaloncini invece sono facoltativi, nel senso che alcuni preferiscono quelli lunghi della tuta con due grandi prese d'aria alle ginocchia.
La palla è già al centro, le cento lire volteggiano nel cielo per aggiudicare il lato della porta e la formazione delle squadre è conclusa. Faticosamente, ma conclusa.
La regola è sottintesa 'Chi buca paga'.
Dopo mille preliminari 'Milan-Juve' inizia.
Al terzo minuto la prima rete e la prima ammucchiata intorno al portiere per reclamare la nullità del goal, come fanno i grandi. perchè il tiro è troppo da vicino, la larghezza della porta (due borse di plastica con la 'roba' dentro) non è identica a quella avversaria.. e il pallone è troppo sgonfio.
- E no, così non vale!
Soluzione immediata: cercasi volontario per salire alla 'Chevron' e dare una gonfiatina alla palla...
Ovvio che nessuno fiati. c'è chi fischietta indifferente, chi fugge assetato verso la fontana e chi si sdraia sul prato a cercare quadrifogli, tutti con lo stesso pensiero in testa:
- Io non ci vado, e che... ciò scritto Giò Condor sulla fronte? -
Alla fine la solita anima buona si fa avanti:
- Ci andrò ancora io... ma questa è l'ultima volta!
Si riprende.
Dopo otto minuti iniziano i falli, il primo ginocchio inizia a sanguinare perchè si è staccata la crosta del giorno prima. Necessaria la sospensione della partita per disinfettarsi alla fontana e, intanto che ci siamo, per spargere altra segatura davanti alla porta. Maurino, un pò debole di vescica, ne approfitta per andare in bagno (il muretto di fronte), si attende che Luca scenda dalla pianta di prugne e Zeffirino ritorni dopo aver subito una doccia integrale: vuole sempre andare a sbirciare dentro al macello 'Greco' che squarta le mucche e ben gli sta! ).
Alla fine del primo tempo, dopo infinite sospensioni a singhiozzo, la situazione calcistica è la seguente: Milan sei, Juve zero.
Negli juventini nascono i primi sospetti seguiti dalle prime indagini.
La colpa ricade su chi durante la formazione delle squadre ha messo tutti i buoni da una parte, guarda caso la sua. L'indagato principale sono io che mi difendo urlando indignato:
- Siete scemi? Io?!? -
Vista l'evidente disparità qualcuno suggerisce lo scambio di alcuni giocatori per equilibrare le forze, ma nemmeno così si riprende perchè le magliette dell'avversario sono sudate e fanno schifo e i destinatari recalcitrano e non le vogliono indossare.
Dopo mezz'ora di tira e molla da reginette di bellezza le maglie hanno pensato bene di asciugarsi da sole..
Via al secondo tempo, gomitata, sgambetto, calcio di punizione.
Filol bardato da gran portiere, posiziona scrupolosamente la barriera. Paolo al tiro. Nonostante il dieci sulla schiena e il fazzoletto legato al braccio è costretto a chiedere l'assenso al portiere:
- Da qui va bene, me lo accetti?
Parte la micidiale sventola e con lei anche il famoso palo, cioè la borsa di plastica con dentro il cambio. il campo sembra ricondurre ad un disastro aereo, ci sono vestiti sparsi ovunque.
Ancora qualche attimo d'esitazione per stabilire se è dentro o fuori, ma l'evidenza è troppo netta:
Ed è goal... sette a zero per noi.
Verso la fine della partita, e nel frattempo sono passate quattro ore, la squadra perdente si attacca a tutto pur di cambiare il risultato. Un paio di scaramucce indispensabili ( 'Non m'hai fatto niente, faccia di serpente.'), una rincorsa e due calci sul sedere ( 'Non m'hai fatto male, faccia di maiale.').
E così anche oggi sono arrivate le sei, la pancia brontola e vuole la sua parte. Si sale in piazza a rintracciare il papà per strappargli la paghetta quotidiana: cento lire da spendere subito dall'Irene per un panino con la Nutella e altri cento per un bel Paiper dalla gelateria della Lina e Gigi.
Alle sette non rimane altro che avviarsi verso casa con il gelato sbrodolato sulla maglietta ( chissà la mamma!), il pallone sotto braccio ma con la planetaria soddisfazione per aver battuto anche oggi quei 'pellegri' degli juventini!