Il Commercio al "centro"

E' vitale per tutti salvaguardare i piccoli negozi del centro storico
Il futuro dei piccoli paesi sta anche nel proteggere i piccoli negozi. In valle non siamo fatti per grandi realtà. Un pacco di pasta, un litro di latte o un etto di prosciutto sono nulla per un ipermercato, mentre per un commerciate possono rappresentare la salvezza, anche quotidiana, per sbarcare il lunario.
Il problema è tutto qui: tenere in vita i centri storici, chi li frequenta e dare così un servizio a chi non si può spostare con l’auto. Una “bottega” sotto casa è comunque un presidio sociale essenziale per una comunità, non si può ignorarla.

LaboraTaro ha così deciso di concentrare l'attenzione su queste piccole attività del commercio locale di Borgotaro, organizzando un incontro sull'esperienza dei Centri Commerciali Naturali. Ad illustrare l’esperienza positiva del Centro Commerciale Naturale di Bedonia sarà presente Marco Mariani. Un’occasione questa per presentare e distribuire ai commercianti di Borgotaro un questionario, realizzato da LaboraTaro, per conoscere e approfondire i problemi e le prospettive delle piccole attività commerciali in paese, anche alla luce della prossima apertura di un grande supermercato nel quartiere di San Rocco. Una struttura commerciale che farà sentire la sua presenza in tutta l’alta valle e la viabilità modificata ad “imbuto” ne è la prova certa.

LaboraTaro nasce dalla volontà di un gruppo di cittadini, lo stesso che aveva animato l’esperimento “Dona un’idea al Borgo”, di costituire un’associazione di promozione culturale che stimoli il dibattito pubblico locale e promuova buone pratiche. Molti sono i temi che il gruppo ha già in progetto di affrontare nei prossimi mesi, un periodo difficile per l’economia, in particolare quella locale.

L’incontro si terrà giovedì 9 febbraio alle 21 presso Biblioteca Manara.

Ha collaborato a questo post:

La locandina dell'incontro LINK: Laborataro Facebook laborataro@gmail.com LINK: CCN Bedonia


11 Commenti
  1. Sante

    I piccoli negozi sono fondamentali per i paesi, i centri commerciali sono la morte di queste attività, muoiono i centri storici delle città pensa cosa può succedere da noi

  2. Raffaele

    Un triste esempio. Guardate l' effetto che fa Compiano senza più negozi

  3. Remo Ponzini

    E' indubbio che, in questi ultimi decenni, ci sia stato un capovolgimento anche nel modo di fare la spesa. L'apertura pressante e continua di nuovi supermercati ha sradicato le nostre abitudini storiche catapultandoci in un mondo dove, con un carrello al seguito, troviamo anche il superfluo. Apparentemente all'insegna del risparmio di tempo e denaro ma, se approfondiamo un pochino, ci rendiamo conto che tutto ciò ci spinge ad acquistare anche cose inutili che andranno ad ingombrare dispense ed armadi.

    Tutto ciò a discapito di tanti piccoli negozi che hanno dovuto chiudere i battenti per i motivi che è facile dedurre. Ma anche noi abbiamo perso quella cortesia, quella affabilità, quella solidarietà che solo i rapporti interpersonali sanno donarci. Ci mancherà la piacevolezza di scorgere sorrisi, di instaurare legami anche amichevoli, di intavolare chiacchiere ed anche di ricevere consigli per comprare meno spendendo meglio.

    Ma non tutto è ancora perduto. Dobbiamo salvaguardare quelli che sono rimasti permettendo ai gestori, che sono anche nostri amici, di vivere dignitosamente affinchè non ci venga a mancare quel calore umano e quella competenza professionale che è una ricchezza, una tutela ed una salvaguardia per ognuno di noi. La splendida foto che accompagna il servizio rappresenta, nel migliore dei modi, quanto è stato raccontato.

  4. Gio

    Tranquillo Gigi, se non si risolve il problema dell'aria a Borgotaro, anche il nuovo centro commerciale di San Rocco rimarrà deserto..

  5. Gianpaolo Serpagli

    Caro Esvaso, sono molto contento che il progetto dei Centri Commerciali Naturali venga replicato in altre comunità. Mi ricordo quando all'inizio della scorsa consigliatura a nome dell'amministrazione proposi a tutti i commercianti di partire con l'iniziativa totalmente nuova in provincia di Parma dei CCN. Negli anni tanti passi sono stati fatti. Un grazie alla dirigenza dell'associazione che ha saputo collaborare con l'amministrazione e portare anche nuove idee sia dal punto di vista commerciale che turistico.

    Ricordo il momento più bello nel 2015 quando al termine di un bellissimo convegno anche se poco partecipato siamo stati promossi dalla dirigente regionale Castellini. Tanto che siamo riusciti a portare a casa un importante contributo che ci ha dato una mano ad evolversi negli ultimi due anni. Ma ricordo anche la fidelity card, l'accordo commerciale con il Seminario Vescovile e le manifestazioni organizzate insieme. Credo che il futuro stia qui, sviluppando progetti che diano forza al nostro piccolo commercio.

    Credo comunque che progetti come quelli dei CCN non vadano contrapposti al Centri Commerciali di "grossa taglia" . Sono mercati diversi e possono convivere anche nello stesso territorio. Non è che facendo nascere un CCN la gente smette di rifornirsi presso la grande distribuzione, ma con i CCN si rafforzano i centri storici e si può accedere a forme di finanziamento che possono evolvere questo tipo di commercio.

  6. Daniele Uboldi

    In fondo siamo sempre allo stesso punto: la base sociale e la sua qualità demografica.
    I piccoli negozi non sono una variabile indipendente. Risentono della crisi demografica, dell'invecchiamento e del calo della popolazione.

    La fascia montana della provincia di Parma è quella col reddito piu' basso, l'indice di vecchiaia piu' elevato, così come è piu' elevato l'indice di dipendenza strutturale (persone che non lavorano perchè quiescenti o al disotto dei quindici anni).

    Poi c'è un problema di offerta. Se nel negozietto trovo gli stessi biscotti del "Mulino Bianco", presente sugli scaffali della grande distribuzione, ma a un minor prezzo, è evidente che opterò per lo stesso prodotto, dove costa meno.

    Tutto questo rimanda all'inevitabile riorganizzazione della vita sociale sul territorio. Andrebbero costruite filiere locali di autoproduzione e autoconsumo. In altri termini, il piccolo negozio non deve vendermi le patate olandesi coltivate chissà dove, ma la buona patata quarantina prodotta localmente. Serve un patto tra piccoli produttori locali e commercio al dettaglio.

    In un report un po' datato (anni '90), alcuni ricercatori sottolinearono come all'isolamento della montagna non si può rispondere allo stesso modo col quale si risponde per le crisi delle aree metropolitane o pedemontane. L'isolamento dell'appennino è un fatto ineludibile e sarebbe dispendioso, oltre che poco producente, ritenere di "velocizzare" ciò che, per sua natura, è lento ed appartato. Per queste realtà servono manovre sistemiche tese a costruire autosufficienza: ciò che si produce in valle si consuma in valle.

    Per essere piu' espliciti, siccome nella spesa delle famiglie ciò che incide di piu' è quella alimentare, le cui esigenze sono quotidiane, serve dare risposte a queste. Se ho bisogno del televisore 42", me lo posso comprare a Parma o, in modo piu' moderno, tramite internet.Ma il pane, la verdura, la pasta, sono consumi di tutti i giorni. Già ragionare su questi, sul rapporto diretto produttori/ consumatori locali, può caratterizzare i piccoli negozi come realtà di nicchia tipiche. Cioè con una offerta ben differenziata rispetto al cibo industriale standardizzato della G.D.O.
    Se non c'è questo salto di qualità, frutto di un processo sinergico e di ampio respiro, il destino dei piccoli negozi è segnato. E non varranno gli appelli solidaristici, perchè non sortiscono effetti.

  7. Katia Sbarbori

    Diventa sempre più difficile far capire alla gente quanto sia importante avere dei negozi attivi in un centro storico di in paesino di montagna perché purtroppo la concorrenza è sempre maggiore è i grandi schiacciano i piccoli. Noi a Bedonia ci abbiamo provato a realizzare un centro commerciale naturale e in questi anni di duro lavoro sono state tante le soddisfazioni. Sono davvero contenta che ci siano paesi limitrofi a Bedonia che abbiano l'intenzione di seguire il nostro esempio. Nel bene o nel male ci abbiamo provato e creduto forse dovrebbero crederci un po di più tutti i cittadini.

    Per far vivere un paese delle volte basterebbe fare un giro nel centro storico senza avere troppe pretese ma solo per il gusto di farlo. Forse o sicuramente sono cambiati i tempi , è cambiato il modo di vivere, in questo mondo frenetico e carico di impegni delle volte non ci prendiamo neanche il tempo di vivere dei momenti conviviali, semplicemente sedendoci su una panchina del centro storico di un paese per scambiare due chiacchiere con una amica o amico.

    Tante sarebbero le cose da scrivere su l'importanza di un centro commerciale naturale ma purtroppo mi rendo conto sempre di più che tanti cittadini non hanno ancora capito il significato di centro commerciale naturale e quindi dico (senza far polemiche) NON C'È PEGGIOR SORDO DI CHI NON VUOL SENTIRE.

  8. Gigi Cavalli

    Katia, hai scritto delle verità... e ti posso confermare che i "sordi che non vogliono sentire" non sono pochi. All'incontro di ieri sera c'erano 12 persone e solo 6 i commercianti... i casi sono tre: o il problema del centro storico non sussiste, nemmeno in vista di una nuova zona commerciale; o stiamo bene così come siamo e quindi chissenefrega; oppure è stato meglio guardare Sanremo che dare un'occhiata al futuro. Questa è la realtà.

    In ogni caso, per quelli che c'erano, il progetto di un CCN è sembrato davvero valido e Marco è stato chiarissimo: "O si prende la palla al volo o si muore".

    Tengo a precisare che la serata è stata ideata e promossa da Laborataro, associazione dove al suo interno non c'è nemmeno un commerciante. Il resto viene da solo...

  9. Stefano S.

    .....come non darle torto, ogni suo post rispecchia la realtà di questo paese. non essendo originario di qua ma vivendoci da 6 anni, le posso dire che i paesani (mi passi il termine), sono un po' anomali nel senso che "qualcuno, ma non più di tanti" sono pronti a lamentarsi, ma quando si tratta di "....esporsi...".
    si ricorda la riunione all'imbriani per l'azione di contrasto al progetto delle mega pale eoliche sul santa donna ed a caffaraccia? quanta gente c'era? e di quelli che erano presenti, quanti erano nati e cresciuti a borgotaro e quanti (la maggior parte), come noi, sono qui migrati?
    sabato mattina c'è l'incontro alla biblioteca per i "fumi" che affliggono il paese, magari non nocivi, ma di certo fastidiosi e certamente non piacevoli per un paese di montagna, o collina come dir si voglia.... secondo lei, quanta gente ci sarà? mi sbilancio a fare una previsione.... i soliti quattro gatti (compresi io e la mia compagna naturalmente) perchè benchè i fumi li avvertano tutti (anche noi quando da san pietro scendiamo in paese), la maggior parte "ha timore ad esporsi in una assemblea pubblica". daltronde, li posso anche comprendere, dopo che hanno riconfermato alla guida del paese, per la seconda volta dato che la prima esperienza non è stata sufficiente, lo stesso sindaco ed assessori che in un tempo non lontano erano favorevoli alla centrale TURBOGAS, poi il progetto delle pale eoliche e per ultimo questa stupenda fabbrica.

  10. Marco B.

    Scusate, a prescindere da questo incontro, ma cosa vi aspettate dai commercianti ??? Più di investire di tasca propria, lavorare 10 ore al giorno per 6 giorni la settimana (quando va bene), essere ostaggi di qualsiasi legge o normativa, giusta o sbagliata, europea, italiana, regionale, provinciale o comunale, avere una pressione fiscale del 40/50% senza avere in cambio servizi adeguati, non permettersi malattia o ferie per anni.... e parlo della maggior parte dei commercianti ed artigiani che conosco.

    Mio padre parlava del centro di Borgotaro come centro commerciale naturale pubblicamente, già negli anni 90.... cosa hanno fatto le istituzioni di concreto in tutti questi anni ???? La sopravvivenza delle attività e dei centri di montagna, e non solo, dipende dalla disponibilità dei cittadini di "sacrificare" qualche euro in più sul territorio grazie alla micro economia e le istituzioni pubbliche (lo Stato ed i suoi rappresentanti), tanto bravi a farsi dare metà del reddito dei suoi cittadini onesti, dovrebbero almeno agevolare le piccole attività con meno burocrazia, meno corsi del cazzo inutili (a pagamento), meno restrizioni e poi anche promuovendo pubblicamente a livello comunale l'importanza della microeconomia....alla fine di concreto rimane il lavoro di tanti che sbarcano il lunario senza cassa integrazione, senza sussidi, senza disoccupazione, senza pensioni retributive ingiuste o rimborsi inail di infortuni inesistenti o di malattie immaginarie che durano settimane o mesi

  11. Peppino Serpagli

    E dire che mezzo secolo fa a Bedonia (Pieve) c'erano persino almeno tre negozi che vendevano tessuti: la Lisetta Mallero in via Trieste, Gennari dietro la Chiesa e Camisa (o Squeri?) in via Garibaldi. E da mia nonna Bettina, che era sarta da uomo e prete, veniva persino il Sig, Bola con i suoi meravigliosi campionari di stoffe. Non ricordo se Bola era il suo cognome o il nome del negozio di tessuti di Parma che lo mandava. E due negozi di scarpe (Raggi e la Caterina del Folletto). E tanti alimentari a due passi uno dall'altro, come ora ci sono i bar. Frutta e verdura, se ben ricordo, erano "monopolio" della famiglia di Gigi Cavalli con la concorrenza solo, mi pare, di "Milan" dei Danzi. Mi scuso se ho sbagliato qualche nome oppure ho dimenticato qualcuno o qualcosa.
    Peppino Serpagli - Milano

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