Solstizio vista mare

Il giorno più lungo dell'anno visto dall'Alta Via dei Monti Liguri
Per godersi la giornata più lunga e la notte più corta dell’anno è meglio salire su di un monte. Questa volta ho scelto, anzi l’ha fatto Emanuele, il monte Zatta, ad est del Passo del Bocco, a quota 1.404 metri, sull’Alta Via dei Monti Liguri.
Siamo partiti alle 19 da Bedonia e alle 20.30 eravamo sulla cima. Appena in tempo. Il cielo iniziava a cambiare colore e il sole a indebolirsi. In quel silenzio i daini sgambettavano tra le felci e una folata di vento tiepido rivelava il mare laggiù in fondo. Più in là diverse navi solcavano quel tratto marino e s’intravedevano, oltre all’isola di Capraia, Riva Trigoso da una parte, davanti a noi Chiavari e Lavagna separati dall’Entella, mentre sul lato opposto il promontorio e il golfo di Portofino. Quel panorama, inutile rilevarlo, era meraviglioso.
Attimo dopo attimo il sole scompariva dietro la linea dell’orizzonte e gli ultimi raggi si mescolavano tra dense nuvole multicolori.
Sulla via del ritorno, in quel silenzio quasi irreale, il giorno stentava a spegnersi, il chiarore del cielo vinceva sull’oscurità. A dare il benvenuto al solstizio d’estate un fievole spicchio di Luna.

FOTO - Ore 21: vista panoramica



8 Commenti
  1. Rita

    Invidia pura. So che ci vorrebbe poco a godersi certi momenti ma.. Tanto di cappello di cappello a chi riesce a ritagliarsi il tempo per goderseli

  2. Sonia Berni

    Che emozione. Ricorda il film Lady Hawke "Sempre insieme, eternamente divisi. Finché il sole sorgerà e tramonterà. Finché ci saranno il giorno e la notte"

  3. Dolores

    La zona del passo del Bocco, la conosco bene perchè la percorrevo per raggiungere Genova da Scopolo e viceversa, nella mia gioventù o in auto con la famiglia o con la corriera Carpani guidata da 'Trì Omi'. Tra le curvone, strapiombi e verde lussureggiante, mi fermavo 'coi miei' per un saluto alla Madonnina incastonata in una delle 4 roccione e per far rifornimento di ossigeno. Se il tempo 'era limpido', lo spettacolo era mozzafiato e non si capiva il confine tra cielo e mare! E qualche solitario bastimento lentamente si spostava, all'orrizzonte, e mia madre immancabilmente pensava alla partenza dei nostri immigrati verso 'a Merica'....... e l'emozione gioiosa, trasformava quel quadro bellissimo, in un gigantesco o opaco acquarello..

    Certo non sono brava a parole come il nostro Gigi che ha egregiamente anche illustrato la sua esperienza con foto stupende, ma lo spettacolo era comunque fiabesco...

    Questo mi ha ricordato, per analogie di momenti ed emozioni, quanto mi raccontava mia nonna quando era giovane e stava conoscendo mio nonno scopolese e lei di Romezzano lo aveva un giorno, accompagnato sul Penna, per fargli vedere l'alba!
    Se si parla degli anni '30 e conoscendo il loro rigore, c'è da stupirsi tanto per l'idea, quanto dall'ardire, anche se erano accompagnati da uno zio: entrambi avevano lavorato all'estero e sebbene giovanissimi, progettavano di sposarsi. Lei li aveva attesi al chiaror della luna in quei luoghi che conosceva come le sue tasche e li aveva guidati lungo un sentiero cordato fino alla vetta dove ora c'è il trono della Madonna per mostrar loro lo spettacolo stupendo della nascita del giorno.
    A detta degli stessi interessati, fu incantevole quanto intenso e veloce: indimenticabile!
    Si era aperto il grandioso scenario del sole che sorgeva dai monti e illuminava il mare e le valli circostanti, disperdendo la foschia mattutina, facendo intravvedere la Corsica, alcune isole lontane e qualche nave nel vicino Tigullio ligure.
    Un rosso accecante sembrava dovesse esplodere e bruciare tutto in un gigantesco incendio, poi via via che il sole saliva, faceva dissolvere i colori che cambiavano sfumature e forme in movimenti veloci e fugaci, lasciando senza fiato per la spettacolarità a 360°!
    Un ricordo indelebile, di rara bellezza che avrebbero conservato per sempre, alla soglia dei 100 anni!

  4. Dolores

    L'alba dau Pennen (1982 Don Lino) Tratto dall'Araldo della Madonna di San Marco

    -U trillu da sveglia u me fa sbarsà sò e u sògnu u me dìsa:" recurghete zò!"
    "-Ma jèn trèi e meza, desvèjete bèn per na a vèide l'alba d'in sùmma au Pennen"!
    Ghe dìsu all'Albertu e u tìru pri pè, ma cullu u pà in mù quandu u ne vò pù nà!
    Cun i zaini in spàla, ch'è lampade in man, se parta cantandu, ma è gambe i vàn piàn.
    E' stelle d'u celu ch'a lùze ch'i tremma i schissena l'òcciu: -Fè prestu ch'anemma!
    Urmai semma in sùmma:" se vèida luntan, u su che dau lettu u se lèva pian pian.
    U cielu u se tènza de tùtti i curù: l'è bèlu... e te surta in Grasie au Signù.
    A lùze a cammen-na, d'è valli a ve sò:-te pàra da vèide destende i lènsò.
    E' gambe j'èn stràche, a fàme l'è tanta, a vùze l'è roca, ma l'è u cò che canta.
    U canta e a Madòna intantu a te vàrda e pàra ca digga: - A strà ne stà pèrde, l'è dùru u sentè da vitta e u duman, ma ne stà avèi pùra: VE TEGNU PER MAN....

    Il trillo della svegllia mi fa saltare il letto e il sonno mi dice: ricoricati. Ma sono le 3.30, svegliati bene per andare in cima al Pennino. Gli dico all'Alberto e lo tiro per i piedi, ma lui sembra un mulo quando non vuole andare. Con gli zaini sulle spalle e la lampada in mano, si parte cantando, ma le gambe vanno piano. Le stelle del cielo con la luce che trema, schiacciano l'occhio: fai presto che andiamo. Ormai siamo in cima: si vede lontano, il sole che dal letto si leva piano piano. Il cielo si tinge di tutti i colori: è bello e ti esce un grazie al Signore. La luce corre dalle valli sale ti sembra di vedere stendere le lenzuola. Le gambe son stanche, la fame è tanta, la voce è roca, ma è il cuore che canta. Canta e la Madonna intanto ti guarda e sembra dica: - La strada non perdere, è duro il sentiero della vita e il domani, ma non avere paura, vi tengo per mano...

  5. Claudio M.

    Brava Dolores che ricordi sempre bene il nostro dialetto (de Va de Sen e de Ta') e i nostri poeti dialettali; alcuni notissimi come Romeo Musa, Flaminio Musa, Sara Lusardi Raffi, la Ilda, l'Antonina, Giannino da Rio Merlino; altri meno noti, quasi segreti, come Don Lino...
    Grazie a te e Gigi per averci ricordato che "U dialettu l'è a nostra bandera", cumme a diseiva a Sara de' Montasussu...

  6. Dolores

    I mè posti, a mè gente, u mè dialettu, i portu sèmpre in tu cò e vòju insignàlu anca ai mè fiò e nevùdi perchè u tempu passà u ne mòra mai. Gràsie Claudiu.



    U DIALETTU(Sara.L.R.) IL DIALETTO
    U dialettu cò-se l'è? Il dialetto cos'è?
    l'è un curù, un sentimèntu è un colore, un sentimento
    cumme cullu drènt'a bandera come quello dentro alla bandiera
    e tu sè se t'e luntan e lo sai se sei lontano
    L'è na manèra de piànze E' un modo di piangere
    l'è na manèra de rìde è un modo di ridere
    l'è na sèira de Natale è una sera di Natale
    in'na strà una strada
    in prà un prato
    in'na campan-na una campana
    i tò passi, ètri passi i tuoi passi, altri passi
    ch'a memoria a vò truvà che la memoria vuole trovare
    E' vùze, le voci,
    è facce che te porti drèntu u cò... i volti che porti dentro il cuore...

  7. Remo Ponzini

    Ma cosa c'è di più bello di godere delle meraviglie che ci offre madre natura ?
    Lo sappiamo ma raramente ce ne ricordiamo e/o beneficiamo.
    Veniamo presi dal solito andazzo quotidiano molto metodico ma poco proficuo.

    Ci sono state mostrate immagini che, per aspetto e qualità, dovrebbero scuotere il nostro torpore spronandoci a scoprire le beltà che ci circondano ed a rimuovere la pigrizia che alberga sorniona in noi.... assopendoci.

    Sto recitando il "mea culpa" perchè, anche se amo passeggiare nei boschi lussureggianti, ascoltare il gorgoglio dei ruscelli, il canto degli uccelli ecc., non approfitto a sufficienza dell'immensità naturalistica che ci abbraccia e che ci invita silente.

    Anche le stupende descrizioni della nostra Dolores dovrebbero farci da sprone. L'entusiasmo e l'amore che traspare dai suoi scritti ci fanno capire che viviamo in una vallata incantevole e che non dobbiamo dimenticarcelo mai . Esattamente come fa Lei quando ci raffigura quello che ci rotea attorno, con i suoi ricordi, con il suo fervore senza limiti.

  8. Dolores

    Grazie Remo! Sempre così acuto:com'è vero quanto dici! Chissà perchè pochi sono i saggi che da sempre sanno apprezzare e sono degli ottimi osservatori di quanto li circonda! Ma generalmente da piccoli si è interessati ai giochi, da adolescenti ad altro e superficialmente, da giovani non ne parliamo e da adulti si hanno troppi pensieri. Di solito è nell'età matura della consapevolezza che ci ferma a guardare quello che è intorno da sempre e si è visto appena o forse mai....ed è un vero peccato accorgersene così tardi, presi dalla frenesia della vita.
    Ma le nostre zone di Appennino sono ricche di scenari spettacolari e stupefacenti che spaziano in piani verdeggianti, alture, anfratti, rocce, creste....
    ---Ogni angolo ha il suo fascino e il suo 'eco' che fa arrivare al cuore una pace e una meraviglia ineguagliabile che pochi conoscono e non sanno nemmeno esistere...e magari è dietro l'angolo!...

Commenta

Somma e invia : 3 + 3 =
Accetto Non accetto


Resta aggiornato

Post simili

Dagli Appennini all'Unesco

Il Parco Appennino Tosco-Emiliano è stato inserito tra le riserve UNESCO, ma...

Il grande fiume

La gente ha lasciato le case golenali e spostato vacche, oche e galline per lasciare spazio al Po

Lupi, Iene o Bufale ?

La trasmissione di Italia1 "Le Iene" è giunta in Valtaro e Valceno per un servizio sui lupi

Capraia, un'isola fuori dal mondo

Basta poco per avere conferma che non è necessario volare lontano per trovare un paradiso vicino

La leggenda che nasce sul monte Penna

I due corsi d'acqua, Taro e Ceno, nascono entrambi sul monte Penna, per poi prendere strade diverse

Per non dimenticare il Vajont

Era il 9 Ottobre 1963 quando una frana dolosa di 270 milioni m³ precipitò nel bacino della diga provocando 1910 vittime