Sant'Antognu
Il 17 gennaio si ricorda Sant'Antonio Abate, a Borgotaro: d'l' bestie o dal porcu
Un tempo, nemmeno tanto lontano, quando gli animali (buoi, cavalli e muli in particolare) erano insostituibili per trasportare merce di qualunque tipo, su qualunque percorso, la festa aveva ben altra importanza. Gli animali venivano esentati dal lavoro, veniva loro somministrato un menù più nobile e sostanzioso del solito. Venivano inghirlandati con fiocchi multicolori e condotti alla tradizionale benedizione che avveniva in tutte le parrocchie.
Nelle stalle, non mancava mai un quadretto del Santo che, per quanto possibile, doveva salvaguardare gli animali dalle malattie. I mulattieri, in particolare, festeggiavano la ricorrenza. Si sa che da noi, fino all'inizio del '900, la viabilità ordinaria (quella delle strade carrozzabili) era quasi del tutto assente. Ci si muoveva lungo le strade mulattiere, così il ruolo dei muli e dei mulattieri era fondamentale. I trasporti di legname, carbone, grano, farina, vino, castagne e di quant'altro potesse servire al vivere quotidiano, avveniva soltanto per mezzo di muli.
Il mestiere di mulattiere dava lavoro a molte persone. A Borgotaro, intere famiglie: Aragosti, Ferrari, Delnevo, per citarne alcune, dovevano il loro benessere a questa professione. Qualche anno fa, la Betta Aragosti mi diceva che la gallina migliore in famiglia veniva servita non per Natale, ma per Sant'Antonio. E fino agli anni cinquanta del '900, nella ricorrenza, faceva dire una Messa in San Domenico in ricordo dei suoi muli, continuando una tradizione familiare.
Nella ricorrenza, si era soliti (e molti ancor'oggi lo fanno) seminare l'insalata. Anche in presenza di neve i semi venivano gettati, sempre che sotto vi fosse il terreno già zappato. Provato e garantisco.
L'insalata di Sant'Antonio durava (e dura) a lungo perché non fa semi (in dialetto si dice: a n' fa miga al mas-ciu).
A Borgotaro, un tempo, al termine della benedizione degli equini, si svolgeva una folcloristica e attesa cavalcata attraverso tutta la via Principale. Il nome del Santo è legato al famoso "Fuoco di Sant’Antonio" (Herpes zoster). Proprio perché in molti ricorrevano a lui per essere guariti. Viene sempre rappresentato in abito scuro, nelle vesti di eremita, con un bastone con impugnatura a T, una campanella, un maiale e spesso con delle fiamme ai piedi a rappresentare il "fuoco di Sant'Antonio". Sant'Antonio era considerato, insieme ad altri, un "m'rcant' d'la nèiva" (mercante della neve), una giornata in cui c'era da aspettarsi una buona nevicata.
A Chiavari, nella ricorrenza, si svolge una famosa e partecipata fiera: la più importante del Levante Ligure. Nella nostra chiesa di San Domenico, nella navata di destra, si può osservare un quadro che rappresenta Sant'Antonio Abate con le tre sante martiri (Apollonia, Agata e Lucia).