Bizze di ferragosto
Il tradizionale pranzo del 15 agosto all'aperto è solito alle sorprese
Il primo ad arrivare è stato il vento, fatto di un'aria pesante e umida, che spinge, che annuncia ciò che accadrà da lì a poco. Poi cala, di colpo. I rami smettono di dondolare, le foglie di frusciare, le mele di cadere.
Anche se per pochi istanti scende il silenzio, lo si sente, netto e marcato, quasi a riempire il vuoto che si è creato.
D'un tratto un tuono, lontano e debole, poi vicino e presuntuoso. Schegge bagnate, grosse e fredde trapassano le foglie del pergolato, le senti tutte, una dopo l'altra, battere sulla schiena. Ci stringiamo tutti là, in quella parte del tavolo che rimane asciutta. Le schegge diventano sassi e il ticchettio si trasforma in fragore. Guardiamo oltre, i prati appena tagliati sono ricoperti di chicchi bianchi, grossi come confetti. Il falò è quasi spento e un fumo biancastro ci avvolge.
Inaspettatamente sbuca il sole e in un attimo accomoda di nuovo tutto.
Sole, pioggia o tempesta sempre attorno a un tavolo!
Eh brevi!! In saluttu a to' fradellu....