Con Fedeltà e Onore

Allestita la mostra fotografica dedicata ai bedoniesi che hanno combattuto nel conflitto 1915/1918
Sono andata all'inaugurazione della mostra sulla Prima Guerra Mondiale realizzata a Bedonia. Un buon motivo per pensare a cosa sia significato per quel tempo e per riflettere su cosa rappresenti una guerra.
Mi ero stupita del titolo dato alla mostra, quasi una celebrazione, quando l'ho letto non mi era piaciuto molto. Il motivo l’hanno spiegato gli organizzatori: il Gruppo Alpini in primis, poi il Circolo di Lettura, l'Amministrazione Comunale e Gigi Cavalli.

“Fedeltà e Onore” perché chi è partito senza nemmeno sapere dove andava, spesso senza poter leggere o scrivere perché il tasso di analfabetismo allora era altissimo, lo ha fatto, in giovanissima età, per dovere e quello era il motto riportato nei documenti ufficiali.
Come ha spiegato Maria Pia Cattaneo non si celebra una guerra e non si dovrebbe celebrare una pace perché dovrebbe essere uno stato normale eppure tante volte ancora oggi si ricorre alla violenza in un conflitto.

Io non credo sia insito nell'uomo, ma nella società che man mano l'uomo ha creato.  Sì, si potrebbe cambiare, se solo tutti fossimo d'accordo... questa è la cosa più amara: quanto sia nelle mani degli uomini che pure non riescono a metterla in pratica.

Mi ha colpito questa mostra per "vedere" allora come era la vita, il valore di una fotografia, quanto poveramente vivevano solo 100 anni fa, quanto dolore ha causato nelle morti e in chi è sopravvissuto con arti amputati... in quelle trincee, al freddo, la vita doveva essere difficilissima; guardando una foto ho riflettuto quanto usavano i cavalli solo un secolo fa! Cavalli e muli erano il primo mezzo di trasporto.

Soprattutto la voce delle persone che l'hanno spiegata e che l'hanno costruita questa mostra, è stata per me importante e il contributo degli Alpini, che tanto fa in parecchie occasioni, ha spiegato l'Amministrazione, e che in questo caso è stato importante nel reperimento del materiale che compone la mostra stessa: hanno cercato nei cassetti, nelle vecchie foto... Gigi ha parlato anche di corrispondenza. Insomma... un’inaugurazione a cui ho partecipato con molto coinvolgimento e interesse.
La locandina della mostra (PDF)

VIDEO: il servizio di RTA-Videotaro



2 Commenti
  1. Davide Galli

    I montanari sono stati più di altri carne da cannone in tutte le guerre, soprattutto nelle 2 mondiali e nelle disgraziatissime campagne militari nel ventennio fascista. Braccianti, contadini, boscaioli, pastori che non avevano la rete di conoscenza della classe borghese cittadina. Almeno per fare gli ufficiali o per farsi congedare o "imboscare" in qualche ufficio/retrovia. Allora come ora l'Appennino visto come una miniera da cui "prendere" risorse oltre il dovuto.

  2. Remo Ponzini

    Anch'io andai e vedere la mostra dei ricordi. Guardando le tante foto esposte mi ha stupito vedere i giovani militari mettersi in posa come se andassero ad un matrimonio. Va considerato che a quei tempi erano rari gli eventi in cui ci si esponeva alle foto con flash e quindi ognuno, anche se era alla vigilia di una partenza certa ma di un ritorno spesso improbabile, in quei momenti pensava al sorriso di maniera ed allo sfoggio della divisa e del fucile di cui si doveva essere fieri.

    Non mi soffermo sull'esposizione, che è ricca anche di documenti storici, perchè chiunque avrà modo di visitarla nel corso della corrente stagione estiva. Quello che mi ha colpito è l'eterno dilemma se queste ricorrenze (in questo caso un centenario) vadano solo ricordate o celebrate ... con una certa dose di orgoglio. Si sono soffermate su questo aspetto sia Lorella che Maria Pia con conclusioni interessanti ma va da se che andrebbero ricordate per evitare che si ripetano queste stragi agghiaccianti.

    Mio padre partecipo' a questo conflitto e, per sua fortuna, ne uscì indenne ma credo che la sua mente sia rimasta stremata da quello che a cui assistette perchè quando gli porgevo qualche domanda non ottenevo mai risposte ma dal suo viso ed in particolare dal suo sguardo scomposto percepivo che le sofferenze dovevano essere state tante.

    E' vero che le guerre andrebbero evitate in tutti i modi ma purtroppo la bestialità umana raggiunge livelli così disumani e così parossistici che la società civile non può tollerare. Mi riferisco alle violenze inaudite compiute in questi anni dai terroristi dell'ISIS. Ebbene, in questo caso specifico, provo malessere ad assistere all'ignavia del mondo occidentale che,a parte le solite dichiarazioni di condanna che lasciano il tempo che trovano, non fa quasi nulla per fermare questi massacri che si perpetuano quotidianamente nel medio oriente, nel nord Africa ed anche in casa nostra.

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